Le Gorizia/Gorica dalla"O" del Sabotino |
Ora quella che sembrava una missione impossibile si è trasformata in un sogno che tutte e tutti dovranno contribuire a realizzare. La strada intrapresa, finalmente, sembra non finire in un vicolo cieco, come troppe in precedenza. Può far piacere o meno, ma la gioia sincera e l'abbraccio tra i primi cittadini nell'istante successivo all'annuncio aiutano a ben sperare. E' dalle concrete relazioni di simpatia e amicizia che si costruiscono le occasioni, non viceversa, partendo dalle sovrastrutture per giungere alla realtà di base, come dimostrato da tanti "carrozzoni" negli anni scorsi.
Allora, quale è il sogno per questa due città (l'errore è volontario, per sottolineare l'unicità nella diversità) e per gli ampi territori che le circondano, le valli dell'Isonzo/Soča e del Vipacco/Vipava, l'agro aquileiese e la Laguna di Grado? E' quello di costruire e realizzare un progetto innovativo, che possa diventare un autentico "modello" in Europa, del quale la radice e il fondamento siano la Cultura.
In una zona nella quale a causa dei nazionalismi e dei fascismi si è sparso tanto sangue nelle due guerre mondiali, la Cultura della pace nella giustizia può trasformare le "Gorica" in un laboratorio straordinario di fraternità e convivenza, anche grazie al sostegno degli istituti di ricerca sociologici e accademici che potrebbero offrire un substrato scientifico alle azioni e alle iniziative. Realizzando un auspicio di quasi trenta anni fa, il territorio attorno all'ormai ex confine potrebbe essere il luogo delle trattative diplomatiche per le parti che nei vari Paesi del Mondo cercano di accordarsi per superare conflitti e scontri.
Tenendo presente la straordinaria bellezza del fiume Isonzo e dei suoi affluenti, ma anche dei paesaggi del Collio/Brda e dell'altopiano della Bainsizza, la "capitale della Cultura" potrebbe diventare un grande punto di riferimento per le azioni volte a salvaguardare l'ambiente naturale. Si potrebbero proporre importanti percorsi innovativi di riconversione delle minacciose realtà industriali minacciano l'equilibrio ecologico della zona, individuando e attuando i principi della green economy, in grado di salvaguardare contemporaneamente i diritti alla salute e al lavoro. Oltre alla prevista e in piccola parte già realizzata pista ciclabile sulle rive del fiume, dalla sorgente alla foce, si realizzeranno ulteriori percorsi - a piedi o in bicicletta - per conoscere la storia, la natura, la spiritualità delle affascinanti montagne sopra Gorizia.
La storia del Novecento "goriziano" è stata una vicenda di costruzione di muri e di loro abbattimenti. Una rilettura attenta delle relazioni tra le varie componenti, procedendo dal documento congiunto degli storici italiani e sloveni del 2000, potrebbe davvero consentire di radicare definitivamente il cambiamento completo di paradigma, dal soffocamento delle identità al dialogo costruttivo e simpatetico. Da non dimenticare sarà anche l'esperimento di Franco Basaglia, con la demolizione dei manicomi divenuta legge in Italia nel 1978. Le ottime forme di collaborazione tra realtà attente alle problematiche legate al disagio mentale, potrebbero essere considerate apripista di un nuovo modo di intendere la città "terapeutica", dove ogni abitante e responsabile della cura di tutti gli altri.
Naturalmente tutto ciò potrà avere grandi riflessi sul piano imprenditoriale e occupazionale. Accanto all'ambiente, le eccellenze enogastronomiche sono già e saranno sempre più un'attrattiva turistica di primo ordine, tenendo presente anche la collocazione baricentrica tra mete del turismo internazionale quali Venezia, Lubiana, Trieste, la costa istriana e dalmata. Oltre a ciò, la vocazione moderna e postmoderna di Nova Gorica potrà ben coniugarsi con quella più classica, austro-ungarica della Gorizia in Italia, offrendo originali forme di attività industriali e commerciali in grado di contemperare le esigenze smart del nuovo con quelle slow dell'antico.
E' solo l'inizio di un lungo elenco, che potrebbe essere sintetizzato nel concetto delle Gorizia/Gorica "città della cultura", ma anche dell'"accoglienza", immaginando che uno dei fiori all'occhiello del progetto verso il 2025 sia la risposta alle questioni riguardanti al povertà, soprattutto tenendo conto della crisi pandemica e post-pandemica. L'attenzione nei confronti dei più fragili e piccoli, dei senza tetto e dei migranti, dovrà essere al primo posto nella scelta delle azioni da portare avanti e da sostenere.
Il sogno si potrà realizzare non attraverso una generica omologazione, anche se sarà indispensabile, come minimo, cercare di armonizzare le relazioni se non altro rendendo possibile a tutti ciò che il Kulturni dom di Gorizia ha sempre proposto sotto il concetto di bilinguismo passivo. Una scelta che deve coinvolgere le scuole e gli istituti di cultura del territorio dovrebbe portare a un immediato cambio di passo, lo studio delle lingue dovrebbe consentire a ciascuno di parlare nella propria facendosi comprendere dall'altro, cioè tutti dovrebbero sapere l'italiano, lo sloveno e possibilmente anche l'inglese per l'incontro con coloro che raggiungono il territorio, per vari motivi, da tante parti del mondo.
Si potrà realizzare se ciascuno, consapevole della ricchezza della propria storia e della propria visone del mondo, saprà donarla gloriosamente, nella reciprocità, all'altro, realizzando così l'obiettivo politico che sta alla base della teoria dell'Unione Europea, la comunione nella ricchezza delle differenze. Buon viaggio Nova Gorica/Gorizia, per il prossimo quinquennio la grande Storia - quella di Pace con la P maiuscola - attraverserà questo lembo di terra, tremando e affascinante, come tutto ciò che è sacro"!
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