domenica 15 agosto 2021

Il rogo del Narodni dom a Trieste. Quando Storia e Memoria si incontrano nell'Arte...

E' stato recentemente pubblicato dall'ottima editrice goriziana qudu di Patrizia Dughero e Simone Cuva, un libro che non dovrebbe mancare nella biblioteca di chi ama la Storia o più in generale la sempre complessa e mai neutrale della ricerca della Verità.

Si tratta del volume La fiamma nera. Il rogo del Narodni dom a Trieste, a disposizione nelle librerie, un anno dopo le celebrazioni centenarie dell'evento, culminate il 13 luglio 2020 con la storica visita dei due presidenti della Repubblica italiana e della Repubblica di Slovenija, nonché con la per ora formale riconsegna dell'edificio alla comunità slovena in quanto tale.

L'originalità dell'opera sta nel racconto dell'avvenimento che segna il primo clamoroso episodio della violenza fascista, attraverso la particolare arte del fumetto.

La documentazione storiografica, puntualmente richiamata nei diversi passaggi, è accurata e rigorosa e consente anche al lettore meno abituato alla divulgazione scientifica di ricostruire la linea di svolgimento dei tragici fatti. Le reali responsabilità sono accertate, la narrazione non indulge mai a prese di posizione condizionate dalle emozioni, perfino gli elementi di dubbio sono opportunamente rilevati, lasciando aperti spazi di interpretazione diversi da quelli proposti autorevolmente dagli autori. 

La vicenda universale consente la partecipazione al clima di crescente intimidazione che caratterizza non soltanto la Trieste dell'immediato primo dopoguerra, ma anche il periodo precedente, a partire dai fermenti irredentisti e nazionalisti che precedono l'annuncio dell'attentato all'arciduca Ferdinando. Le celebrazioni del passaggio delle salme per le vie di Trieste hanno un accento nel contempo mesto e cupo, ben comprensibile peraltro con "il senno del poi". Neanche un mese dopo il mondo veniva acceso dal fuoco della guerra, o meglio di quell'"inutile strage" o "orrenda carneficina" che avrebbe travolto sicurezze secolari e fragili equilibri a malapena mantenuti. 

Il popolo sloveno, in particolare quello della Primorska (Litorale), sarà forse tra le maggiori vittime collettive di tali vicende epocali. Dopo aver combattuto, a volte addirittura versando sangue fraterno sui fronti opposti, si trova tradito dalle potenze vincitrici della guerra e, con il trattato di Rapallo, consegnato a un'indegna deprivazione della propria identità e cultura, prima da parte del Regno d'Italia, poi dalla disumana repressione fascista. Il libro racconta con grande efficacia i diversi passaggi, dal segreto Patto di Londra che "convincerà" l'Italia a entrare in guerra alle conferenze di pace di Parigi, fino appunto alla definitiva consegna del territorio sloveno alle mire espansionistiche italiane.

Al centro del tutto, naturalmente, sta il Narodni dom, simbolo dell'importante presenza slovena a Trieste e nel territorio circostante. In un crescendo di apprensione, si è accompagnati nella vivace atmosfera del tempo, fino all'accorata contemplazione del rogo e di tutte le sue terribili conseguenze. L'episodio, di estrema potenza per ciò che concerne la sua valenza simbolica e per le anticipazioni che offre del volto orribile del regime che di lì a poco si sarebbe impadronito dell'Italia, è una tappa importante del percorso che da una parte condurrà alla sempre più evidente umiliazione degli sloveni, dall'altra provocherà l'avvio di una vera e propria loro "resistenza" contro l'invasore, durata fino all'assimilazione nella più vasta e vincente lotta di Liberazione jugoslava contro il nazi-fascismo, durante la seconda guerra mondiale.

Le questioni internazionali sono opportunamente alternate alle vicende dei due giovani triestini, uno sloveno e uno italiano, che trascorrono un'infanzia pre-bellica in fraterna amicizia, per poi dividersi nel periodo successivo giungendo vicino alla reciproca sopraffazione. Non si rappacificheranno più, se non idealmente dopo la morte, tanto tempo dopo, in un clima di rinnovata collaborazione e solidarietà tra le genti che vivono su una frontiera che ormai non esiste, o almeno non dovrebbe esistere più. Difficile è non richiamare alla memoria la vicenda narrata da Fred Uhlman, L'amico ritrovato...

Il fumetto introduce una dimensione artistica che accompagna e valorizza quella più propriamente storiografica. Ciò accade non soltanto per il particolare genere di sceneggiatura, oggi la fiction e il romanzo storico tradotti nel linguaggio del fumetto vanno abbastanza di moda. Ciò avviene perché i disegni sono veramente affascinanti, sempre all'altezza dei testi e riescono a creare un pathos che avvince. Si impara, partecipando, entrando volta per volta nella testa e nel cuore dei diversi protagonisti, soffrendo, amando, indignandosi, lottando insieme a loro.

Insomma, un libro da leggere, ma anche da tenere in casa, pronto per essere consultato, ma anche, nonostante lo spinoso argomento, gustato, come accade, quando Arte e Storia camminano insieme. Per rendersene conto, basta leggere le prime due pagine, dove si immagina un dialogo impossibile tra la poesia traboccante di desiderio di pace e di struggente malinconia del grande poeta sloveno Srečko Kosovel e quella di Gabriele D'Annunzio, intrisa di nauseanti retoriche nazionalistiche e guerrafondaie. A ognuno, dopo la lettura, compete la scelta da che parte stare!

La fiamma nera. Il rogo del Narodni dom a Trieste. Disegni di Zoran Smilianić. Soggetto e testi di Ivan e Zoran Smilianić. Traduzione di Darja Betocchi, con prefazione di Davide Toffolo.  

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