lunedì 12 luglio 2021

Čestitke Slovenji! Per il referendum, un voto sull'acqua pubblica dai molteplici significati

L'Isonzo Soča a Gorizia
Di chi è l'acqua? A chi appartengono le rive dei fiumi?

Queste domande molto importanti dovrebbero presupporre un'unica e ovvia risposta: sono un bene comune, appartengono a tutte e tutti i cittadini.

Invece purtroppo non è così. In Italia il clamoroso successo del referendum a favore dell'"acqua pubblica" è stato calpestato dalle leggi successive che ne hanno di fatto tradito lo spirito e le speranze. E per quanto riguarda le rive, basta un breve giro anche sulle vicine sponde dell'Isonzo per scoprire che i cartelli di "proprietà privata" hanno di fatto superato il numero delle specie vegetali infestanti, contribuendo - questi e quelle - a tenere lontano i veri proprietari (cioè tutti!) dalla loro proprietà (il fiume). Chi ha i capelli bianchi ricorda i bagni agli Scogli? le camminate sulla ghiaia lucida? le pagaiate su kajak da una parte all'altra? Ebbene, tra dighe che si aprono e si chiudono senza preavviso, cani che digrignano i denti, cartelli che invitano a girare largo, l'impresa è diventata assai problematica e anche pericolosa.

Il tema è stato all'ordine del giorno in Slovenia negli ultimi mesi, grazie al referendum proposto da una serie di associazioni che hanno voluto contestare un emendamento alla legge sulle acque che - a detta non solo dei promotori ma anche della quasi totalità degli esperti - avrebbe consentito la costruzione di strutture leggere e a uso pubblico sulle rive dei fiumi e dei laghi sloveni. Non è chiaro che cosa si intenda con questi concetti, fatto sta che dietro al burocratese dell'emendamento è difficile non intravvedere l'ennesimo tentativo di appropriazione da parte dei privati, sostenuti dal governo di destra, di ciò che dovrebbe, per diritto naturale, essere pubblico.

Si è trattato di una lotta di Davide contro Golia. Sì, perché da una parte c'erano numerose associazioni ambientaliste e sociali che avevano pochi mezzi mediatici e finanziari per realizzare una grande campagna referendaria, dall'altra tutte le forze governative, con la "potenza di fuoco" che ogni forma di potere istituzionale porta con sé. La strategia era chiara, sminuire l'importanza della consultazione popolare, auspicando - con ragionevole certezza - una presenza minima alle urne.

E invece, come ogni tanto accade, ha vinto Davide, sulla scia della forza di base creata in un anno e mezzo di "venerdì per la democrazia" che sono stati in grado di mobilitare le folle in una serie ininterrotta di meeting intelligenti, creativi e artistici. In questo modo, il quasi 90% di elettori che hanno votato contro l'emendamento, hanno voluto dare un segnale importante e inequivocabile anche al Governo di Janez Janša: il popolo non sta dalla vostra parte, la "piazza" chiede le vostre dimissioni! Il che, per un populista, è una contraddizione letale, il popolo "scarica" il capo che pretende di essere il suo rappresentante!

Tramonto sulla Sora

Congratulazioni alla Slovenia per questo ottimo risultato.

Complimenti per aver portato alle urne, in un Paese non certo innamorato delle votazioni di qualunque tipo esse siano, quasi la metà degli aventi diritto, un obiettivo raggiunto in modo straordinario, se si pensa che solo nel caso del referendum sull'adesione o meno alla NATO si erano raggiunti certi numeri.

Complimenti per aver dato un convinto segnale a favore dell'acqua pubblica, contro qualsiasi tipo di privatizzazione e asservimento del bene pubblico agli squallidi interessi di parte.

Complimenti per aver indicato un metodo di lavoro sul quale sarà necessaria una riflessione ovunque, in particolare anche nei complicati ambienti della sinistra italiana. Le associazioni di base hanno dimostrato la fortissima capacità di incidenza e di organizzazione delle masse popolari, senza per questo entrare in conflitto con le forze politiche più rappresentative dell'area. Ciò significa che l'impatto della base che innalza con diversi strumenti la sua voce non è in contrasto, anzi in qualche modo rinnova, rincuora e ripropone una nuova modalità di esercizio della democrazia rappresentativa, esercitata tradizionalmente dai partiti. E' un no all'antipartitismo per definizione, un sì alla dialettica costruttiva e intensa tra carismaticità popolare e istituzionalismo strutturale.

Insomma, per chi vive sul confine è un ennesimo messaggio, un nuovo caldo invito a incontrarsi per scambiarsi le esperienze, condividere lotte per la giustizia sociale e per l'ambiente, costruire insieme al di là dei limiti e dei confini. Per l'intanto, rallegriamoci con gli sloveni e proclamiamo: vivano l'acqua, i fiumi e i laghi, siano sottratti agli interessi dei mercanti della natura e della vita!

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