venerdì 23 aprile 2021

Riflessioni per il 25 aprile...

Il 25 aprile è la data ufficiale nella quale, a livello nazionale, celebriamo il 76° anniversario della Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazi-fascista, che ha condotto l’Europa e il Mondo all’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Ricordiamo in questo giorno tutte e tutti coloro che hanno deciso di rischiare e perdere la propria vita per combattere contro gli oppressori, per garantire alle nuove generazioni un futuro di libertà, di giustizia e di autentica pace. La lotta e il sacrificio da essi sostenuto hanno consentito di ricostruire la Nazione sulle macerie del conflitto, dando a essa il fondamento sicuro della Costituzione Repubblicana, frutto della convergenza ideale, culturale e politica tra i rappresentanti delle diverse forze che si sono impegnate contro la dittatura fascista.

Non ci si può dimenticare di quegli eventi, meno che meno indebolire la loro importanza ponendo sullo stesso piano le vittime e i carnefici, in una malintesa interpretazione della cosiddetta memoria condivisa o riconciliata. E’ necessario che sia garantita il pieno sostegno morale e materiale alla ricerca storica, affinché si possano offrire criteri di lettura veritieri e scientificamente fondati. Sono da guardare con preoccupazione i tentativi di ignorare il significato e la forza della Resistenza, perfino attraverso la minaccia intimidatoria nei confronti di chi propone lo studio di documenti in grado di fornire uno sguardo d’insieme complessivo e seriamente documentato sugli avvenimenti della prima metà del Novecento.
Senza una corretta analisi, diventa molto concreto il rischio di una nuova diffusione dei semi venefici della violenza, degli interessi egoistici e del razzismo.

La pandemia ha rivelato la fragilità di un sistema economico basato sul criterio dell’arricchimento a ogni costo, portando anche nel Nord del mondo la paura quotidiana della morte che attanaglia da sempre la stragrande parte dell’umanità, schiacciata dalla fame, delle malattie e dalle guerre.

Come ne usciremo? Cosa significa “Resistenza” in epoca di contrasto globale al coronavirus? Significa anzitutto ritrovare, proprio dentro la comune partecipazione alla stessa sorte dolorosa, l’importanza della fraternità e sororità universali. Significa liberare dal vincolo dei brevetti e della macroeconomia i vaccini, non corrispondendo agli interessi delle case farmaceutiche e non riservandoli soltanto all’”occidente” ricco. Significa prepararsi ad affrontare la stagione della ripresa, chiedendo maggiore impegno di risorse a chi più ne ha, al fine di poter aiutare e sostenere le tante realtà messe in crisi dalle pur necessarie regole di contrasto al contagio. Occorre soprattutto investire in efficaci politiche del lavoro, secondo i principi del “lavorare meno, lavorare tutti”, dell’assoluta garanzia di giusto salario e di un convinto contrasto al caporalato, allo sfruttamento, all’insicurezza dei lavoratori.

I fenomeni migratori continuano e interessano donne, uomini e bambini che devono affrontare incredibili pericoli per poter raggiungere quello che essi credono essere l’approdo della speranza e di un futuro sostenibile. Tanti affrontano il Mare Mediterraneo e migliaia hanno perso la vita nelle sue acque. Tanti altri risalgono via terra lungo la cosiddetta “rotta balcanica” e centinaia hanno perso la vita nei boschi e nei fiumi dei Balcani, molti sopportano grandi disagi nei campi di concentramento disseminati in Turchia, in Libia, nelle isole greche e sui confini tra la Bosnia e la Croazia. “Resistenza” significa stare dalla loro parte, sostenere lo sforzo enorme delle ong che – vilipese da una parte cospicua dell’opinione pubblica – salvano le vite dall’annegamento e cercano di garantire, non sempre riuscendoci, la tutela e i diritti di coloro che giungono sul territorio italiano e vengono respinti in Slovenia, sulla base di accordi antichi, precedenti all’obbligo di praticare la legislazione dell’Unione Europea.

I cambiamenti climatici hanno portato il Pianeta sulla soglia della rovina. Le vicende connesse all’epidemia hanno reso meno alta la voce di Greta Thunberg e dei milioni di giovani che da almeno due anni scendono in piazza nei “venerdì per il futuro”. Occorre invece prendere seriamente in considerazione una “Resistenza” anche in questo campo, in grado di coniugare la necessità di una riconversione industriale a quella dell’acquisizione di nuovi stili di vita, improntati all’equità e alla solidarietà. L’autentica trasformazione del mondo inizia dalla serietà e consapevolezza dei nostri acquisti quotidiani.

Infine, ma soltanto per fermarsi a pochi esempi, “Resistenza” è chiedere, senza stancarsi mai, fino al raggiungimento dell’obiettivo, verità e giustizia per Giulio Regeni. E’ volere la liberazione di Patrick Zaki dalle prigioni egiziane, anche attraverso il conferimento della cittadinanza italiana. E’ richiamare per chiarimenti l’ambasciatore in Egitto, piuttosto che realizzare affari vendendo navi da guerra e armi a un Paese dove la democrazia è infangata dalla delazione e dalla tortura.
Tutto questo riguarda il mondo intero, l’Europa, l’Italia, la nostra Regione. 

Non cediamo alla tentazione del far finta di niente, non rifiutiamoci di impegnarci, ciascuno secondo la propria indole e responsabilità.

Solo così “ora e sempre, Resistenza sarà”.

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