Se ne parla poco, ma è un problema grande. Mentre dallo Stato piovono contributi finanziari un po' ovunque, i lavori pubblici, ma anche quelli privati, rischiano la paralisi.
Perché? Perché durante i periodi del più intenso lockdown il reperimento delle materie prime e la loro lavorazione ha subito un fortissimo rallentamento, mentre improvvisamente, in questo ultimo paio di mesi e anche grazie ai vari "bonus" governativi, la domanda è letteralmente impazzita facendo "saltare" il mercato.
In altre parole, i produttori non sono in grado di soddisfare tutte le richieste che ricevono perché non attrezzati a simili ritmi. In questo modo in cantieri rischiano di fermarsi a tempo indeterminato, con il conseguente sforamento dei limiti di tempo previsti per l'ottenimento dei benefici e, spesso, la necessità di restituire i contributi già stanziati.
Tale grave situazione si aggiunge a quella derivata dalla chiusura di tante piccole imprese, gestite soprattutto da stranieri che preferiscono tornare nella propria patria, lasciando quindi molti "buchi" difficili da riempire per ciò che concerne l'indotto, in un sistema produttivo nel quale da una parte ognuno ha bisogno dell'altro, dall'altra l'assenza di uno penalizza tutti.
In altre parole, c'è il concreto rischio di assistere a una serie di fallimenti a catena o di vedere tanti cantieri bloccati, tristemente rinchiusi in squallidi recinti in attesa di tempi migliori. E i soldi piovuti dal cielo (dai governi nazionali e regionali) ritornano in cielo, senza aver prodotto altro che ulteriore consumo d'ambiente, povertà e disoccupazione. Miracoli del Capitalismo...
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