Un tratto della Francigena, in Toscana |
Al classico pellegrinaggio a Santiago de Compostela e a quello sempre più frequentato sulla rotta Canterbury-Roma, si sono aggiunte decine di altre offerte, dalla via di Francesco a quella di Benedetto, dal percorso degli dei alle Alte vie dei grandi santuari alpini, senza dimenticare i "nostri" percorsi nel FVG, primo fra tutti il Cammino Celeste e poi la Romea Strata, il giro delle Pievi carniche, la Via di Allemagna.
Sono molte le motivazioni che spingono ad affrontare il viaggio a piedi, particolarmente supportate da un'organizzazione sempre più capillare che consente anche a chi non è particolarmente abituato all'avventura di trovare ogni pochi chilometri, indicazioni precise, luoghi dove alloggiare o mangiare senza eccessiva spesa.
C'è chi parte per fede, avendo come finalità il raggiungimento di un luogo considerato "sacro", dal quale ritornare e affrontare la vita con maggior convinzione ed entusiasmo.
C'è chi cerca sé stesso, ritrovando nella velocità a 4 km/h una concezione ormai smarrita del tempo e dello spazio, riempiendoli di significato attraverso la contemplazione dei paesaggi naturali, delle espressioni artistiche e culturali, degli incontri lungo la via.
C'è chi scopre un turismo alternativo, lento e non troppo faticoso, lontano dalle effimere luci e dai frastuoni delle mete più ambite dal jet set.
Naturalmente il tutto è riservato a persone fortunate, che hanno buone gambe per camminare ogni giorno, tra le 5 e le 10 ore a seconda dei ritmi più o meno intensi che ciascuno sceglie. Ed è possibile solo per chi ha sufficienti finanze per potersi permettere dieci o più giorni lontani da casa.
Marciando si è attenti alle esigenze del proprio corpo e alle difficoltà di chi si incontra, si respirano istanti indimenticabili di gioia nella Natura spesso incontaminata, si soffre per il male ai piedi o alla schiena. Si tende verso una meta, ma ciò che riempie di significato l'andare è proprio il cammino in quanto tale, fuori dalla dinamica dell'ordinarietà, dentro una realtà "nuova", ma non per questo meno reale.
Sui grandi cammini - Santiago e Francigena - si incontra quotidianamente un'Europa unita, si parlano tutte le lingue e ci si scambiano esperienze di amicizia e intesa fraterna. Non sono "vacanze", nel senso etimologico che richiama a qualcosa di "vuoto", sono momenti di pienezza e di senso, in grado di trasformare, anche nel profondo, la vita di chi li affronta con animo aperto e cuore sincero.
E sono anche occasioni per ricordare chi cammina per sopravvivere, non soltanto in termini morali o metaforici, ma anche nella tragica concretezza delle migrazioni planetarie. Milioni di persone camminano, rischiando di morire nei boschi o nella corrente dei fiumi dei Balcani, così come tanti altri affrontano il rischio della morte in mare, per raggiungere la terra promessa dell'Europa opulenta. da lì, invece di essere accolti, vengono respinti o comunque guardati con diffidenza, mentre sono le avanguardie di un nuovo mondo, dove le diversità si intrecceranno nella pace e si formerà una nuova sintesi esistenziale, filosofica e culturale.
Sarà possibile se accetteremo la regola del Cammino, che è quella del rispetto della Natura, del fascino per tutto ciò che è umano e vivo, della disponibilità a lasciarsi interrogare, in ogni istante, sulla via da seguire e sui compagni di viaggio da scegliere. In senso metaforico e reale.
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