venerdì 31 maggio 2024

Materani a Gorizia: incontri immaginari tra capitali europee della cultura (3: Solkan e Sveta gora)

 

Non c'è la possibilità del bagno in mare, ma aprire le finestre sul Collio di prima mattina, è un'esperienza elettrizzante. Le colline si rincorrono l'una con l'altra, divise da valli scavate da torrenti impercettibili, i colori dei vigneti si mescolano con quelli degli alberi da frutta, risuonano ovunque i festosi rintocchi delle campane che sembrano voler collegare i paesi in un meraviglioso concerto all'aria aperta. E' uno scenario da sogno, che ricorda qualche parte della Toscana, ci sono perfino i paesi abbarbicati sulle cime e i tozzi castelli dall'aria ammiccante... 

La colazione non fu da meno, tra una marmellata e una fetta di salame, Carmelo, Nunziata e Ninetto ebbero la possibilità di scambiare due parole con la famiglia di ospiti seduta al tavolo vicino. Il giovane, che cominciava a essere un po' stufo della compagnia dei soli suoi genitori, aveva adocchiato la ragazza e aveva cercato di capire da dove venissero. Un po' con il suo stentato inglese, un po' con gesti e tirando fuori dalla borsa una cartina, riuscì a capire che anch'essi erano venuti a visitare la capitale europea della cultura e che provenivano da un'altra "capitale", di qualche anno prima: Maribor. Si stupì che anche Jana avesse la stessa guida del territorio, ma ben presto si accorse che era l'edizione in lingua slovena: Gorica Nova Gorica, povezani mesti. Non c'era molto tempo per i convenevoli, Carmelo disse: "Su dai, dobbiamo andare, ci troveremo di sicuro in giornata da qualche parte". In qualche modo si salutarono e, per farla breve, ripresero l'auto e ridiscesero verso la città. 

Giunsero a Solkan proprio mentre dal ponte della strada cosiddetta di Osimo, alcuni ardimentosi si gettavano a capofitto verso l'Isonzo, sostenuti da corde elastiche che consentivano voli impressionanti. Trascurarono per il momento l'originale museo della falegnameria - "Ci passeremo domani!" - e giunsero a Vila Bartolomej, la sede del Goriški Muzej, dove li aspettava un'importante disanima della storia del Novecento: l'inizio sotto l'Impero Austro-Ungarico, la prima guerra mondiale, poi l'Italia e il fascismo, la seconda guerra mondiale e la liberazione, la presenza dell'esercito jugoslavo e poi quella degli alleati, la linea di confine, il tempo della Jugoslavia con la nascita di Nova Gorica e poi della Slovenia indipendente, l'ingresso nell'Unione europea, poi in area Schengen e infine la capitale europea della cultura. "E' un viaggio incredibile nel cuore dell'Europa", disse Ninetto emozionato. "Nel cuore del mondo", aggiunse Nunziata. "Avete visto molto, ma al vicino castello di Kromberk vi potrete godere alcuni grandi pittori, Zoran Mušič, Lojze Spacal, Tone Kralj, Avgust Černigoj, conoscere le storie e le opere di letterati straordinari, entrare nel cuore di una delle più vivaci e interessanti storie culturali della Mitteleuropa". Le parole del direttore del Museo erano alquanto convincenti. Era necessario rimanere ancora qualche giorno a Gorizia e Nova Gorica, avere anche il tempo per una corsa su per la strada dell?Isonzo, verso Kanal e Kobarid... "Ah Kobarid, quello della rotta di Caporetto", non si trattenne Ninetto, che ricordava ancora il suo professore di storia che parlava del Sabotino, del Podgora e delle battaglie della Bainsizza. "I luoghi di Uomini contro, il film con Gian Maria Volonté!" disse Carmelo per fare il saputello, confondendo peraltro il Carso e il Collio con l'altopiano di Asiago. "Sì - aggiunse Nunzia - ma oggi cerchiamo almeno di finire il percorso della grande mostra della capitale della cultura. Ci manca Monte Santo". "Sveta Gora" si sentì una voce dietro di loro. Era Jana con i suoi: "se volete, andiamo su insieme - disse in un ottimo inglese - tra l'altro lassù si mangia anche molto bene!".

Fu così che i sei risalirono i tornanti, lanciando sguardi sempre più interessati al panorama che si andava aprendo sull'intera piana di Gorizia, là dove le città sembravano essere un unico grande agglomerato raccolto tra dolci colline. La visita al santuario fu molto interessante, un giovane francescano raccontava la storia del sito, Jana cercava di tradurre in inglese per Ninetto e lui a sua volta parlava in italiano con i suoi. Era un modo un po' complicato per comunicare, ma alla fin fine parlavano più i sorrisi della comprensione dei termini, tanto che Jana e Ninetto uscirono dalla chiesa tenendosi per mano. A Nord si stagliavano le Alpi Giulie, il Kanin, il Krn e il Triglav salutavano i visitatori, a Sud, facendo capolino dietro la mole massiccia del Sabotin, salutavano le due Gorizia unite, risplendenti sotto il sole dell'estate. L'Isonzo si intuiva nel profondo della valle, sembrava quasi di ascoltare il suo fragoroso e allegro mormorio. Era tempo di entrare nei locali interni del santuario, dove era allestita la parte della mostra riguardante la storia del popolo sloveno e della conversione al cristianesimo negli oscuri secoli tra il VII e il IX. I gitanti di Maribor sembravano ovviamente conoscere meglio quelle storie, per gli italiani era tutta una novità: il ruolo del patriarcato di Aquileia, i contrasti con Salisburgo, Carlo Magno e la conversione forzata dei popoli provenienti dall'est, Paolino d'Aquileia e la proposta di convertire con la convinzione e non con la costrizione, il grande poeta sloveno France Prešeren e il racconto dei leggendari Črtomir, Bogomila, Valjhun... Era una storia estremamente interessante, raccontava incontri e scontri tra culture, lingue intrecciate e poi disciolte, vicende di pace e di guerra. Era così chiaro adesso il percorso, erano poste le radici, erano spuntati i tronchi, cresciuti i rami, prodotte le foglie, generati i fiori. E ora ci si poteva godere in tutta la sua ampiezza quel territorio, lontano da Maribor, lontanissimo da Matera. "Grazie a chi ha realizzato questa mostra in così tante e differenziate sedi. Ci avete aiutato a entrare nella vostra vita". Aveva scritto Carmelo sul libro dei visitatori e gli altri due avevano firmato. Ninetto aveva lanciato un'occhiata anche a Jana che stava scrivendo qualcosa dopo di loro. Non aveva capito nulla di ciò che era scritto, ma presentiva che quell'incontro non sarebbe stato l'ultimo.

Visitata la grande mostra della capitale europea della cultura, era tempo di tornare a valle e di conoscere le "due città in una", possibilmente camminando oppure, perché no? andando in bicicletta. I tre materani telefonarono al bed and breakfast della sera prima, sarebbero rimasti in zona almeno altri tre o quattro giorni. "ora che non dobbiamo più seguire il percorso dal preromano al postmoderno, tira fuori la guida, con quel magnifico colore, decidiamo che fare nei prossimi giorni" ordinò quasi ridendo Nunzia al suo Ninetto, che vedeva un po' smarrito. "Sì, dai, verranno anche gli amici di Maribor, magari piano paino impariamo qualche parola di sloveno!" Carmelo disse: "Vediamo di affrontare già oggi pomeriggio il primo degli otto itinerari proposti da Nova Gorica Gorizia, due città in una". "Chissà chi è questo autore, dal cognome promettente?" "Mah, chissà, forse lo incontriamo, camminando per il centro della parte vecchia o della parte nuova. Sarebbe bello farci guidare da lui..."   

Finito il sontuoso arrosto e consumato l'ultimo bicchiere di cabernet, assai soddisfatti si tuffarono nella ripida e stretta strada che li avrebbe riportati in città. (3. Fine)

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