domenica 18 aprile 2021

In memoria di "circa" 800 caduti nel Mare Mediterraneo

Il 18 aprile 2015 "circa" 800 migranti persero la vita nel Mediterraneo, nelle acque antistanti alla Libia, a causa dell'affondamento della nave che avrebbe dovuto condurli sulle coste italiane. Si tratta della più grande tragedia nel mare dalla fine della seconda guerra mondiale.

Fa pensare quel "circa", tramandato dalle cronache giornalistiche. "Circa" vuol dire più o meno. Potevano essere 850 o 750, forse 900... Quel "circa" offre inconsapevolmente la cifra della distrazione, dell'abitudine alla morte. Ognuno di quei "circa" 800 era una persona, soggetto portatore di diritti e di doveri, essere "unico e irripetibile", partecipe dello straordinario ed effimero mistero della Vita. Colui che è annegato non è un numero fra i tanti o un "circa" tra coloro dei quali si sono rintracciati i cadaveri e quelli dispersi. E' un essere umano, con la propria storia, con una famiglia lasciata indietro nell'ansia, con una speranza nel cuore, con una competenza acquisita negli anni, con il desiderio di un futuro... come ogni altro simile, sorella o fratello che sia, parte integrante della famiglia umana.

Quei "circa" 800 non sono stati uccisi da un incidente o da un imprevisto, ma da politiche omicide, approvate e coordinate dalla "civilissima" Unione Europea, dove forze sovraniste e razziste perseguono la chiusura dei porti e dei confini, mondi straricchi che elevano i muri contro gli eserciti indifesi degli strapoveri, che cercano di fuggire dalla guerra, dalla fame e dalle persecuzioni. Innalzano nuovi muri, proprio coloro che avevano esultato per il crollo del muro di Berlino e delle reti che dividevano l'Europa. Evidentemente non erano stati demoliti nel nome di un'autentica giustizia e libertà, ma della vittoria del liberalismo capitalista, in grado di garantire la libera circolazione delle merci ma di impedire quella delle persone.

Dal 18 aprile 2015 tanti altri sono morti nel mare, nei boschi dei Balcani, nei campi di concentramento in Libia, in Turchia, nelle Isole Greche. I contrabbandieri di gente, le potentissime mafie internazionali, hanno moltiplicato i loro introiti ottenute con una riedizione dello schiavismo antico. Nessuno sembra voler o poter contrastare la loro violenta ingordigia, forse solo le ong - tanto vituperate e ridicolizzate dalle destre nazionaliste - che solcano le acque alla ricerca di naufraghi da salvare. 

L'Europa deve immediatamente cambiare indirizzo, passare dalla "difesa dei propri confini" dall'assalto dei profughi disarmati alla "politica dell'accoglienza", che implica una nuova concezione dell'economia, del lavoro, dell'abitazione, dei diritti, della cultura. E' una nuova concezione che avvia la costruzione di un nuovo sistema sociale, dal momento che la concezione della relazione fra le persone nell'epoca della globalizzazione è assolutamente decisiva per il futuro non soltanto dell'Uomo ma dell'intero ambiente vitale.

Auspichiamo che le "circa" 800 persone, una a una, ciascuna di loro e anche tutte le altre disperse nelle rotte migratorie in questi anni, siano ricordate come portatrici dell'istanza profetica di un nuovo mondo, non più fondato sugli interessi del Capitale, ma sulla salvaguardia dei diritti di tutte e tutti i viventi. 

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