Ci fu un tempo, ormai (per fortuna) lontano, nel quale i Comuni, le Province, le Regioni, lo Stato e soprattutto le Aziende in un modo o nell'altro "partecipate", erano dei veri e propri "postifici". Si trovava lavoro facilmente, grazie alla vicinanza a questo o quel partito, naturalmente con una disponibilità corrispondente alla proporzione di voti ricevuti nelle elezioni precedenti. Si aggiungano altri enti o persone - parroci, dirigenti d'azienda, professionisti vari - in grado di influenzare tali scelte e si ottiene non solo una folla immensa di impiegati molto spesso ampiamente in sovrannumero, ma addirittura l'"invenzione" di mansioni inutili e inesistenti.
A chi con un sorriso sornione ritiene tutto ciò un'esagerazione, si potrebbe rispondere con un'ampia serie di esempi, che vanno dalla richiesta del partito dal quale proviene la raccomandazione per stabilire se ci sia ancora qualche posto da assegnare, alla miriade di persone "impegnate" - quasi sempre loro malgrado - con la compilazione della Settimana Enigmistica.
Certo, le vicende degli ultimi venti anni, alla luce del famoso slogan "contro i posti e i costi della politica", hanno portato a un forte miglioramento della situazione e se permangono ancora settori di più nascosta influenza sui decisori, nella maggior parte dei casi l'opinione pubblica è riuscita a marginalizzare tali episodi, in grado di scandalizzare chiunque ne venga a conoscenza. E' uno, forse uno dei pochi risultati positivi della cosiddetta "moralizzazione" della politica, raggiunta a suon di continue e clamorose inchieste portate avanti da coraggiosi magistrati nel nome del valore imprescindibile dell'"onestà".
Detto questo, è da rilevare che la riduzione consistente delle assunzioni, la diminuzione molto sensibile del personale che opera negli enti amministrativi e il progressivo invecchiamento delle persone portatrici di grandi responsabilità personali e collettive, non hanno portato soltanto alla riduzione e ormai spesso alla scomparsa dell'ormai quasi estinto esercito dei raccomandati, ma anche e operativamente soprattutto a una sempre più marcata carenza di personale professionale e, di conseguenza, a una diminuzione sistematica dei servizi al cittadino.
Le posizioni organizzative e i sempre più rari loro collaboratori, soprattutto ma non solo negli enti numericamente più piccoli, non solo hanno sempre lavorato al massimo delle loro potenzialità, ma ora si trovano ad affrontare problematiche e legislazioni nuove che mettono a dura prova la loro stessa tenuta fisica e psichica. Inoltre, a partire dalle ultime riforme della pubblica amministrazione, la responsabilità civile dei "politici" è stata trasferita in buona parte ai "tecnici", costringendo questi ultimi a lavorare in un costante clima di minaccia di sanzioni e di denunce, stante anche il sempre più difficile quadro nel quale si collocano l'erogazione dei contributi, le gare per l'assegnazione degli incarichi, le procedure burocratiche per la loro realizzazione.
Il problema quindi non è certo più il risparmio dovuto al "taglio" di posti di lavoro. Una volta sfoltito il bosco degli impieghi inutili - e tale operazione si può dire ormai conclusa - diventa scandaloso che certe amministrazioni locali manifestino soddisfazione per i bilanci "aggiustati" attraverso la riduzione dei dipendenti. E' invece indispensabile agire per riaprire la strada opposta, quella cioè delle assunzioni, unica possibile per sbloccare una situazione di progressiva paralisi di tutto ciò che riguarda la cosa pubblica in Italia (e forse non soltanto in Italia).
La questione non è relativa ai soldi. Essi ci sono e ne arriveranno molti altri, anche nel periodo del dopo pandemia. Si tratta di poterli usare investendo su nuovi ed efficienti posti di lavoro, soprattutto in relazione all'occupazione giovanile, senza costringere le nuove generazioni a infiniti e umilianti percorsi di avvicinamento al mondo del lavoro, dove spesso le loro competenze e capacità sono mortificate e le paghe sono ai limiti del caporalato.
Non che fosse giusta la situazione precedente, tuttavia senza una seria, controllata e molto ben regolamentata politica delle assunzioni, si sarà ben presto costretti alla chiusura di molte attività, alla loro concentrazione, con grave ricaduta sulla vita ordinaria dei cittadini.
Un ultimo spunto. Davvero avere poco personale è un risparmio per la collettività? Non credo di essere l'unico ad aver pensato a ciò, dopo circa un'ora e mezza di attesa in un particolare ufficio: sommando i presenti, si può dire che in quel giorno (ma lo stesso vale quasi ogni giorno) siano state perse almeno 36 ore complessive rimanendo pazientemente in fila, quelle cioè che garantirebbero, oltre il benessere degli utenti, anche un nuovo ragionevole e sostenibile posto di lavoro.
Discorsi superficiali? Mah, può anche essere, tuttavia con i discorsoni profondi dei cosiddetti "esperti", si è arrivati a una situazione che è e che diventerà sempre più drammatica.
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