Sì, ma cosa? Da dove cominciare? Cosa significa uscire dalla pandemia migliori di prima? Quale post-capitalismo possibile?
Alcuni slogan dei tempi d'oro potrebbero essere ripresi e riproposti, possibilmente con un linguaggio più apprezzato da un mondo giovanile che ha molto da dire e da insegnare.
Il primo è "lavorare meno, lavorare tutti". I dati economici evidenziano come la distribuzione della ricchezza nel Mondo sia sempre più assurda e iniqua privilegiando sempre meno straricchi e penalizzando sempre più strapoveri. Una politica del reddito di base a livello europeo, come pure un investimento convinto sulla riqualificazione ecologica delle industrie inquinanti, potrebbero essere un'occasione imperdibile per rendere le parole "prima le persone" un obiettivo e un autentico programma politico.
Il secondo è "libera circolazione delle persone". Si tratta di oltrepassare l'angusta visione della libera circolazione delle sole merci, che ha trasformato l'Europa in un ambiente chiuso, poco accogliente, addirittura violento - in molti casi - nel respingere verso il dramma coloro che cercano di varcare i confini per raggiungere la terra che essi vedono come quella capace di dare loro speranza. Il cambiamento culturale è la cifra ermeneutica dell'intera storia degli umani, il fatto che l'Occidente ricco possieda armi e mezzi a sufficienza per paralizzare qualsiasi migrazione, non significa altro che possedere la libertà di scegliere tra una propria lenta egoistica fine e un rapido suicidio. Solo l'incontro e la coesistenza potrebbero costruire una nuova condivisa civiltà, nella bellezza e nella ricchezza della diversità.
Non dimentichiamo poi i "Venerdì per il futuro" proposti dalla grande Greta Thunberg. I milioni di ragazzi che si sono mobilitati negli scorsi due anni hanno lasciato un messaggio che le politiche repressive anti-covid non sono riuscite del tutto a soffocare: il mondo è in agonia e se non si cambia passo, non arriveremo lontano. La pandemia è una conseguenza e non una causa della sofferenza del Pianeta.
Ovviamente non si può tralasciare la profezia biblica delle "lance da trasformare in falci" e delle "macchine da guerra da trasformare in aratri". In altre parole, è indispensabile un'azione convinta per la realizzazione di una pace planetaria fondata sulla giustizia. Non basta condannare a parole i "trafficanti di armi" o dichiarare la guerra "una follia", senza denunciare gli squallidi interessi economici perseguiti dai governi sedicenti democratici, compresi quelli amministrati da una specie di "centro sinistra".
Le restrizioni di questo periodo evidenziano ancor di più l'assurdità dei confini. Se oltrepassi la linea di demarcazione, diventi un pericoloso portatore di virus, se sei cinque metri più indietro, sei inoffensivo. Se ami chi sta nella tua casa, non c'è problema, se l'"altra" o l'"altro" sono oltre la linea l'epidemia infuria. A di là del virus, come "pensare" e "pensarsi" tutte e tutti insieme? Come immaginare un'umanità per ora "europea", ma con l'obiettivo globale della "planetarietà"?
Insomma, è ora di mettere la parola fine all'epoca del Capitalismo, ridando forza ed efficacia alla sua filosofica opposizione, ovvero l'autentico Personalismo. E' la fine del dio Denaro, l'inizio di una nuova epoca, nella quale, come diceva il vecchio Karl, ciascuno potrà dare secondo le sue capacità e ricevere secondo le sue necessità, con la possibilità per tutti di accedere, ognuno a suo modo, alle meravigliose conquiste scientifiche e informatiche dell'umanità contemporanea.. La vittoria sulla pandemia potrebbe essere l'inizio di un post-capitalismo, in un orizzonte sanamente neomarxista, capace di rivitalizzare le culture e le civiltà di Oriente e Occidente, del Nord e del Sud, in una nuova gigantesca sintesi ideale, spirituale e ideologica, in grado di porre le fondamenta di un evo post-post moderno e addirittura post-contemporaneo.
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