Per ricordare i 90 anni appena compiuti e per ripercorrere la storia della Gorizia dal dopoguerra ai nostri giorni attraverso gli occhi e il cuore di don De Nadai, il Kulturni dom di Via Brass propone un momento di incontro e riflessione che si terrà Venerdì 9 dicembre, alle ore 18, sotto la forma di un’intervista a don Alberto, introdotta dal direttore Igor Komel e condotta dal curatore di questo blog.
Sul prossimo numero di Voce Isontina ci sarà una pagina dedicata al suo percorso di vita e di servizio, nella città di Gorizia e altrove. Ecco alcune anticipazioni:
Don Alberto De Nadai è nato a Salgareda (TV), il 27 novembre 1932. Trapiantato ben presto dalle rive del Piave a quelle dell’Isonzo, è diventato prete nell’Arcidiocesi di Gorizia alla fine degli anni ’50, ordinato dall’Arcivescovo veneto Giacinto Ambrosi. Il suo ministero è nettamente diviso in due parti. La prima lo ha visto vicino al vescovo, come segretario e collaboratore, poi vice rettore del Seminario diocesano, allora situato in Via Alviano, nel grande edificio dove oggi c’è la sezione di Gorizia dell’Università di Trieste. La seconda parte inizia con l’invio del giovane sacerdote nel nuovo quartiere di Sant’Anna, con l’incarico di costruire relazioni tra le persone più che efficaci strutture pastorali (...)
Scoprendo con stupore quante persone vivevano tra gli anfratti del monumento demolito al centro del Parco della Rimembranza, fa, per quanto possibile, della sua casa un centro di accoglienza e di conforto. Comprende quanto sia necessario un “luogo” ospitale per tutti coloro che sono senza dimora e fonda la Comunità Arcobaleno, per dare riparo e prospettiva di vita. Avvia poi la Cooperativa Arcobaleno, per favorire l’inserimento lavorativo di quelli che don Milani definiva “gli ultimi”. E’ poi la volta della Tempesta, originale comunità terapeutica per l’uscita dalle dipendenze, autonoma e autogestita. Da instancabile fondatore propone l’apertura dell’Oasi del Preval, per una particolare attenzione ai problemi legati alla salute mentale. Non rigetta mai la scelta di essere nel sacerdozio, la cui dignità difende in ogni modo, anche quando la chiesa diocesana sembra emarginarlo in una sorta di nebbiosa dimenticanza. Esercita il suo ministero sulla strada, incrociando con una parola e con un sorriso ogni cittadina e cittadino, partecipando delle gioie e dei dolori che ogni umana esistenza porta con sé. Questo “servizio sulla via” lo ha portato a essere forse il “goriziano” più conosciuto e apprezzato della città, nonostante una naturale ritrosia alle lodi e alle celebrazioni che lo ha sempre contraddistinto (...)
Vive a pieno il vangelo
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