domenica 10 agosto 2025

I mosaici di Aquileia, un messaggio avvincente, prima del Concilio di Nicea

Chiocciole nell'aula nord (archivio personale)

E' un po' lungo il post odierno, ma credo valga la pena di leggerlo, tanto più in tempo di vacanza. Dal passato possiamo ricavare grandi insegnamenti per il nostro tempo e per il nostro particolare impegno. Tanto più è vero, quando nel nostro territorio c'è uno dei più importanti monumenti di memoria cristiana esistenti al mondo. (ab)

Il rinvenimento dei mosaici cosiddetti "teodoriani" all'interno della chiesa di Aquileia è stato evento di enorme importanza dal punto di vista storico, archeologico e culturale. Non è da sottovalutare, anzi, è forse da approfondire, l'impatto spirituale che tale scoperta ha prodotto. Sepolti per più di 1500 anni, vengono alla luce in un momento particolare, all'inizio di quel XX secolo che porterà a una radicale revisione di quell'"impero cristiano" del quale sono testimonianza solenne le successive fasi di costruzione della meravigliosa basilica.

Raccontano infatti la particolare vicenda delle comunità cristiane dei primi tre secoli, c'è ancora il sapore forte del simbolismo tipico del periodo delle persecuzioni. Dentro e dietro i simboli, tanto più quelli misteriosi e difficili oggi da decifrare, si possono solo immaginare i dibattiti profondi tra gli assertori della necessità di un'inculturazione della nascente fede cristiana attraverso i linguaggi metaforici già in uso nello spazio civile e i sostenitori delle nuove visioni gnostiche istintivamente sospettose nei confronti di qualunque riduzione puramente razionale dell'esperienza della fede.

E' il tempo della prima accoglienza dell'annuncio della morte e della risurrezione di Cristo, periodo capace di suscitare un fascino irriducibile e di infondere la forza di una passione missionaria capace, in relativamente pochi anni, di raggiungere i vertici culturali e politici dell'Impero. E' il tempo gioioso e pericoloso dell'infanzia e dell'adolescenza, l'acquisizione di un amore per il quale diventa normale mettere a repentaglio anche la propria vita, la freschezza di comunità di donne e uomini organizzate efficacemente ma non gerarchicamente strutturate.

Poi arrivò il momento dell'istituzionalizzazione, con la definizione delle verità da credere, delle forme dei riti e soprattutto del sistema di potere. I "presbiteri" (=anziani) diventano "sacer-dotes", i "vescovi" (=sovrintendenti, controllori) diventano "ponti-fices", costruttori di ponti tra il mondo divino e quello umano. Una Chiesa adulta si dota dei mezzi per attraversare i meandri e le tempeste della storia, si ripristina la distinzione tra sacro e profano che ha caratterizzato tutte le tradizionali religioni. Si prepara a diventare l'ago della bilancia dell'Occidente, in un'irrisolta dialettica tra potere religioso e potere imperiale. Il cristianesimo diventa l'anima del Medioevo, ma perde progressivamente il fascino attrattivo dei primi istanti. Francesco (san), Pietro Valdo, a suo modo Lutero e tanti altri, tenteranno di richiamare la necessità del ritorno alle origini, ma senza troppo successo, se non a livello di testimonianza personale.

La scoperta del mosaico dell'inizio del IV secolo offre la possibilità di un ritorno anche visivo, di una piena immersione nella vita della chiesa infante e adolescente. E non è forse una straordinaria occasione di ripensamento, nel momento in cui, per la prima volta da allora, il cristianesimo non è più la forma spirituale prevalente, ma si colloca in un mondo tornato completamente pluralista, con tutte le sfide di linguaggio, di simbolica  e di ricomprensione ad intra e ad extra che questa constatazione comporta? I segni simbolici voluti forse dal vescovo Teodoro saranno coperti pochi anni dopo, sostituiti da nuovi, meno evocativi di un tempo fondato sull'emozione dell'esperienza piuttosto che sulla necessità dell'appartenenza. E' forse il punto di partenza anche nell'oggi, per una rinascita radicata nella riscoperta delle origini?

I mosaici di Aquileia precedono una data fatidica, a partire dalla quale si può dire che veramente "tutto cambia". Tale data ci ricorda uno dei tanti anniversari dei quali è costellato il 2025. Senza troppi clamori, il periodo corrispondente al Concilio di Nicea (20 maggio - 25 luglio 325) è trascorso. Certo, si attende ancora la solenne celebrazione ecumenica con la presenza del papa di Roma e del patriarca di Costantinopoli. Già prevista proprio in maggio con Francesco, l'importante incontro in Turchia è stato sospeso e sembra possa essere realizzato con Leone e Bartolomeo, intorno alla festa di sant'Andrea , il prossimo 30 novembre. 

L'assise sinodale fu convocata dall'imperatore Costantino per dirimere la questione teologica dell'affermazione contestuale dell'unicità di Dio e della sua specificazione nei termini analogici di Padre e Figlio. Fu di fatto il primo momento assembleare di incontro autorevole e decisionale tra rappresentanti dei responsabili delle chiese cristiane allora diffuse nel mondo conosciuto, per affrontare insieme un problema e stabilire il "giusto modo di credere"(=ortodossia) rispetto a quello falso.

Senza negare nulla di tutto ciò che si è verificato negli ultimi sedici secoli, questa memoria potrebbe veramente consentire un salto indietro, un'immersione nel tempo pre-niceno, non per rimanere prigionieri della nostalgia, ma per studiare in una nuova luce ciò che da allora è accaduto, "verificando ogni cosa e trattenendo il valore", per poter far sì che l'annuncio della vittoria della Vita sulla Morte possa ancora portare una ventata di speranza oggi, in un mondo che ne ha un immenso bisogno.

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