venerdì 8 maggio 2020

Rimuovere i confini!

Un cartello sopravvissuto allo scorrere dei tempi

Confine del Preval


Al Rafut
Tra Erjavčeva e via San Gabriele
La proposta di ripristinare la "propustnica" per il passaggio del confine tra Slovenia e Italia non è una "sciocchezza", come dichiarato sui quotidiani odierni da Walter Bandelj. E' uno spunto di discussione, attraverso il richiamo a un simbolo che ha caratterizzato altre epoche, favorendo il superamento di confini che sembravano invalicabili.
Il coronavirus ha trovato del tutto impreparata l'Europa, con tutte le sue strutture sociali, culturali, economiche e ideologiche. La risposta alla pandemia è stata del tutto diversificata, ogni Stato si è comportato in modo diverso dall'altro, anzi per molti, l'Italia anzitutto, è stata perfino un'occasione per tentare di risollevare l'orgoglio nazionale. Soprattutto all'inizio, sembrava che fosse una Nazione a combattere contro un nemico razionale, dimenticando che l'assassino misterioso era un essere nanomicroscopico che gli scienziati stentano perfino a chiamare "vivente". Non c'è stato nulla costruito insieme, né un protocollo sanitario, né il reperimento dei presidi, né un confronto tra scienziati ricercatori, né una comunicazione condivisa, niente... Anzi, nell'affrontare il tema economico finanziario sono emersi tutti gli egoismi dell'Europa attuale, facendo risorgere odi atavici e perfino locuzioni dimenticate in altri meandri della storia, i crucchi che vogliono conquistare il mondo, la perfida Albione, il pericolo rosso, quello giallo, l'opportunismo degli Yankee.
Per questi motivi vivere sul confine è in questo tempo di nuovo nello stesso tempo interessante e inquietante. Certo che si vorrebbero togliere tutte le barriere fra gli Stati, ma realisticamente ciò non sembra essere fatto imminente, anche perché le diverse Regioni d'Italia hanno affrontato in modo molto diversificato l'ondata dei contagi e difficilmente si può pensare a un trattamento unitario della problematica, senza rischiare un vero e proprio conflitto di competenze tra centralismo e federalismo.
Nel frattempo, mentre la situazione si va stabilizzando, è possibile pensare a un trattamento speciale per le persone che vivono a ridosso del confine? E' possibile aprire varchi, anche solo ciclopedonali, per intensificare la relazione di aiuto e di crescita culturale da una parte e dall'altra? Ancor di più, oltre al ripristino della normalità delle relazioni tra novo e staro goriziani, è possibile recuperare il ddl proposto dall'allora senatrice Fasiolo, finalizzato alla creazione di un ampio "punto franco" coivolgendo tutto il territorio delle province di Trieste e Gorizia, insieme alla Primorska, da Koper a Bovec, da Postojna a Nova Gorica?
Ecco allora, nessuno sogna il ripristino di documenti quasi archeologici. Il loro richiamo vuole solo dire che se in tempi di ben maggiore distanza la propustnica si è rivelata una soluzione efficace, in momenti come quelli attuali si possono trovare altre forme di relazione e convivenza sul confine, in  grado di trasformare la difficoltà in opportunità. Potrebbe essere un piccolo ma potente segnale di rifiuto del nazionalismo, del populismo e dell'egoismo, in nome dell'accoglienza, della reciprocità e della solidarietà.

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