lunedì 18 maggio 2020

Chiesa e Stato (2)

Quindi, quale è il problema? Quello di non considerare la fede e la religione - ma soprattutto la religione - come elementi finalizzati a un particolare giudizio o visione sulla realtà. Credere o non credere in un orizzonte trascendente non toglie o aggiunge nulla alla comune responsabilità di essere, prima di ogni altro aggettivo, "umani".
Per questo è un po' fastidioso il costante invito a uomini di chiesa nelle varie trasmissioni radiotelevisive, quasi che l'essere esperti in questioni religiose abiliti ad esser "brave persone" o comunque competenti in materia di etica e morale. E' vero, la forza politica e culturale della Chiesa è ancora enorme e ciò offre una speciale valenza agli interventi del papa, dei vescovi o dei sacerdoti. Ma la loro parola contribuisce alla causa in quanto essi sono esseri umani come tutti gli altri oppure in quanto - a causa degli immensi intrallazzi esistenti tra Chiesa e Stati - sono facilmente strumentalizzabili e strumentalizzati da chi detiene il Potere? Giusto per portare un esempio, l'attuale vescovo di Roma, Francesco, come del resto i meno gettonati predecessori, dice spesso parole sulle quali sarebbe difficile trovare un motivo per essere in disaccordo: è meglio la pace che la guerra, meglio l'accoglienza che lasciar morire la gente nel mare, meglio volersi bene che volersi male... Ma queste sagge e indiscutibili affermazioni vengono rilanciate con grande enfasi dai media perché effettivamente contribuiscono al miglioramento della vita sul Pianeta o soltanto perché la Potenza della Chiesa enfatizza e rende immensamente più forti quelle stesse, a volte ovvie, espressioni?
Se non esistesse il Vaticano, se non ci fossero le Nunziature apostoliche, se non ci fossero decine di migliaia di parrocchie, in Italia finanziate con un 8/1000 a dir poco discutibile, la forza del papa sarebbe la stessa, andrebbe lo stesso in mondovisione a pregare per la fine della pandemia, sarebbe ancora un punto di riferimento per capi di stato e personaggi della cultura?
Forse l'indicazione che lo stesso Francesco sta proponendo - più con la sua persona che con una peraltro urgente e indispensabile riflessione teologica che l'accompagni - è la trasformazione stessa della cattolicità: ma una Chiesa senza infallibilità del papa, senza distinzione "ontologica" ma solo "funzionale" tra clero e laicato, non solo non giudicante ma anche rispettosa di ogni forma di Amore sacramentale compreso quello omosessuale, in grado di affermare il primato della coscienza sulla legge e di rinunciare a qualsiasi privilegio (in Italia, l'insegnamento della religione cattolica con nomina dello Stato, condizionata dall'idoneità conferita da un'autorità religiosa; l'8/1000 determinato sulla base dei contribuenti e non dei soli sottoscrittori; l'esenzione dall'imu per buona parte degli edifici ecclesiastici, ecc.), sarebbe ancora "questa" Chiesa cattolica costantiniana? No, non sarebbe la stessa, si inaugurerebbe un nuovo cristianesimo, ecumenico, aperto alla dimensione teocentrica interreligiosa, lealmente impegnato in un mondo nel quale ciascuno affermerebbe la propria concezione della vita e del mondo come contributo alla crescita democratica, prima delle esigenze connesse all'appartenenza strutturale.
Continuiamo a riflettere... 

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