venerdì 25 novembre 2022

Persone, non residui...

Stazione di Gorizia, una qualsiasi delle sere di queste ultime settimane. Sono molte le persone - anche tante donne tra loro - che sono riuscite a superare i numerosi ostacoli sulla via dei Balcani e che, attraversato il confine italiano, desiderano prendere un treno per andare verso le principali località del Nord Italia o raggiungere i luoghi dove sono dislocate le commissioni deputate a decidere del loro destino. Si aggirano smarrite aspettando treni che non arrivano e cercano di sfuggire al controllo di forze dell’ordine presenti come da molto tempo non si ricordava nella zona. Dove sono le decine, qualche volta centinaia di persone che hanno attraversato il confine durante la giornata? Quelle nella stazione vengono gentilmente espulse all’orario di chiusura (ma perché non lasciare aperta la stazione di notte, garantendo almeno un tetto a queste persone?) e si riversano da qualche parte in città. Vanno nei Giardini e nei Parchi, alcuni sono perfino tornati nell’assolutamente invivibile Galleria Bombi. Gli alloggi della Caritas sono strapieni e non ci sono molte altre soluzioni. Ci sono alcuni volontari che li aiutano, portando coperte e cibo, consentendo alla città di non fare una figura planetaria di chiusura e di meschinità. Come al solito, invece di essere lodati, vengono addirittura derisi e criticati. Il Sindaco, che in campagna elettorale si è vantato di aver portato la città “dalla vergogna di galleria Bombi alla capitale europea della Cultura”, sembra smarrito davanti al riproporsi delle scene di sei anni fa e dichiara con enfasi una lotta impossibile a un esercito di poveri in fuga dalla fame e dalla guerra. Ma che capitale della Cultura può essere quella nella quale gli esseri umani non ricevono cure dalle istituzioni e nella quale il primo cittadino si vanta di aver lasciato nella sofferenza, tagliando perfino l’acqua delle fontanelle per bere e per lavarsi, decine di profughi e richiedenti asilo? Che cosa è la Cultura, se non anche conoscenza, valorizzazione e amore per tutto ciò che è umano?

Sono molte le persone che soffrono, oggi, in Italia e nel Mondo, perché sono costrette a lasciare la propria terra per cercare nella ricca Europa rifugio dalla fame, dalla guerra e dalle persecuzioni.

Tanti arrivano cercando di attraversare il mare Mediterraneo e spesso in esso perdono la vita. Papa Francesco ha definito il “Mare nostrum” il più grande cimitero esistente oggi al mondo. Quelli che riescono a sopravvivere, sono spesso raccolti dalle navi allestite dall’Organizzazioni Non Governative, che si sono prefisse lo scopo di strappare al mare più vite possibili, di donne, bambini e uomini. Si è assistito negli ultimi mesi a Nazioni opulente che hanno respinto navi cariche di persone soccorse, scaricando da un porto all’altro la responsabilità dell’accoglienza. Un ministro in Italia ha definito “carico residuale” il gruppo di esseri umani rimasti su una di queste navi e il Governo francese ha fatto di tutto per respingere i nuovi arrivati.

I migranti arrivano anche via terra, seguendo la cosiddetta “rotta balcanica”. Anche in questo caso rischiano ogni giorno la vita per attraversare boschi impervi, oltrepassare fiumi in piena e sfuggire alle percosse e alle torture delle guardie preposte alle diverse frontiere. Alcuni arrivano stremati anche dalle nostre parti, attraversano il territorio sloveno e sperano di raggiungere l’Italia e altri Paesi europei. Quando arrivano, vengono guardati con diffidenza e sospetto, si cercano tutte le leggi possibili per farli tornare quanto prima possibile nella loro terra, dalla quale sono fuggiti per poter sopravvivere e procurare il necessario sostentamento alle loro famiglie.

C’è anche chi li aiuta, come per esempio l’associazione di Trieste che ha trasformato la piazza davanti alla stazione in un ospedale a cielo aperto, grazie a straordinari volontari che curano le ferite, ascoltano, forniscono mezzi di sussistenza e informano sui diritti e sui doveri. Anche la Caritas e numerose associazioni, cristiane e laiche, si impegnano nell’alleviare il dolore e la fatica dei richiedenti asilo. Ma spesso le istituzioni guardano con molta antipatia queste organizzazioni che mettono al centro della loro attenzione la persona, arrivando a denunciare alcune di esse in quanto “colpevoli di solidarietà”. Ciò accade anche a Gorizia, dove alcuni immaginano che il 2025 sia un’occasione per mostrare al mondo una città ripulita dai poveri e non invece, insieme a Nova Gorica, una capitale della Cultura capace di mettere in primo piano la bellezza dell’accoglienza e della solidarietà.

Coloro che seguono il vangelo di Gesù, che nel Vangelo di Matteo afferma che saranno salvati coloro che hanno dato da mangiare a chi ha fame e hanno ospitato i forestieri, non dovrebbero avere dubbi sulla parte dalla quale stare. Al di là delle necessarie normative affidate all’intelligenza politica dei Parlamenti nazionali ed europeo, non si può mai dimenticare che ogni essere umano è “unico e irripetibile” e come tale deve essere accolto, valorizzato e amato, proprio come una sorella o un fratello, in quanto membro della grande famiglia umana.

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