giovedì 16 novembre 2023

"Critical zone" del regista iraniano Ali Ahmadzade

 

Quando sentiamo la parola "Iran", pensiamo ordinariamente ai diritti umani, al velo delle donne, alla guerra decennale con l'Iraq e così via.

Il film Critical zone, del regista iraniano Ali Ahmadzade, fa piazza pulita di qualsiasi stereotipo e conduce lo spettatore nel cuore di una totalmente sorprendente Teheran notturna.

"Conduce" è il verbo più adatto perché Amir, il protagonista, è quasi sempre  seduto nella sua sgangherata autovettura e segue strada dopo strada le indicazioni quasi ultraterrene della voce metallica di google maps. Quando non guida o no gironzola per la grande città, sta a casa dove condivide la vita con un simpatico e affettuoso cane.

Cosa fa Amir? E' un piccolo spacciatore di droga, incontra clienti di ogni sorta e non ci guadagna granché, perché la maggior parte delle sue azioni sono rivolte a fornire un aiuto materiale e per così dire, anche spirituale. A uno offre un passaggio conducendolo dalla parte opposta della metropoli, a un'operatrice sociale chiede di poter collaborare nell'alleviare il dolore delle persone. Riempie la sua solitudine trascinando fuori dalla strada una donna che lo guarda con ammirazione, giunge perfino a risollevare, con azioni e parole da santone o da prete, un ragazzo devastato dalle sostanze. Non riesce a risuscitarlo dall'apatia, ma consola la madre affranta che lo ringrazia con gli occhi colmi di lacrime di commozione.

Riceve la droga da un'hostess con la quale "viaggia" a velocità supersonica, in una strepitosa scena che nello stesso istante coinvolge e sconvolge.

Amir non è un modello morale, tutt'altro, ma è un uomo che dimostra come la bontà non si accompagni necessariamente all'eticità e - come in una trama di Dostoevskij o di Graham Green - permette di scoprire gli angeli della risurrezione nei bassifondi più oscuri di un'umanità dimenticata. Il racconto di Ahmadzade non è una denuncia politica né la presentazione di un modello da seguire. E' una parabola simile a quella del buon samaritano, là dove i sacerdoti e i leviti del capitalismo passano oltre alla sofferenza umana senza neppure accorgersene e lo "straniero" si china a curare le ferite di colui che "è stato malmenato dai briganti".

Come ogni parabola, non ci si deve cercare un suggerimento su cosa fare nella vita, ma scoprire l'"allegoria", cioè ciò che va al di là dell'eticamente corretto e del perbenismo di facciata per scoprire cosa c'è nella sfera più profonda del cuore dell'uomo, come pure degli inferi degli ampi viali e dei vicoli oscuri di una città affascinante e inquietante come è l'immensa Teheran. 

Insomma, se avete occasione, non perdete Critical zone, di Ali Ahmadzade.

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