Mentre il periodo di Natale accende città e paesi di luci e di suoni, quattro persone sono morte di freddo e di stenti in Friuli Venezia Giulia.
Sono migranti, provengono da luoghi del mondo dove infuriano la guerra e la fame. Come Gesù bambino, non trovano posto negli "alberghi" e devono accontentarsi di casolari fatiscenti esposti al vento, alla pioggia e alle intemperie.
Questa situazione va avanti da anni, sottolineata grottescamente da amministratori in-coscienti (o forse molto coscienti) che si vantano di aver "ripulito" piazze, gallerie, parcheggi sotterranei. A volte addirittura arrivano a fomentare l'odio contro questi fratelli, negando il diritto alla loro cultura e spiritualità.
Se i quattro sono quattro - ma ognuno di loro è un essere umano, portatore di emozioni, speranze, attese, sacrifici immani vanificati dalla porta dell'opulenza chiusa in faccia - è perché centinaia di volontari si sono ribellati. Sono loro che ogni notte ricevono i reduci dalla rotta balcanica, li curano amorevolmente, fanno salti mortali per procurare cibo e coperte. Senza di loro i disagi sarebbero ancora più grandi, universali e i caduti di questa guerra a senso unico sarebbero migliaia. E questi angeli di umanità sono costretti a subire lo scherno di chi ha l'autorità per intervenire, individuando scelte, risorse e percorsi che non siano limitati a spostare le persone come se fossero pacchi postali. Quella che ancora qualcuno chiama emergenza - dopo più di un decennio - è, nel migliore dei casi, incapacità di intendere e volere.
La vergogna ci coinvolge tutti, siamo comunque parte di questo sistema che privilegia i ricchi e affossa i poveri. Il dolore delle vittime penetra a fatica tra presepi luccicanti che alcuni vorrebbero imposti dalla legge e alberi multicolori. L'indignazione è grande, ma che fare?
Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti - ci sbatteva in faccia un tempo Fabrizio de Andrè. Sì, perchè l'indignazione non è soltanto un grido assolutamente indispensabile contro chi governa e amministra chiudendo gli occhi davanti a ciò che sta accadendo. E' anch un impegno personale affinché nel proprio piccolo ognuno possa operare per costruire un'umanità davvero senza confini, dove l'essere parte della famiglia umana venga prima e valorizzi la diversità di lingua, cultura e religione.
Altrimenti, anche i droni proiettati nel cielo, i fuochi d'artificio di fine anno, le feste goriziane per la fine della capitale della cultura... se non segneranno lì'inizio della Capitale dell'accoglienza e della pace, svaniranno in un'eco di sottile ipocrisia.
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Condivido ogni parola. Una denuncia - riflessione sofferta per la sorte toccata a questi quattro giovani fatti morire di freddo e di stenti. Sembra di rivivere il racconto del partigiano "Neri", quando descriveva che nelle montagne Friulana e Slovena si moriva di freddo, fame e tanta paura (combattendo i nazisti tedeschi e fascisti italiani). Per conquistare la libertà, questa "libertà opulenta che ora fa morire gli immigrati.
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