Il 4 novembre è un giorno di memoria. L'Italia ricorda la "Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze Armate", con uno strano accostamento che sembra voler attribuire alle Forze Armate un ruolo decisivo per ciò che concerne la realizzazione dell'unità della Nazione.
Qualche decennio fa era la "Giornata della Vittoria" e il riferimento era alla fine della prima guerra mondiale e all'arrivo dei soldati italiani a Trieste. Per fortuna gli storici hanno sistemato la retorica e hanno dimostrato quanto sconfitte abbia in realtà generato quell'effimera vittoria.
Si parla di quella che papa Benedetto XV definì "orrenda carneficina" e "inutile strage". La guerra nel complesso ha provocato la morte di oltre 15 milioni di persone, metà militari e metà civili, senza contare i mutilati e i feriti, senza aggiungere gli altri milioni di esseri umani uccisi dalla febbre spagnola, diretta conseguenza degli stenti e della miseria derivate dal conflitto. La prima guerra mondiale ha sconquassato anche gli equilibri politici ed economici del mondo intero, provocando insieme alla fine dei grandi Imperi lo squilibrio politico dal quale germoglieranno i semi venefici del fascismo e del nazismo, le premesse cioè dell'ancor più devastante seconda guerra mondiale.
Quindi, non c'è proprio niente da festeggiare, soprattutto in un periodo in cui la forza delle armi sembra prevalere su quella della ragione e tante nuove battaglie seminano sangue e distruzione in Ucraina, in Palestina, in Sudan e in tanti altri angoli del Pianeta. Ricorrenze come quella odierna dovrebbero allertare chiunque e aiutare ogni persona a formulare pensieri di pace, diplomazia, diritto particolare e universale. Milioni di giovani cancellati dalla Vita dovrebbero esser un monito a una nuova stagione di generale disarmo, di costruzione di arbitrati internazionali efficienti, come del resto prospettato nel lontano 1917 dallo stesso Benedetto XV, unico pontefice ad aver auspicato la distruzione di tutti gli arsenali militari presenti nel mondo, e perfino dal presidente degli Stati Uniti Wilson, nei suoi "punti", condizioni per la sopravvivenza dell'intera umanità.
Per questo la "Giornata" del 4 novembre dovrebbe essere dedicata alla memoria di tutti i morti assassinati in tutte le guerre. E sarebbe necessario che protagonisti siano i veri fondatori dell'unità dell'Italia e dell'Europa, cioè i costruttori di Pace. Bisognerebbe ricordare prima di tutto coloro che hanno rischiato e spesso perso la vita per sostenere le popolazioni provate dagli stenti connessi alla guerra. Si dovrebbe dedicare un pensiero grato ai disertori, a quelli che hanno preferito morire, falciati senza pietà dai carabinieri, piuttosto che uccidere altri soldati "con lo stesso identico umore ma con la divisa di un altro colore". Sarebbe importante ricordare le estreme sofferenza dei civili, che hanno dovuto subire le scelte infauste di politici incoscienti e quelle conseguenti dei generali che si sono succeduti al comando delle forze armate.
Davanti ai milioni e milioni di uccisi, sarebbe ben più giusto promuovere la riflessione e l'educazione alla nonviolenza attiva, unica reale alternativa al perpetuarsi nella storia del flagello non naturale ma artificiale della guerra. Ci si trova invece mestamente a dover contemplare amaramente una guerra assurda come quella che si sta svolgendo in Ucraina, là dove l'incaponimento dell'UE e degli USA continua ad alimentare l'uso delle armi che seminano catastrofi senza senso, invece che promuovere quelle trattative che in ogni caso saranno l'unico esito possibile del conflitto: un anno e mezzo di stragi per essere sempre praticamente al punto di partenza! E ci si trova a prendere atto della sorprendente condivisione di tanti "occidentali" con una vendetta sanguinosa e crudele come quella che Israele sta portando avanti a Gaza, disseminando di cadaveri e di macerie la strada sempre più impraticabile di un accordo in grado di garantire a tutti i contendenti libertà, giustizia e concordia. La violenza estrema di Israele sta di fatto favorendo il raggiungimento degli obiettivi del gesto criminale di Hamas, cioè la destabilizzazione del Medio Oriente, l'accordo tacito o espresso dei Paesi arabi, l'insicurezza che ha portato perfino al ripristino dei confini in Europa, il compattamento dell'opinione pubblica di base, sconcertata dopo gli attentati del 7 ottobre e ora schierata dalla parte delle migliaia di vittime inermi di quella che altro non sembra essere che una rappresaglia non contro Hamas ma contro l'intera Gaza.
Ecco allora, dov'è la Vittoria? L'unica Vittoria (con la V maiuscola) sarà quella della Nonviolenza e i veri eroi saranno i suoi testimoni, profeti e martiri. Il ricordo della carneficina che è stata la prima guerra mondiale diventi la Giornata di valorizzazione e della promozione dei corpi civili di pace, degli studi diplomatici e dei costruttori di relazioni improntate alla giustizia nella verità.
Condivido tutto, la Giornata cui ti riferisci all'ultimo paragrafo potrebbe essere l'inizio per una presa di coscienza della Nonviolenza
RispondiEliminaSemplicemente grazie Andrea per queste profonde che temo rimarranno inascoltate nel cupo momento di declino culturale che stiamo vivendo
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