Oggi mi è arrivato un bell'augurio: "buona festa di noi, felici testimoni della vita".
Ho pensato a una famosa iscrizione, incastonata nel mosaico della pesca della Basilica di Aquileia.
In effetti l'augurio rivolto a Teodoro, vescovo dell'epoca (siamo nei primi venti anni del sec. IV), è molto simile. "Felice, o Teodoro!"
Felice perché?
Perché "con l'aiuto di Dio onnipotente e del gregge a te affidato dal cielo, hai realizzato gioiosamente tutto e hai gloriosamente consacrato".
Il motivo della felicità è la consapevolezza della compagnia di Dio, ma anche della comunità. "Tutte le cose" sono senz'altro le strutture magnifiche, i mosaici e le pitture delle primitive aule della futura basilica. Ma è anche tutto il resto, cioè la vita nel suo insieme, che è "beata", "felice", quando consapevole del dono meraviglioso che è in sé.
La comunità è definita gregge con il termine greco poemnio che ha la stessa radice del poimen, il "pastore". Non appartiene a Teodoro, ma è a lui affidata. Anche Teodoro fa parte del "poemnio", cioè di coloro che attraverso il battesimo assumono la stessa natura - umana e divina - del pastore, che è appunto e solo Dio.
La comunità dei discepoli di Gesù è per questo un gruppo di persone "felici", chiamate ad affrontare la tempesta del Mondo, lasciandosi inghiottire e poi rigettare dal mostro marino, sfidando cioè la morte nella certezza della definitiva vittoria della Vita. Il poemnio di Dio non è composto solo dai battezzati, ma da tutti coloro che in Adamo sono stati chiamati all'esistenza, cioè da tutti i viventi. In un'antica iscrizione romana, il Maestro è definito "ichtys zonton", il pesce dei viventi, giocando sul famoso acronimo che definiva "Gesù Cristo figlio di Dio salvatore". Sì, di tutti i viventi.
Santo dunque, nel senso più consueto del termine, non è e non può essere nessuno, la Chiesa non ha alcun potere di stabilire chi possa essere tale e chi no. Nel senso più antico e avvincente, "santo", cioè "sancito", appartenente, consacrato è ogni essere umano, anzi ogni creatura transitata sulla faccia della Terra. Il battezzato è solo uno che lo dovrebbe sapere e che dovrebbe raccontare a tutto il mondo il disegno di amore che misteriosamente - sì, misteriosamente, sfuggendo a qualsiasi possibilità di controllo razionale o di impossibile spiegazione del bene e del male che autonomamente sembrano essere in continua lotta nel cuore del mondo - soggiace in tutte le cose. Anzi, dovrebbe impegnare la sua vita, individuale e sociale, affinché esso si realizzi per ognuno, quaggiù su questa terra, senza pensare a un al di là che se esiste, è senz'altro inconoscibile. L'unico modo per rendere visibile la "felicità" del "santo" è lottare contro la miseria, l'ingiustizia, il razzismo, la violenza che infangano e rendono invisibile questo progetto di trascendenti bontà bellezza e verità.
Che invece dovrebbe essere per tutti, nessuno, ma proprio nessuno, escluso.
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