La famiglia abitava nel mulino, il padre macinava il grano per trasformarlo in farina e poi nel pane che consentiva la sopravvivenza agli abitanti del paese, a quei tempi molto povero.
Il giovane Trubar lascia presto la sua patria, la sua intelligenza e un innato desiderio di conoscenza lo portano a studiare la filosofia e la teologia. Diventa sacerdote e incontra sulla sua strada la Riforma luterana, soprattutto attraverso il vescovo di Trieste Bonomo e successivamente quello di Capodistria Vergerio (il protagonista di un famoso romanzo di Fulvio Tomizza).
Divenuto protestante, si dedica a un'instancabile attività di predicatore e di scrittore, convinto anche dalla straordinaria capacità di affrontare lo studio delle lingue - in particolare, oltre ovviamente allo sloveno, l'italiano e il tedesco - della necessità di offrire al popolo lo strumento della lingua scritta. 400 anni prima di don Milani, si rende conto che soltanto chi sa utilizzare il formidabile strumento della parola può avvicinarsi consapevolmente alla parola di Dio e può trovare in essa il fondamento della libertà individuale e collettiva.
Per questo, seguendo le intuizioni della "Libertà del cristiano" di Lutero, si dedica non solo a un'intensa opera di proclamazione della Sacra Scrittura, ma anche all'elevazione culturale delle persone, soprattutto dei più deboli, scrivendo in lingua slovena un importante Catechismo, numerosi testi e traducendo il Nuovo Testamento e i Salmi. Per questo viene ricordato sia come il più importante annunciatore dei principi della Riforma a sud del Danubio che come il "padre" della letteratura slovena.
Ha operato molto nel Goriziano, quasi tutta la popolazione, anche grazie alla sua convinzione e alla sua capacità oratoria, si è avvicinata al luteranesimo. Ha soggiornato a Vipavški Križ, ha predicato dal balcone della casa Ungrispach nell'attuale Piazza Cavour di Gorizia, è transitato per il castello di Rubbia, dove ogni anno viene ricordato con una semplice cerimonia intorno a un bel monumento edificato in sua memoria.
Colui che è nato nella casa dove il grano veniva trasformato in pane, ha saputo macinare la voce umana trasformandola nel pane della parola, l'alimento fondamentale dell'umana libertà.
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