Sinagoga di Roma e Basilica di San Pietro |
A livello filosofico, l'intervento del Vaticano che invoca la modifica del disegno di legge Zan è pienamente in linea con il passato. La pretesa di possedere la "pienezza della Verità", grazie alla custodia del "depositum fidei", consente ai filosofi e teologi cattolici di imporre una specifica idea di "natura" non solo ai "propri" fedeli credenti, ma anche a ogni essere umano, anzi, a ogni vivente. se la Natura è "una" e la Verità su essa è "una" e il magistero della Chiesa ha ricevuto il compito di proclamarla, allora è giustificato, anzi doveroso, ogni intervento pubblico finalizzato a salvaguardarla.
Si può essere d'accordo con questa tesi medievale oppure contestarla, sull'onda lunga del pensiero moderno e postmoderno. Anche chi si riconosce nel cattolicesimo può legittimamente esprimere dubbi su tale pretesa. Il problema si pone quando il magistero cattolico si esprime da una sede istituzionale internazionale quale è lo Stato della Chiesa (sì, lo so, si chiama Città del Vaticano, ma è una struttura di Potere come tutte le altre, anzi, forse l'unica monarchia assoluta esistente al mondo), investendo la propria autorità civile e il proprio prestigio culturale nell'intervento a gamba tesa in un dibattito politico che si sta portando avanti in uno Stato democratico.
Francesco ormai è al crocevia decisivo e tutti i problemi - finanziari, scandalistici, organizzativi, ecc. - che si stanno accavallando lo devono portare alla decisione su quale strada prendere.
Quella che sembra più ovvia, confermata dagli ultimi sviluppi relativi all'assurdo divieto di benedire le coppie omosessuali e alla richiesta di modifica del ddl Zan, è una conferma della visione "costantiniana", solo in apparenza in contrasto, in realtà legittimata dal Papa gesuita che salendo la scaletta dell'aereo con la valigetta in mano sembrava voler demolire l'insostenibile dogma dell'infallibilità del pontefice quando parla ex cathedra.
Le stesse totalmente condivisibili prese di posizione sull'accoglienza, accompagnate da interessanti nomine vescovili di "preti di strada" in sedi prestigiose, rischiano di non andare oltre a un generico appello alla fraternità, senza concrete decisioni che rafforzino l'influenza spirituale della Chiesa demolendone nel contempo la venefica e satanica potenza economico-politica.
La situazione è talmente delicata da richiedere un nuovo Concilio, dove mettere a tema, tra tutto il resto, la libertà di coscienza, la democratizzazione delle comunità cattoliche, la presunzione della custodia della "Verità", la parità nel dialogo interreligioso, la visione federativa dell'ecumenismo, per arrivare a normative più semplici da attuare quali il riconoscimento del valore sacramentale del matrimonio omossessuale, il presbiterato femminile, l'abolizione del celibato obbligatorio e anche la reale e non fittizia fine del potere temporale della Chiesa, con l'abolizione volontaria della Città del Vaticano e del sistema di nunziature a esso connesso e il ritorno alla situazione fondativa della Chiesa pre-costantiniana delle origini.
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