A Linz in Austria, città 7-8 volte più grande di Gorizia, dalla periferia si può arrivare al lavoro ovunque in bici, il centro storico è conteso tra piste ciclabili e tram elettrificati, poche automobili, traffico sostenibile. Salzburg offre la medesima impressione, con ciclabili molto belle che perforano la montagna sotto il castello, permettendo di raggiungere il centro senza vedere una sola automobile. La vicina Ljubljana, come del resto buona parte della Slovenia, dimostra una spiccata attenzione nei confronti dei ciclisti, anche se alcune criticità vengono rilevate, è presente perfino un informale "sindaco dei ciclisti" che ha lo scopo di tenere alta l'attenzione delle amministrazioni intorno ai diritti dei ciclisti. In questo caso lasciano a desiderare i trasporti pubblici, con conseguente intasamento, nelle ore di punta, delle vie che dalla periferia conducono verso il cuore della città. L'inquinamento dell'aria non rende certo felici i ciclisti che arrancano a lato di strade invase da veri e propri fiumi di automobili. Trieste è un po' particolare, ci sono numerosi tracciati di ciclabili, la maggior parte di essi finisce nel nulla, lasciando sconcertato l'utente che non sa da che parte andare e quali siano i suoi diritti rispetto a quelli dei pedoni. La pista sulle Rive non sarebbe una cattiva idea, se non fosse che in alcuni tratti debba essere ancora finita, in altri il selciato di pietra grezza irregolare mette a dura prova camere d'arie e copertoni, quando arrivano le Grandi Navi (in certi periodi ogni giorno), il tratto migliore della ciclabile viene chiuso per lasciare spazio alle corriere che vengono a raccogliere i turisti. C'è un discreto servizio di bike sharing, non sempre tecnicamente impeccabile, ma con un ottimo personale di riferimento pronto ad affrontare e risolvere eventuali problemi. Verona eccelle, da parecchi anni, con un servizio ai ciclisti di buona qualità, ciclabili sulle carreggiate delle strade principali, può nascere qualche controversia con i pedoni soprattutto in centro. Ottimo è il servizio di bike sharing, funzionale e con postazioni diffuse e ben servite in tutte le zone importanti della città. Normali i mezzi pubblici, senza lode né infamia.
E la Capitale europea della Cultura 2025?
Detto dei nuovi percorsi, culminanti nel ponte ciclabile di Solkan e nella bella kolesarka fino a Plave, le dolenti note vengono dai centri città. Non esiste un sistema di trasporto pubblico coordinato tra le due/una città, se si eccettua il servizio del pionieristico autobus transfrontaliero avviato ancora all'inizio degli anni 2000. A Nova Gorica le ciclabili ci sono, ma non sempre sono funzionali, con frequenti sparizioni in occasione dei principali incroci. Notevole la Nova Gorica-Šempeter, costruita ancora negli anni '50 sul tracciato del mai realizzato secondo binario della ferrovia Transalpina, è ancora oggi un bellissimo percorso di collegamento, indispensabile un tempo per i lavoratori che da casa dovevano raggiungere le fabbriche o gli uffici, non potendo più attraversare il confine. Il centro di Gorizia è buon ultimo in questa pseudo classifica. La dorsale principale, quella che alcuni vorrebbero giustamente chiamare la "ciclovia della cultura", dalla stazione centrale a quella, in Slovenia, di Trg Evrope, è totalmente sprovvista. Il tentativo di portare la pista sulla carreggiata è stato cassato dagli stessi proponenti, con il risultato che oggi percorrere Corso Italia è diventata esperienza abbastanza pericolosa. Altrove si è risolto con pittogrammi, a volte sensati, nella maggior parte risibili, se si vuole rimanere nell'ambito dell'eufemismo. Perfino una parte del centro storico, il Corso Verdi pedonalizzato, è precluso dai segnali di divieto alle bici. Tutto converge a scoraggiare i più convinti, figurarsi coloro che cercano delle buone motivazioni e che si rendono conto di una situazione difficile e delicata, soprattutto per i bambini.
Eppure Gorizia e Nova Gorica potrebbero essere il territorio ideale per sviluppare un piano del traffico che penalizzi le automobili e favorisca gli spostamenti "a misura d'uomo". Chi va in bicicletta (o a piedi) aumenta la qualità della propria vita, vive la città con maggior attenzione, costruisce più facilmente relazioni sociali, fa salutare movimento e se non ci fosse il traffico motorizzato, respirerebbe aria pura. Il ciclista fa del bene anche agli altri, non consuma combustibili fossili, contribuisce a diminuire l'inquinamento atmosferico. E' un cittadino consapevole e responsabile, anche nelle sue scelte di vita, generali e quotidiane.
Perché non avere il coraggio di un'autentica innovazione, valorizzando le ciclabili ovunque e potenziando il servizio di trasporto pubblico? Perché non disincentivare comportamenti assurdi? Basta andare davanti a una scuola, in particolare in un giorno di pioggia, per vedere con tristezza l'intasamento delle auto di genitori innervositi che scaricano i figli esattamente davanti al cancello. Oppure notare che per andare al posto di lavoro, distante meno di un chilometro, molti tirano fuori l'auto dal garage e passano mezz'ora nel cercare parcheggio più vicino possibile alla porta d'ingresso. Perfino i pensionati usano tanto l'auto, per andare a comprare il giornale sostando esattamente davanti all'edicola o per raggiungere il bar e giocare una partita di carte. Si dice questo non per giudicare, ma per constatare. La battaglia per una città pulita e a misura di bambino si deve combattere tutti insieme, le istituzioni per ciò che è di loro competenza, ogni residente per ciò che concerne gli stili di vita quotidiani.
E se qualcuno ha tempo e volontà, la "ciclovia della cultura" propone per la prossima domenica una bella pedalata, tutta in pianura, lungo la ciclabile sul confine, visitando Miren, Vrtojba e Šempeter. "Andemo di là", propongono gli organizzatori riproponendo un titolo già sperimentato con successo con "Il libro delle 18.03". Ma sì, dài, andiamoci di là, ma in piedi o in bicicletta! Partenza al valico del Rafut, domenica 26 novembre, ore 10.
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