martedì 12 maggio 2020

Lo spirito dei piedi, ovvero il desiderio di vivere...

E i viandanti? Un blog che ha come titolo "Lo spirito dei piedi" non può non chiedersi: che cosa fanno in questo periodo i viandanti?
Dove sono i "pellegrini assoluti", ovvero quelli che hanno deciso di lasciarsi alle spalle una vita ordinaria per affrontare i rischi dell'ignoto e del cammino permanente? Volevano dare risposte alternative alle classiche domande: dove abiti? cosa fai nella vita? hai famiglia? Volevano sopravvivere grazie all'incontro e all'ospitalità delle persone. E si sono trovati costretti a trovare un'abitazione, a dover condividere il "fare nulla" con i coinquilini, ha tenere le distanze da chi avrebbe potuto sostenerli. Forse però la loro disponibilità all'incertezza e all'imprevisto avrà permesso nuove scoperte, un nuovo cammino, nel quale i piedi hanno forse potuto parlare non in movimento ma in un momento di pausa.
E il "pellegrini relativi"? Quelli che a centinaia di migliaia affollavano le vie verso Santiago, Roma o Gerusalemme? O i mille cammini minori sparsi ormai ovunque in Europa? Tutti gli albergue sono chiusi, le strade di nuovo libere, gli abitanti ormai abituati agli zaini in movimento, ora attoniti nel constatare il vuoto e il silenzio. Forse è l'occasione per riscoprire l'autentico valore del "pellegrinare", per scoprirsi dei privilegiati le cui "imprese" sono rese possibili non soltanto dalla propria volontà, ma dalla salute, dal tempo a disposizione e anche da denaro. Non ci saranno più cammini soltanto "per moda", probabilmente la pausa forzata aiuterà a capire quanto è più bello e salutare andare a piedi nelle città e nel contempo purificherà le vere motivazioni di chi ritaglierà uno spazio e un tempo alla propria vita borghese per "vagare attraverso i campi" alla ricerca del Mistero.
Anche gli alpinisti hanno fatto una pausa e nell'estate ritroveranno una natura più rigogliosa, quasi stupita di essere stata per un paio di mesi rispettata, come non accadeva forse addirittura da secoli. Già i panorami verso la pianura padana limpida, dalla cima del Sabotino - laggiù, lontano, per la prima volta visibile il luccichio di Venezia - in questi giorni senza smog, lasciano presagire un meraviglioso frutto dell'assalto ai monti, di nuovo alla conquista dell'inutile.
Una categoria di persone ha invece continuato a camminare, quella di coloro che fuggono dalla fame, dalla guerra e dalle violenze d'ogni tipo. La rotta balcanica non si è arrestata, nonostante le criminali repressioni ai confini tra Grecia e Turchia, tra Bosnia e Croazia. Per molti, rinchiusi nei campi di concentramento a Lesbo e a Samos, in Turchia e in Libia, è stato meglio tentare di fuggire, rischiare l'incontro con il virus piuttosto che la morte per fame. E molti non ce l'hanno fatta, camminanti dispersi nelle sabbie del Sahara, tra le onde del Mediterraneo, nei boschi dei Balcani.
E, all'arrivo in Italia, per i pochi che ci sono riusciti, si sono aperti i centri per il rimpatrio, esposti più di ogni altro ambiente al contagio e costretti a prepararsi l'unico viaggio ancora concesso, quello di rientro verso i luoghi da cui erano scappati, con lo stomaco vuoto e il terrore negli occhi.
Ecco dunque, lo spirito dei piedi continua a guidare le menti e i cuori, i percorsi nomadici sono ancora lunghi e difficili, chi cammina, ancora una volta, indica a tutti la direzione per poter sopravvivere. O meglio, per poter autenticamente vivere...

1 commento:

  1. In realtà l'umanità non ha mai smesso di "camminare" almeno per chi vede il "cammino" come "metafora della vita". In tal senso ritengo che la prova più evidente di tale continuità è data proprio dal morire, per malattia, per tragedia o per violenza si continua a morire e questo accomuna tutti gli uomini ... che siano uomini o caporali, nella geniale distinzione, semplice ed esauriente del buon Totò ... sempre più pochi privilegiati coloro che si addormentano in età avanzata e circondati dagli affetti dei cari ... resta quindi solo da camminare, non per una meta ma per l'esperienza stessa del cammino e quindi della vita, evitando di calpestarsi a vicenda come avveniva finora, nel delirio della competitività e nella stigmatizzazione del debole e del fragile, inevitabilmente condannato. Probabilmente c'è chi ha approfittato della situazione per adattarsi da viandante a eremita, trovando magari molte affinità, al di là della dimensione itineraria rispetto a quella stanziale.

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