Ciò di cui si parla ancora poco è "come ne verremo fuori". Se da una parte le "serrande abbassate" (per non usare il termine lockdown) hanno portato sulla soglia della povertà milioni di persone in Italia, oltre che all'incremento della fame per miliardi nel mondo, dall'altra hanno dimostrato che il coronavirus ha evidenziato, non certo creato, la malattia dell'"Occidente".
Il malato è il sistema del Capitale. Non è la prima volta, è riuscito a oltrepassare altre crisi, a volte in modo sconvolgente, basti pensare alle due guerre mondiali del XX secolo, a volte in modo meno visibile e subdolo, sacrificando agli interessi di pochissimi intere popolazioni ridotte allo stremo, soprattutto in Africa e in molte parti dell'Asia. La disoccupazione che produce schiavitù, la miseria estrema che destabilizza l'ordine a favore delle mafie internazionali, il rifiuto dell'accoglienza che favorisce i mercanti di persone, i cambiamenti climatici che mettono in ginocchio gli ecosistemi, la persecuzione ideologica e religiosa, il mancato rispetto dei diritti dell'essere umano come pure di ogni essere vivente, l'informazione mediatica al servizio dell'autentica crescita dell'umanità... Tutto ciò viene immolato sull'altare immondo del dio denaro e il Pianeta ne soffre al punto da mostrare i primi segni dell'agonia.
Occorre un vero nuovo corso, che cioè il felice slogan "Green new deal" si trasformi in scelte operative concrete, in convinte politiche anticapitaliste. La lotta contro il covid potrebbe essere l'occasione per riunire tutti in un primo obiettivo di sconfiggere il virus, ma anche in uno sguardo di più ampie vedute, quello di ripensare l'attuale contingenza e orientarsi verso una grande mobilitazione generale. Era il sogno dell'"altro mondo possibile", soffocato nel sangue a Genova nel 2001. Allora sembrava possibile raggiungere gli "obiettivi del Millennio", la vittoria sulla fame, sull'analfabetismo, sulla disoccupazione, sulla malaria e sulle malattie endemiche, sulla violenza e sulla guerra. Perché è fallito quel progetto? Perché non ripartire da quella gloriosa e drammatica settimana di confronto e immenso lavoro? Perché non credere ancora nella costruzione di un nuovo sistema, solidale, democratico, liberante, equo e giusto? Perché non raccontare una nuova storia, dove l'umana immaginazione possa trasformare l'impero del soldo nella civiltà della convivenza e della sororità e fraternità universali?
Sono domande urgenti, perché dalla pandemia del XX secolo usciremo vittoriosi o sconfitti non se torneremo quelli che eravamo un anno fa, ma se ci incammineremo su una strada completamente nuova.
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