martedì 31 agosto 2021

Afghanistan, prima che "l'ordine regni a Kabul"

Confine tra Slovenia e Croazia, estate 2021
Uno degli aspetti inquietanti della crisi afghana è la sua prevedibilità.

Scoppiata la guerra, all'indomani degli attentati alle Torri gemelle di New York, non solo il profeta Gino Strada ma anche tanti osservatori avevano previsto tutto ciò che sarebbe accaduto. Il momentaneo allontanamento dei talebani dai centri di potere ufficiali non avrebbe consentito un adeguato controllo del territorio, il sistema tribale non sarebbe stato scompaginato, il terrorismo sarebbe stato alimentato, per di più anche nel conflitto permanente tra le diverse componenti dell'estremismo locale.

Del tutto prevedibili era anche il disimpegno delle forze cosiddette "occidentali", una volta raggiunti i propri interessi economici e gli accordi più o meno segreti con chi - anche questo del tutto prevedibile - si sarebbe subito dopo impadronito del potere.

Venendo alla terribile estate appena trascorsa, era prevedibile che i Talebani avrebbero inflitto cruente vendette a chi aveva collaborato con il regime "democratico" (?) precedente, che il terrorismo isis avrebbe colpito la gente in fuga verso l'aeroporto di Kabul - i  questo caso c'è stato perfino il preavviso di qualche ora! Ed era scontato che tutto ciò avrebbe accelerato l'evacuazione di chi è riuscito a raggiungere gli aerei in partenza nonché la definitiva ingloriosa chiusura dell'occupazione militare dell'Afghanistan. Come è stato ed è prevedibile che - a parte il personale che ha collaborato con gli "stranieri" - tutti coloro che fuggiranno troveranno davanti al loro cammino muri e reticolati che impediranno loro di raggiungere la pace agognata.

Ed è prevedibile, purtroppo, che chiuse le ambasciate e cancellata la presenza del Nord del mondo a Kabul, tutto ciò che accadrà non interesserà più in alcun modo l'universo mediatico e i riflettori si spegneranno sulle tragedie che invece continueranno a verificarsi nel silenzio generale. Un silenzio che sarà rotto soltanto dalla preoccupazione di come fermare l'ondata di profughi che percorreranno di nuovo le rotte della speranza per raggiungere l'Eldorado dell'unione Europea.

Sì, perché lo sguardo dei ricchi è terribilmente miope e si accorge del dolore del Pianeta soltanto quando in qualche modo ciò che accade lo riguarda da vicino. Chi si scandalizza per l'assurda guerra nel Tigray che procede nel silenzio generale? O per la situazione del Sud Sudan o dell'atavica fame che attanagli ancora buona parte dell'Africa?

E così purtroppo accadrà con l'Afghanistan, ridotto da quaranta anni di guerra a uno dei Paesi più poveri del mondo. La sorte delle donne, dei bambini, degli uomini che vorrebbero costruire una Nazione realmente libera, non interesserà più a nessuno, fatte le nobili eccezioni di Emergency e delle tante ong che lavorano là dove la terra brucia e le associazioni che si battono ovunque per la tutela della vita e dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

Sarà così? Sarà come è accaduto in Iraq, in Siria, in Libano e altrove? Dimenticheremo ancora una volta il grido dei poveri? L'Europa sbarrerà le sue porte e continuerà a stendere lugubri reticolati nei propri confini?

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