sabato 18 novembre 2023

Nel 2025, un'esposizione "dal preromano al postmoderno"?

Il campanile di Aquileia, nella nebbia
Si parla molto di una "mostra clou" della Capitale europea della Cultura 2025. Sembra che sia dedicata al "Tesoro di Aquileia", intendendo con ciò l'esposizione dei reperti sacri custoditi nelle casseforti dell'Arcivescovado di Gorizia. Almeno, questo è ciò che era stato programmato negli anni precedenti il Covid, quindi anche la prestigiosa "nomination" europea, immaginando le sedi espositive di Palazzo Meizlik ad Aquileia, di Santa Chiara a Gorizia e di Kostanjevica.

Nel contesto attuale, con lo sguardo di un Continente rivolto al territorio Goriziano, l'idea non può che essere rivisitata in termini essenzialmente culturali, con un generale allargamento di visione che possa consentire ai visitatori - ma anche ai residenti - l'approfondimento dei motivi che hanno giustificato la scelta transnazionale effettuata per la prima volta dall'Europa.

Per questo sarebbe necessario percorrere un tempo che va "dal preromano al postmoderno", coinvolgendo le già più che disponibili realtà culturali del territorio. Lo splendido Museo Archeologico Nazionale di Aquileia potrebbe raccontare l'intreccio tra spiritualità e arte nel periodo precedente e seguente la colonizzazione romana del II secolo a.C. Il Paleocristiano di Monastero offrirebbe uno spaccato sulla vita quotidiana dei cristiani del IV secolo, nello spettacolare contesto del sito Unesco, con le zone archeologiche e i mosaici teodoriani della Basilica. Il Palazzo Meizlik, sempre ad Aquileia, potrebbe ospitare i reperti che riguardano la storia del Patriarcato, dalle origini al 1751, mentre Santa Chiara a Gorizia e Kostanjevica potrebbero ospitare le memorie documentarie delle Arcidiocesi di Gorizia e di Udine. La Sinagoga e il cimitero ebraico di Rožna dolina potrebbero raccontare la vicenda dell'ebraismo goriziano, mentre la chiesa metodista di Via Diaz offrirebbe la testimonianza della duplice fase di proposta dell'evangelismo protestante, nel XVI secolo con la predicazione di Primož Trubar e nel XIX con l'iniziativa degli industriali Ritter. Il castello di Miramare potrebbe essere il prestigioso richiamo all'epopea degli Asburgo, fondamentale punto di vista per comprendere le specificità internazionali della zona. Il Goriški Muzej, nelle sue varie sedi, potrebbe narrare la storia dell'insediamento degli sloveni nella terra che dalla "sclavorum lingua" ha preso il nome di "Goriza" (documento di Ottone III al Patriarca Giovanni nel 1001), ma anche sottolineare la fondamentale esperienza del Novecento Goriziano, con le ingiustizie e le tragedie, ma anche con le rinascite, le opere d'arte, i luoghi che hanno visto la transizione da campo di battaglia a capitale europea della cultura, le persone che hanno contribuito all'abbattimento dei muri, i vari Basaglia, Ravnikar, Mušič, Tone Kralj e tantissimi altri. Il santuario di Sveta Gora potrebbe esporre le tante e meravigliose testimonianze artistiche della religiosità popolare, senya dimenticare l'epopea degli "Staroverci", i vecchi credenti vissuti nella semi clandestinità nelle valli dell'Isonzo e del Vipacco.

Ecco, così, solo per dire che sarebbe davvero interessante un'unica mostra su diverse sedi, incentrata non soltanto sul peraltro importante periodo patriarcale, ma sulla celebrazione generale di una Storia drammatica e affascinante che appartiene a ciascuna e ciascun abitante di questa variopinta, multiforme, plurale congerie di popoli e culture. 

Nessun commento:

Posta un commento