lunedì 6 ottobre 2025

Le manifestazioni di questi giorni, milioni di piccoli grandi segni di speranza

 

Questa immagine rappresenta un angelo davanti alla porta socchiusa di una tomba. Si trova nel cimitero acattolico di Napoli, oggi trasformato in suggestivo parco pubblico, poco più di un chilometro dalla stazione di piazza Garibaldi. Anche l'angelo sembra incuriosito da cosa ci sia al di là o forse vuole spalancare le ante, per far uscire chi si trova imprigionato. Mah...

...mah, proprio mah è ciò che viene da dire in questo momento. C'è un genocidio in corso, Netanyahu e i suoi seguaci stanno radendo al suolo la Striscia di Gaza. Decine di migliaia di persone, soprattutto bambini, hanno perso la vita e molte di più sono rimaste ferite irreparabilmente. Nessuno può entrare nella zona, quasi trecento giornalisti liberi e indipendenti sono stati uccisi, così come altrettanti operatori sanitari rimasti intrappolati tra le macerie di ospedali e dispensari. La gente sta morendo di fame e le file che aspettano il loro turno per recuperare qualche grammo di farina vengono mitragliate senza pietà. Migliaia di palestinesi sono rinchiusi nelle carceri israeliane, in condizioni difficili da immaginare, se si pensa al destino riservato ai navigatori della Flotilla, personalità anche molto note, in teoria tutelate dai rispettivi Stati sedicenti amici di Israele. Gli osservatori e attivisti della Flotta vengono arrestati in acque internazionali, in violazione di qualsiasi principio di legalità, maltrattati, torturati e molti di essi detenuti. E a Gaza si continua a morire, le città sono diventate cumuli di rottami incandescenti e le campagne sono state trasformate in deserto.

Come accettare tutto ciò (e molto, ma molto altro)? Come non stracciarsi le vesti dal dolore per ciò che sta accadendo? E cosa si potrebbe fare?

Milioni di persone in Europa hanno capito che la pressione dell'opinione pubblica può raggiungere qualche risultato concreto. Una simile mobilitazione popolare non si vedeva dai tempi della sciagurata guerra contro l'Iraq, nel 2003. Non a caso, una delle protagoniste della grande avventura della Flotilla è stata Greta Thunberg, negli anni passati capace di mettere in movimento i giovani di ogni continente, richiamandoli a una grande lotta per sensibilizzare il mondo sui cambiamenti climatici. Con la sua forza interiore e la sua innata saggezza, ha testimoniato - pagando anche molto di persona - l'importanza del tentativo di spezzare l'ingiusta catena del blocco navale che paralizza la vita della Striscia di Gaza. 

Chi non ha capito è la gente che desidera lo status quo, che non vuole essere turbata nella propria incosciente tranquillità, che proprio per questo non vuole assumersi responsabilità. Che pena! E' un po' come vedere certi vecchietti nei bar di paese, i quali, dopo aver smesso l'ultima briscola, si siedono e criticano tutto e tutti, pronti ad azzittirsi nel momento in cui vedono passare uno dei loro argomenti di conversazione. Molti di essi non vanno neppure a votare - ormai sembra un miracolo quando un'elezione coinvolge più del 50% degli aventi diritto. Gli altri si fidano delle parole illusorie di chi da una parte promette sicurezza, dall'altra incrementa in tutti i modi possibili lo scontro sociale.

Sì, veramente non si riesce a capire questa destra in Italia. Sembra fare di tutto per innalzare il livello dello scontro: l'assoluta ignavia di fronte a ciò che sta accadendo, l'asservimento acritico agli USA, la polizia in assetto di guerra, addirittura l'invito al Mossad per controllare chi manifesterà contro la partita Italia-Israele a Udine, forse - non ci sarebbe da meravigliarsi - anche i disordini durante le manifestazioni. E' un copione già scritto in altre occasioni, quando i "facinorosi" non sono mai stati identificati - vedi G8 di Genova - e hanno acceso le micce che hanno scatenato la violenza della polizia.

I dati delle elezioni in Calabria fanno riflettere: neppure il 44% dei votanti, una vittoria di Pirro per la destra governativa, un disastro per il campo largo del centro sinistra. Mentre fiumi di persone, soprattutto giovani, gridano il loro desiderio di una società più giusta, la risposta della politica tradizionale è stupefacente, sembra proprio che non ci si accorga di nulla.

Le vicende di Gaza segnano uno spartiacque storico, anche se non tutti se ne stanno rendendo conto. Comunque vada a finire, nulla sarà come prima, il destino della Palestina si intreccia come non mai con il destino dell'intero Pianeta. Finalmente ci sono i segni di un altro mondo possibile, la base sta riprendendo coraggio. Una fase di democrazia partecipata e assembleare sembra necessaria per sanare il malessere congenito di una rappresentatività sempre più striminzita e meno convincente. La "marcia su Gaza" della prima e delle nuove Flotille potrà essere repressa, anche nel sangue, ma il messaggio da essa derivato interpella e interpellerà ogni giorno di più la mente e il cuore di ogni essere umano. Si tratta di scegliere da che parte stare, ma non con un partito o con l'altro, ma con una nuova concezione della parola umanità. 

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