domenica 17 novembre 2024

Mercoledì 20 da MAKS, presentazione degli Atti del Convegno su pace e negoziato dello scorso 30 dicembre.

 

Nella notte del Mondo, si accende una piccola luce di speranza. 

Mercoledì 20 novembre, alle ore 18 presso la splendida Libreria Maks, in Via Delpinova a Nova Gorica, saranno presentati gli Atti del Convegno su pace e negoziato, tenutosi lo scorso 30 dicembre 2023 nelle aule dell'Università di Trieste a Gorizia.

Raccolti grazie al grande lavoro di Sergio Pratali e pubblicati dalla rivista Mosaico di Pace, sono un formidabile strumento di lavoro per puntare al raggiungimento di almeno due obiettivi: trasformare Nova Gorica e Gorizia in laboratorio permanente di giustizia e pace per l'intero Pianeta e avviare la formazione dei corpi civili di pace europei.

All'incontro, promosso grazie alla collaborazione fra l'associazione Pax Christi e la Knjigarna Maks, parteciperanno Stojan Pelko, già relatore al Convegno del 30 dicembre, il giornalista Marko Marinčič, il presidente di Transmedia Boris Peric, Paolo Zuliani ed Elisabetta Tofful per Pax Christi Gorica. 

Nel corso della presentazione, parleranno anche alcuni rappresentanti della Marcia Mondiale per la Pace, un'iniziativa di grande respiro che tocca tutti i Paesi perportare un messaggio di vita, contro la morte seminata dalle armi di distruzione di massa, dalle guerre e dai genocidi che i perpetuato un po' ovunque.

Servirà a qualcosa? Chi lo sa? In un periodo in cui tanto male viene seminato dappertutto, far germogliare e crescere i germogli di bene, di giustizia, di amore e di pace è senz'altro un antidoto alla diffusione della rassegnazione e dell'apatia.

Arrivederci quindi a mercoledì 20, ore 18, da Maks.  

martedì 12 novembre 2024

Disonorevole Mussolini

 

Dopo l’incredibile conclusione del dibattito svoltosi la scorsa notte in Consiglio Comunale a Gorizia, ci sono state molte reazioni. Ha colpito tutti silenzio assoluto dei consiglieri di maggioranza, per i quali si è espresso il solo sindaco Ziberna con un sermone di oltre venti minuti condito di confusi e del tutto decontestualizzati riferimenti – dagli imperatori romani alle statue di Buddha distrutte dai talebani, da Saddam Hussein ai campi di sterminio. Interessante il seguente testo, che evidenzia la rabbia che serpeggia nel mondo sloveno, di fronte a un atto che – al di là degli arzigogoli – significa una cosa sola: la maggioranza dei consiglieri comunali di Gorizia ritiene che Mussolini sia ancora persona da onorare con il massimo riconoscimento che una città può conferire (oppure ovviamente ritirare). Credo che valga la pena leggere il seguente testo di Pia Lešnik, in lingua slovena e in mia traduzione e adattamento in lingua italiana. (ab)

 

Tolk da vemo, pri čem smo: pravkar se je zaključia seja mestnega sveta v Gorici, kjer so na pobudo opozicijske svetnice, da bi odstranili imenovanje za častnega občana Benita Mussolinija, odločali o odstranitvi. Večina je izglasovala, da je fašistični vodja, ki je ukazal izbrisati Slovence in prepovedal rabo slovenskega jezika v javnosti, še naprej castni občan Gorice. In to skoraj na predvečer Evropske prestolnice kulture 2025, ko bomo vsi maldane bratje in sestre, povezani, sodelovalni ipd... Dvolični! To bo sporočilo GO25!

Mnogo je bilo že izrečenih vzhičenih pridevkov o dveh Goricah (tudi z moje strani), o dvojnosti in o čudoviti dvojini in o ljubezni in o zaupanju v skupno prihodnost proti kateri naj bi krenili,  o dveh sestrskih mestih. Celo 'città gemelle' in ne vem kaj vse. Kaže, da bomo pristali le na dvoličnosti. Pa ne dveh mest.

In Nova Gorica se bo spet grenko nasmehnila, kot vedno potrpežljivo sklonila glavo,  stisnila zobe, ker projekt je treba speljat do konca, pa košta quel ke košta, pa saj bo, važno je misliti na prihodnost... Ponižana in razžaljena, kdaj boš zares z dvignjeno glavo korakala v nov cas???

Kdaj, če ne zdaj???!!!

 

Si è appena conclusa la riunione del consiglio comunale di Gorica, dove, per iniziativa della consigliera d'opposizione Eleonora Sartori e altri firmatari, è stata proposta una mozione per revocare la nomina a cittadino onorario di Benito Mussolini. Il Sindaco e la maggioranza hanno respinto la mozione votando quindi che il leader fascista che – oltre a tutti gli altri crimini - ordinò lo sterminio degli sloveni e proibì l'uso della lingua slovena in pubblico, resta un onorato cittadino di Gorizia. E questo è accaduto quasi alla vigilia della Capitale Europea della Cultura 2025, quando si dovrebbe essere tutti fratelli e sorelle, connessi, cooperativi, ecc...

Bifronte! Questo sarà invece il messaggio di GO25!

Sulle due Gorica, anche da parte mia, sono già stati detti molti aggettivi entusiastici, sulla meravigliosa dualità, sull'amore e sulla fiducia nel futuro comune verso il quale dobbiamo camminare, su due città sorelle, addirittura 'gemelle' e non so cosa. Il voto di ieri sembra farci capire che ci dovremo accontentare della doppiezza degli amministratori di Gorizia, altro che dualità delle città!

E Nova Gorica? Sorriderà ancora amaramente, chinerà pazientemente la testa come sempre, stringerà i denti, perché il progetto deve essere portato a termine, costi quel che costi, lo sarà, l'importante è pensare al futuro... Umiliata e offesa, riuscirai a entrare davvero in una nuova era a testa alta???

Se non ora, quando????!!!

domenica 10 novembre 2024

Benito Mussolini non onora in alcun modo Gorizia

Lunedì 11 novembre, la consigliere comunale Eleonora Sartori presenterà una mozione per proporre la cancellazione del nome di Benito Mussolini dal registro dei cittadini onorari del Comune di Gorizia.

Con molti altri Goriziani, esprimo piena solidarietà alla proponente, nella speranza che avvenga in Consiglio ciò che sembra ovvio, ovvero l'accettazione della proposta, possibilmente dopo adeguata e serena discussione.

Di fatto, chi voterà per la mozione Sartori affermerà semplicemente che "Gorizia non onora più Benito Mussolini". Chi voterà contro o si asterrà, consapevolmente o meno affermerà che "Gorizia onora ancora Benito Mussolini". Elementare Watson!

Il conferimento di una cittadinanza onoraria è infatti sempre un atto simbolico e come tale soggiace alle regole del contesto storico. In una determinata situazione, quella appunto del Ventennio, la politica fascista ha voluto questo atto, per dimostrare la piena adesione della città a colui che avrebbe istituito una feroce dittatura in Italia, imposto le leggi razziste e trascinato milioni di persone nella catastrofe della seconda guerra mondiale. In una nuova situazione, come quella determinata dalla Resistenza e dalla Liberazione dal nazifascismo, sarebbe stato naturale compiere immediatamente questo atto di cancellazione del nome di colui che non merita certamente alcun onore, tanto meno quello di essere cittadino di una città provata dalle sue funeste decisioni come è appunto Gorizia.

Tale eliminazione dall'albo non c'entra assolutamente nulla con la cosiddetta "cancel culture". La città è piena di monumenti e architetture fascisti e nessuno pretende la loro demolizione o cancellazione, in quanto testimonianza muraria - in certi casi anche interessante - di una storia che dovrebbe essere definitivamente passata. Altra questione è quella dell'onore di essere appuntati nell'inevitabilmente mutevole albo dei meritevoli o di ricevere la dedicazione di una strada o piazza cittadina. La loro valenza simbolica e la forma di per sé stessa effimera (si pensi al Corso Italia che in poco più di trenta anni, tra il 1914 e il 1948, ha cambiato nome non meno di sei volte!), fa sì che non debba essere consegnata alla storia una menzione d'onore, bensì il suo destino che nel caso di Mussolini non dovrebbe essere altro che quello di una "storica" cancellazione della cittadinanza onoraria.

Eleonora, grazie per la tua iniziativa che merita un'unanime e convinta adesione!

Iter Goritiense, Goriška pot, Cammino goriziano

L'Iter Goritiense prende forma. Il percorso da Aquileia a Sveta Gora è ormai del tutto segnalato e si offre ai viandanti in tutta la sua bellezza, profondamente inserito nella Storia e nella Natura del territorio.

Sabato 9 novembre, con un invito social lanciato all'ultimo momento, circa 70 persone si sono ritrovate di prima mattina alla stazione di Sagrado per intraprendere insieme la seconda tappa dal cammino, 26 chilometri di saliscendi sul Carso, fino al santuario di Mirenski grad.

La prima frazione dell'intero percorso, da Aquileia a Sagrado, misura circa 29 chilometri, interamente pianeggianti. E' protagonista la storia di una zona unica nel suo genere, il ricordo della Chiesa e del Patriarcato aquileiese porta a immaginare popoli e nazioni uniti, pur nella straordinaria diversità delle loro lingue e culture. Si attraversa l'antica san Lorenzo e si sfiora il cimitero di Fiumicello, con un pensiero di verità e giustizia per Giulio Regeni. Si scopre il sito archeologico di San Canzian d'Isonzo, con la memoria letteraria e archeologica dei tre giovani Canziani, qui martirizzati all'inizio del IV secolo, durante l'Impero di Diocleziano. Si costeggia a lungo l'argine sinistro dell'Isonzo, gustandone il dolce fragore e beandosi gli occhi dei meravigliosi colori e si raggiungono le pendici del Carso.

La terza e la quarta parte del cammino uniscono Mirenski grad a Nova Gorica con Gorizia, capitale europea della cultura 2025 e poi a Sveta Gora, lo spettacolare santuario che domina dall'alto un settore del Centro Europa che va dalle alte Alpi Giulie fino all'azzurro Adriatico.

L'obiettivo della camminata dello scorso sabato era quello di contemplare le ferite inferte a questa terra dalla prima guerra mondiale, che ha devastato il tessuto di unità nella diversità che la caratterizzava, come pure dai cambiamenti climatici, corresponsabili degli incendi che negli scorsi anni hanno devastato il Carso. 

Accolti dal saluto del sindaco di Sagrado Marco Vittori ed espletate le funzioni di segreteria, i viandanti hanno intrapreso i suggestivi sentieri del Carso. Hanno toccato la chiesetta di Santa Maria in Monte, sopra Fogliano, si sono addentrati nella landa carsica fino all'enorme cippo Corridoni. Hanno meditato sulle bizzarrie della storia, pensando a questo giovane idealista, combattente per l'Internazionale socialista, trasformato dal fascismo in eroe patriottico al quale è dedicato un grande monumento dallo stile inconfondibile. A San Martino del Carso hanno trovato alcune sorprese. Lo stesso sindaco Marco ha allestito un sontuoso rinfresco a sorpresa, graditissimo dai partecipanti, ricevendo inoltre un grazie dal primo cittadino per aver pensato al Comune di Sagrado come parte centrale dell'intero percorso. Hanno poi incontrato molti giornalisti della carta stampata e delle televisioni locali che hanno voluto sapere il perché e il per come di questa lunga passeggiata. Infine è comparso anche il padre Bogdan Knavs, rettore del santuario di Sveta Gora, completando coì il quadro degli organizzatori, insieme al direttore della Basilica di Aquileia e ai due responsabili di progetto Nace Novak e Mattia Vecchi.

La strada da percorrere era ancora tanta e con solerzia e qualche affanno si sono attraversati i monumenti del San Michele, il paese di Vrh e le cannoniere del Brestovec. Una vertiginosa discesa ha accompagnato tutti verso la trafficatissima strada del Vallone, resa attraversabile dalla gentile presenza dei carabinieri di Sovodnje ob Soči, allertati per l'occasione dal sindaco di Savogna Luka Pisk. E' stata la volta della salita a Cerje, con la grande torre-museo dedicata alla storia del popolo sloveno e poi giù di nuovo, fino all'ultima breve erta oltre la quale tuti si sono riuniti, all'accensione delle prime luci della sera, davanti alla chiesa di Mirenski grad. Un grazie speciale va anche ai collaboratori di Tmedia, Paolo Hmeljak e Francesca Iancig, che hanno fornito tutto l'apporto logistico necessario, dalla partenza all'arrivo.

Che cosa rimane di questo bel sabato di novembre? La percezione di aver realizzato il principale obiettivo di Gorica25: camminare insieme, italiani e sloveni, fianco a fianco. Ha colpito molto constatare come passo dopo passo sono cadute le barriere e come le persone, spesso anche senza capirsi data la diversità della lingua, hanno cominciato spontaneamente ad avvicinarsi le une alle altre, per darsi una mano, scambiarsi un'occhiata e scoprire senza alcuno sforzo quanto - parafrasando la Bibbia - "sia bello e soave che le sorelle e i fratelli stiano insieme".

Miracoli del cammino!


lunedì 4 novembre 2024

Višarje e Koroška, impressioni di cammino

 

L'eccezionale periodo di bel tempo consente percorsi che erano stati sconsigliati durante la bollente estate.

Il Lussari è una meta tradizionale, ma sempre affascinante. Anche se lo si è percorso decine di volte, non risulta mai noioso. C'è il selciato di pietra che suscita il ricordo di quando la gente saliva in ginocchio per raggiungere il monte di Maria. Ci sono le nuove scorciatoie, immerse nel bosco tra il mormorio del torrente lontano e il profumo dei funghi novelli. Ci sono i colori dell'autunno, con la loro intensità e forza che inducono alla contemplazione e instillano una punta di malinconia. C'è naturalmente Tone Kralj, il grande pittore, che si incontra nel delicato tratto delle scene della via crucis, recentemente ripulite e restaurate. C'è il piacere di salire, sbuffando per la fatica e gioendo per il respiro affannoso, gustando la compagnia degli altri escursionisti o pellegrini, nel progressivo dilatarsi dell'orizzonte e degli spettacolari panorami: da una parte il verde Osternig e le ampie vallate carinziane, dall'altra i massicci rocciosi, il Mangart, lo Jalovec, poi più vicino Cima Cacciatore, il maestoso Jof Fuart e il re delle Giulie Occidentali, lo Jof di Montasio. C'è il tempo per una preghiera per la pace e il bene nel nostro tormentato Pianeta e le ombre cominciano a scendere, il crepuscolo avanza, è tempo di ritornare a valle.

Poi ci sono la Koroška e le Karavanke. Le valli profonde, scavate da fiumi impetuosi, sono circondate da montagne bellissime. I paesi sono pittoreschi, anche se da una parte la civitas del commercio ha raggiunto anche le zone più nascoste, dall'altra sono ancora evidenti le ferite dell'alluvione del 2023. Ci sono molte romantiche fattorie e in una di queste è nato Prežihov Voranc, al secolo Lovro Kuhar (1893-1950), straordinario scrittore che potrebbe essere definito neorealista. In lingua italiana si trova ancora da qualche parte il suo Doberdob, una descrizione cruda, una potente denuncia degli orrori perpetuati nel corso dell'inutile strage che è stata la prima guerra mondiale. Il suo paese si chiama Podgora, sotto il monte. Quale monte? E' l'Uršlja gora, il monte di sant'Orsola, alto 1699 metri, balcone meraviglioso dal quale scrutare all'orizzonte le più spettacolari vette della Slovenia. C'è anche un santuario, nei pressi della cima, dedicato alla santa martire del paleocristianesimo, costruito e restaurato più volte, tra il XIII e il XX secolo. C'è da camminare un'oretta per raggiungere la vetta, dopo aver percorso con l'auto un immenso labirinto di strade bianche tracciate tra rigogliosi boschi e radure prative occupate da suggestive malghe. Non ci sono solo villaggi, anche centri più grandi attraggono l'attenzione del viaggiatore, Sloveni Gradec per esempio o, ai limiti ormai della zona montuosa, Velenje con i due calmi laghetti e l'evidente centrale termoelettrica di Soštanj, sinistre ciminiere, immensi padiglioni di lamiera e il fumo candido che sale dritto dritto fino al cielo.

giovedì 31 ottobre 2024

Una gita sull'Olševa

 

Per onorare Primož Trubar e la Festa della Riforma, cosa meglio di una bella gita sui monti, favorita da un tempo spettacolare e da una temperatura che non si sa se definire piacevole o preoccupante?

La meta è stata il massiccio dell'Olševa, sopra il paese di Solčava. Certo, prima di arrivare al punto di partenza, c'è stato il tempo per riflettere sui cambiamenti climatici e sulla terribile tragedia di questi giorni in Spagna. Non vi si poteva non pensare, attraversando Ljubno e Luče, poi Črno na Koroškem. Sono tutti paesi che portano ancora ben evidenti le ferite dell'alluvione di un anno fa, che ha trascinato con sé case, campi, strade e ponti. Ed è un puro caso il fatto che nessuno si sia fatto male. 

Da Solčava si percorre una ripida stradina di montagna, passando accanto a romantiche kmetije, fattorie che ospitano non solo mucche, pecore e galline, ma anche turisti che desiderano sperimentare l'accoglienza della gente della montagna.

Si arriva così nei pressi di una chiesa, dedicata a Sveti Duh, lo Spirito Santo. Lo sfondo è mozzafiato, con il Kamniško Sedlo, dominante Logarska Dolina e alla sua destra la vetta della Brana, tondeggiante. Tutto è immerso nella tranquillità del mezzogiorno, con il Sole che ha già iniziato la sua parabola discendente, ma non per questo si è stancato di scaldare la terra, in questo scorcio finale di un estate prolungata ben oltre le annuali scadenze astronomiche. Tra una casa contadina e un gregge con gli agnellini che giocano e saltano in modo talmente simpatico da suscitare penosi sensi di colpa a chi non dimentica gli arrosticini dell'Abruzzo, si comincia a salire. Per arrivare in cima, ci sono oltre 800 metri di dislivello da superare, ma la meta intermedia è alla portata, anche se si è partiti in orario da spiaggia e non da escursione alpina.

Il bosco è bellissimo, il profumo dei funghi domina ovunque e si cammina sul muschio come su una meravigliosa moquette. All'improvviso, proprio dove minacciosi cartelli annunciano l'attraversamento clandestino del confine fra la Slovenia e l'Austria, il sentiero si fa stretto e comincia a farsi molto ripido. Si oltrepassa senza difficoltà un grande balzo roccioso e in breve tempo si arriva a Potočka Zijalka, dove, come racconta la seconda parola, si rimane a bocca aperta.

Nella roccia si apre un'immensa cavità, si addentra nella montagna per oltre cento metri. E' possibile entrare e camminare tra gli sfasciumi di rocce crollate chissà quando.
Opportuni cartelli informativi raccontano dei ritrovamenti del secolo scorso. Prima uno studente di medicina scoprì le ossa degli orsi che avevano per millenni abitato l'antro, prima di essere soppiantati dal solito essere umano. La datazione dell'arrivo dei nuovi inquilini si aggira intorno ai 35.000 anni fa. Erano i "Cro Magnon" che non sembra fossero particolarmente aggressivi, anche perché difficilmente a qualche concorrente sarebbe venuto in mente di attaccare un alloggio così difficilmente accessibile. E così, sembra che i buoni Crommy si dedicassero all'arte musicale, nella grotta è stato trovato un flauto ricavato da osso d'orso più giovane di "soli" 10mila anni rispetto a quello dei Neanderthal nascosti nelle Divje Babe di Šebrelje. Può darsi che siano stati tra gli antenati dei sarti della storia, qui è stato trovato anche un ago, il primo conosciuto al mondo, per cucire le pelli che scaldavano gli esseri umani. Bon sì, è ovvio, per quanto romantici e sognatori, dovevano pur vivere e quindi erano anche cacciatori, mangiavano gli orsi e le capre selvatiche, si coprivano con il loro cuoio.

Ad avere tempo, sarebbe bello salire ancora un po', fin sulla vetta più alta del massiccio. Ma il percorso, facilitato anche da corde di ferro ben salde nelle rocce, si può affrontare quando si parte al sorgere della nostra grande Stella e non in prossimità del suo tramonto.

Per il momento, è meglio scendere godendosi i sussurri degli alberi nel bosco. Molti sono minacciati dalla scure, sono stati colpiti a morte dalle tempeste del 2023. Altri l'hanno scampata e si leccano reciprocamente le ferite. Tutti si domandano la data dell'arrivo della prima neve. Sì, dal loro mormorio concitato, non disdegnano di succhiare la luce solare, ma dimostrano anche una certa apprensione. 15 gradi, a 1600 metri, alle quattro del pomeriggio, anche per i più vecchi sono una novità...

mercoledì 23 ottobre 2024

Memorie di guerra in tempo di pace

 

So che l’argomento è delicato e mi assumo ogni responsabilità personale su ciò che scrivo.

Se ogni significante rimanda a un significato, ogni segno linguistico ha una certa importanza, in quanto esprime una determinata concezione della vita e della storia.

Ciò vale anche per la toponomastica e per le lapidi o i monumenti che caratterizzano il panorama cittadino. Per fortuna nessuno la nota, ma cosa potrebbe pensare un visitatore che si trova davanti alla lapide riprodotta nella foto?

A parte il contenuto che nel complesso potrebbe sembrare ridicolo, se non fosse riferito a una vicenda che ha provocato centinaia di migliaia di morti, che dire del termine “servaggio”? E’ possibile violentare la storia fino a questo punto?

E’ un linguaggio che ben si coniuga con il ventennio fascista che ha fatto del razzismo, del nazionalismo e della guerra le proprie funeste barriere. Tuttavia non può essere accettato in un contesto nel quale si vorrebbe trasformare Nova Gorica con Gorizia in una vera capitale europea della giustizia, della libertà, dell’accoglienza e della pace.

Non si tratta di voler cancellare la memoria, ma bisognerebbe lasciare a una commissione di storici il compito di stabilire che cosa lasciare e che cosa no. Uno è infatti il ricordo dei fatti del passato, altro è presentare come irriformabile un’unica loro interpretazione. Non si tratta affatto di damnatio memoriae, nessuno chiede di togliere lapidi storiche come per esempio quella all'esterno del Duomo di Gorizia, dove si fa riferimento all'iniziativa di Mussolini per la ricostruzione postbellica di quell'"insigne testimonianza dell'arte italica" (c'è scritto proprio così!).

Si tratta invece di confinare nei meandri del tempo ciò che testimonia l'odio tra i popoli e ciò che ha provocato tanto dolore e tanta umana sofferenza. Preoccupante è in questo senso l’imbarazzo dimostrato nell’ovvia attuazione della richiesta di cancellazione della cittadinanza onoraria al dittatore Mussolini che ha trascinato la Nazione nella catastrofe delle leggi razziste e della seconda guerra mondiale. Ciò dimostra quanto in realtà i simboli abbiano ancora una loro forza di coesione, anche quando riferiti a una stagione politica solo teoricamente conclusa 80 anni fa, ma in realtà ancora ben viva nella mente di tante persone.

Togliamo quindi memorie guerrafondaie, anacronistiche e violente come quelle testimoniate nella lapide che inneggia al IX agosto, togliamo dall’albo dei cittadini onorari Benito Mussolini. Mettiamo il tutto negli archivi della storia e nei depositi del Comune, sostituiamo queste scritte offensive con altre, che inneggino alla concordia tra i popoli e alla reciproca integrazione tra le lingue e le culture.

Si tratta di costruire una nuova storia, lasciando alle guerre del passato e del presente soltanto il compito di ricordare l’assurdità di ogni forma di violenza, l’inutilità delle armi come strumento per risolvere i conflitti e la mesta memoria di intere generazioni spazzate via da scelte politiche e da posizioni strategiche che hanno trasformato l’Europa e tante altre parti del mondo in un immenso mattatoio di carne umana.