sabato 29 novembre 2025

Žižek all'Epicenter, uno dei punti più elevati dell'Evropska Prestolnica Kulture

Slavoj Žižek è una di quelle persone che staresti ad ascoltare ininterrottamente per un giorno intero. All'Epicenter, la sera di venerdì 28 novembre, ha incantato i presenti che lo hanno ascoltato, seguendolo con il fiato sospeso nel suo impetuoso intervento. E' un vero fiume in piena, inarrestabile e incontenibile. 

Ed è anche uno di quei personaggi dei quali non riusciresti mai a dare una definizione e neppure a inquadrare in uno schema logico e organico. Ciò non dipende dalla mancanza di chiarezza, ma dall'incredibile capacità di comunicare un flusso ininterrotto di inesauribili concetti attraverso un linguaggio coinvolgente e accattivante.

Insomma, cosa ha detto di tanto importante? E' difficile dirlo, si ha come la sensazione di ascoltare un gigante della comunicazione e di non volerlo restringere dentro gli angusti meandri della propria sempre limitata comprensione. Comunque, qualche punto in movimento di uno dei più importanti pensatori del mondo attuale, è possibile individuarlo.

Straordinaria è l'analisi del presente, con una critica intensa alla sinistra planetaria che ha abbandonato i suoi temi fondamentali, regalando lo spazio del populismo alla destra più estrema. Certo, sorprende sentir definire Trump un figlio del Sessantotto, come pure riportare il fascismo in una sfera ben più ampia di quella nella quale la storia moderna lo abbia rinchiuso. Colpisce il rispetto nei confronti dell'esperienza di ogni religione, ma anche la chiarezza nell'indicazione della necessità di un suo superamento. Al di là della simpatica esemplificazione, c'è un'immensa apertura filosofica nella lettura paradossale dell'Inferno dantesco, là dove sempre accade qualcosa di interessante, se paragonato alla noiosità dell'eterno ripetersi della beatitudine del Paradiso. Terribile il richiamo ai luoghi della sofferenza più eclatante del Pianeta, le guerre in Gaza, in Ucraina, in Sudan, in Eritrea, ma anche alle lande sconosciute dove le mafie internazionali avviliscono la stessa idea di homo sapiens. A ogni finestra aperta sul disastro del crepuscolo del capitalismo, corrisponde una permanente domanda: e adesso? Che cosa ci aspetta? Che cosa possiamo fare? Più difficile trovare nelle risposte operative, costruttive di Žižek  la stessa lucida coerenza logica con la quale si pone e offre ai suoi uditori gli interrogativi e le analisi. Assai interessante la conclusione, totalmente controcorrente: l'assunzione del coraggio della di-sperazione come necessità e condizione per un'operatività rivoluzionaria. Come dire che la speranza tranquillizza e inibisce, la sua mancanza, lungi dall'essere distruttiva, costringe a uscire allo scoperto e a trasformare l'inerzia in azione. Si procede e si influenza un cambiamento, della portata e dell'orizzonte del quale tuttavia nessuno ha ancora piena consapevolezza. La crisi - scriveva nel 1930 Antonio Gramsci, citato dal filosofo sloveno - consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere. E in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.

Sì, c'è tanto, ma tanto altro. Non resta che ritagliare del tempo per meditare, per pensare e per agire. Perché - questo è un mio personale punto di vista - senza una profonda rivalutazione della filosofia, non potrà accadere nulla di buono nel Mondo!

2 commenti:

  1. Colpo grosso Andrea, un ottimo finale che dimostra quante moltissime realta' siano maturate sottotraccia, oltre lo sfolgorio seppur piacevole delle manifestazioni, l'interesse tematico della convegnistica, l'emergere continuo di una multiculturalita' reale, profonda ed attentamente volta a guardare un futuro ancora nebbioso... Quanti rapporti umani preziosi, conoscenza reciproca di persone e popoli. hanno iniziato un cammino...xhe non si fermera'

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    1. Buon proseguimento Go!2025 verso un futuro che hai saputo aprire. Grazie.

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