mercoledì 1 ottobre 2025

Coraggiosa Flotilla, il momento della verità...

 

Che ansia! E non si dovrebbe lasciarsi prendere dall'ansia, perché essa fa parte del disegno di chi vuole destabilizzare il mondo per asservirlo, in nome della dea "sicurezza". Ma è difficile che le emozioni non siano coinvolte in ciò che sta accadendo in queste ore.

Il cosiddetto piano Trump, costruito dagli Stati Uniti con Israele senza nemmeno interpellare la controparte, attende (assai improbabile) adesione da parte di Hamas. La Striscia di Gaza è tra l'incudine di un'imminente distruzione totale - alla faccia di chi finora ha esitato a denunciare il genocidio per ciò che effettivamente è! - e il martello di un accordo capestro che pone le condizioni dell'eventuale tregua nelle esclusive mani del guerrafondaio Netanyahu e del bullo di Washington. Il guaio è che tale cosiddetto "piano di pace", per il quale Trump pretenderebbe addirittura il premio Nobel, è considerato ragionevole da Ursula von der Leyen, dalla maggior parte dei governi europei, tra i quali ovviamente in prima fila il sempre più prono esecutivo Meloni. Purtroppo ne parla in termini positivi perfino papa Prevost, le cui peraltro scarse e generiche dichiarazioni di circostanza risultano sempre più imbarazzanti. Possibile che non ci sia qualche altra soluzione, che non sia l'umiliazione totale di un intero popolo che da ottanta anni reclama almeno il diritto di esistere?

Nel frattempo la cara Flotilla è entrata nella "zona rossa" e ci si attende da un momento all'altro l'intervento della marina militare e dell'aviazione israeliana. La nave appoggio faticosamente inviata da Crosetto ha comunicato che non avrebbe varcato la soglia delle 150 miglia nautiche di distanza da Gaza e molto nobilmente ha invertito la rotta, lasciando del tutto soli i coraggiosi naviganti. Sì, perché al di là dell'opinione che ciascuno può avere sull'opportunità dell'impresa, come non considerare dei "coraggiosi" questi marinai? Essi fanno ciò che avrebbero dovuto fare i governi del Mondo: affrontano a braccia alzate, senza alcuna arma di difesa, il rischio di morire travolti da uno degli eserciti più potenti del mondo, al solo scopo di aprire un corridoio umanitario in un blocco navale illegale, per aiutare la popolazione della Striscia di Gaza ridotta alle soglie della morte per fame.

Come finirà questa storia? Che cosa accadrà nelle prossime ore? Ci sarà un soprassalto di ragionevolezza e le barche riusciranno a passare indenni? E se invece non fosse così, come verrebbero fermate? Con le armi, con il rischio che ci siano morti e feriti o con un arresto generalizzato e il rimpatrio forzato degli attivisti, magari realizzato con dolorosi mezzi coercitivi? E nei Paesi degli operatori di pace, quali reazioni si potrebbero verificare? Fino a che punto l'opinione pubblica si spaccherebbe a metà, tra sostenitori e denigratori della Flotilla? Il proposto "blocchiamo tutto" quanto e da chi sarebbe effettivamente realizzato? Siamo alla vigilia dell'atteso da anni e mai avvenuto innalzamento dello scontro sociale e civile in Italia e negli altri Paesi europei?

Occorre tenere i nervi a posto, è senz'altro un momento di lotta per la giustizia, la verità e la pace, ma anche di scelta convinta del metodo della nonviolenza attiva, proprio quella propugnata dalla Flotilla. Forse, dall'epoca della marcia del sale guidata da Gandhi, questa è la prima azione di pace globale, avviata senza le armi verso una terra quotidianamente bombardata in una guerra a senso unico. Comunque vada a finire, sarà una vittoria. La (ovviamente auspicabile) rimozione del blocco navale o la repressione dell'iniziativa sarebbero entrambe il segno dell'obiettivo raggiunto: mettere in discussione una delle più importanti espressioni del Potere economico e militare planetario, non con i missili e neppure con gli attentati, ma con le braccia inermi protese soltanto a portare conforto a chi vive nel terrore e nella fame.

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