martedì 28 maggio 2024

Materani a Gorizia. Incontri immaginari tra capitali europee della cultura (1: Aquileia)

 

Madonna annunziata, chiesa S.Spirito a Gorizia
"Nova Gorica e Gorizia... le ho sentite nominare delle volte. Erano in Jugoslavia, mi pare." "Ma no, Carmelo, una è in Jugoslavia, l'altra in Italia, l'hanno divisa in due dopo la guerra, almeno così mi hanno insegnato a scuola". "Ma siete proprio come i nostri antenati che vivevano nei Sassi! La Jugoslavia non esiste più da trent'anni, da quelle parti. Nova Gorica è una città modernissima e Gorizia è antica. Ne parlano ora al telegiornale perché sono diventate proprio come noi nel 2018, capitale europea della cultura." "E cosa hanno di bello?". "Hanno che se le sono date di anta ragione per mezzo secolo e ora si vogliono talmente bene da essere la prima capitale della cultura condivisa tra due stati, Ma scusate, per capire meglio, perché non ci andiamo?" "Sei matto? Fino lassù?". "Ma dai, saranno sì e non quatto ore tutto compreso con l'aereo, non siamo mica all'età della pietra...". "Sì, dai Carmelo, andiamo! Hai sentito, c'è un itinerario che permette di capire tutta la loro storia, chissà che interessante!".

E così Carmelo, Nunziata e Ninetto giunsero all'aeroporto di Ronchi e andarono subito all'albergo. L'agenzia aveva proposto loro di andar ea dormire a Grado e da lì cominciare il loro percorso. Un bel bagno mattutino nono glielo avrebbe tolto nessuno, uno sguardo al centro storico - "ma è proprio una piccola Venezia!" - e via in corriera ad Aquileia. Non si poteva che cominciare dal museo archeologico. Ninetto era stato a Roma ma qui, grazie anche all'aiuto della guida delle mostre della capitale culturale, era molto più facile orientarsi e comprendere. C'erano i culti preromani, l'arte legata agli dei classici della Grecia e di Roma, le novità delle are a Mitra e a Beleno, perfino i segni degli Egizi, statuette di Iside e di Osirirde... Che immensa emozione. 

E poi arrivò il cristianesimo. I tre di Matera furono grati a chi consigliò loro una bella passeggiata, Videro il suggestivo sepolcreto, camminarono sulle pietre della strada di Aratria Galla, si goderono il Foro e arrivarono al museo paleocristiano di Monastero. Entrarono quasi in punta di piedi, videro con stupore i mosaici delle tre basiliche, sempre sostenuti dalla guida completa alla conoscenza del territorio, "dal preromano al postmoderno". Scoprirono i segreti delle incredibili lapidi che parlavano delle questioni ordinarie e straordinarie della vita, dell'amore e della morte. Non si stancarono di contemplare, fin quando Carmelo, molto pratico, disse che era ora di andare a mangiare. Non sapevano cosa li avrebbe aspettati nel lungo pomeriggio estivo. Visitarono il porto antico e la casa di Tito Macro, poi arrivarono nella piazza del Capitolo e  rimasero folgorati da tanta bellezza. "Ma chi se lo sarebbe mai aspettato?" - si dicevano l'un l'altro. Non si può neppure descrivere l'emozione dell'entrata nella Basilica, prima il luminoso battistero con la Sud Halle, poi gli strabilianti mosaici dell'inizio del IV secolo, le cripte, le absidi medievali, un tripudio di luci, di suoni e di sensazioni. I tre non volevano più andarsene, ma sapevano che erano appena all'inizio della loro avventura nella capitale europea della cultura. "Andiamo un salto anche la cimitero di guerra dietro alla basilica" - disse Ninetto fresco di studi. "E' lì che ci sono i dieci militi ignoti, protagonisti della scelta di Maria". "Che Maria?" - chiese Nunziata incuriosita. ""Ma la Maria Bergamas! Non ti ricordi la mamma che è svenuta su una bara proprio nella basilica di Aquileia?" "Ah già, hai ragione, adesso mi ricordo bene, ho tanto pianto vedendo quel film... Pensavo come avrei reagito se fosse capitato a te di morire in guerra..." "Ma cosa c'entra? Andiamo, su, andiamo a vedere!"

Ai tre sarebbe piaciuto andare anche sul campanile, ma la guida delle mostre goriziane lo sconsigliava. C'era scritto: "è tempo di andare dall'altra parte della piazza, nel palazzo Mezljk, dove si trova la Mostra del Patriarcato". "Bon dai, saranno le solite robe, quattro calici, tre vesti per preti, un ostensorio" - disse il solito Carmelo. "Chissà? Magari possiamo capire qualcosa di più su Nova Gorica e Gorizia, adesso che abbiamo scoperto la bellezza di Aquileia...". Entrarono, accolti dal mosaico del IV secolo, il buon pastore dell'abito singolare. E poi cominciarono ad addentrarsi in una storia talmente incredibile da far fatica a credere che fosse vera. Sembrava una nuova Pentecoste: ungheresi, austriaci, croati, macedoni, serbi, italiani, sloveni, tedeschi, ebrei sembravano uniti da una forza interiore, mentre parlavano lingue diverse e si donavano reciprocamente la bellezza di storie e culture sconosciute. Il Patriarcato - "Ma che brutto nome" - disse ridendo Nunziata che da giovane aveva partecipato alle lotte femministe assai mal digerite nella sua Puglia. Sì, il Patriarcato occupava buona parte del Centro Europa, per qualche secolo aveva avuto anche giurisdizione civile e in ogni caso aveva delineato fino quasi al giorno d'oggi confini ed enucleato problemi. I reperti esposti erano uno più bello dell'altro, ma la cosa più interessante era capire il ruolo del cristianesimo, poi del cattolicesimo, nella costruzione della nuova Europa. 

"Dopo aver visto tutte queste cose" - disse Carmelo - "non ci resta che tornare in albergo e guardare gli orari delle corriere. Domani ci attendono Nova Gorica e Gorizia." Con espressione fiorita Ninetto commentò: "Un po' come i frutti maturi dei semi gettati ad Aquileia". "Maturi sì ora, ma nel passato anche un po' marci" - chiosò Carmelo che aveva sentito dal padre i racconti della Resistenza che avevano creato in lui uno spirito indipendente e decisamente antifascista". "Sì, la guida dice che non siamo neanche a metà del nostro viaggio" - commentò Nunziata. "Beh insomma, non ci resta che concludere la giornata con un buon bicchiere di Traminer dei patriarchi". "Oh no, ancora 'sti patriarchi!" (1. continua)       

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