sabato 14 agosto 2021

Per i poveri non esiste green pass... Saluti tristi, da un confine interno all'Unione europea.

Saluti da Rakitovec
Se non ci fosse l'avanzata apparentemente inarrestabile dei talebani in Afghanistan, si assisterebbe al tradizionale sonno mediatico del Ferragosto, solo leggermente turbato dai numeri di nuovo crescenti dei contagi da Covid-19 e dai disagi - presunti o reali - del green pass.

Mentre armeggiano con google maps per capire da che parte evitare le lunghe file ai confini tra la Slovenia e la Croazia, i reduci dalle vacanze al mare si attrezzano con cibo e bevande, per sopportare il sole particolarmente bollente in quest'anno. Cercano intanto di preparare il QR per ridurre al minimo il contatto con le guardie di frontiera...

Ma si può anche cambiare itinerario e intraprendere nuove conoscenze paesaggistiche, non soltanto lasciando perdere le linee rosse e nere che indicano la paralisi delle autostrade, ma anche cercando i confini secondari, attratti da vaghe tracce bianche che si insinuano, curvando e ricurvando, sulle verdi montagne che sovrastano la valle del Quieto (o della Mirna, che di si voglia).

Ed è in uno di questi posti di blocco marginali che si viene ricondotti brutalmente alla realtà. La situazione destabilizzata del Medio Oriente ha rimesso in movimento la rotta balcanica, anche se in realtà essa non si era mai interrotta. I pochi che riescono a superare le barriere tra Bosnia e Croazia, poi tra Croazia e Slovenia, infine a raggiungere con tanta fatica l'Italia, sono spesso respinti ("riammessi in Slovenia", si dice gentilmente) e devono ricominciare da capo, rischiando la pelle e perdendo tutto nelle tasche degli occasionali accompagnatori che se ne approfittano.

Non c'è neppure una macchina di turisti, solo un poliziotto zelante, seminascosto dietro a un cancello pesante e a ben due sbarre che impediscono a chiunque il passaggio. 

Ma ciò che sconvolge è la vista della rete infinita e del filo spinato che la sovrasta. Avevo visto qualcosa di simile in Libano, a protezione dei siti sensibili minacciati da atti terroristici di diverso colore. C'erano reti del genere anche in Iraq, a circondare e difendere gli interessi economici dei padroni del vapore (economico). 

Le reti impenetrabili alle soglie dell'Istria
Mai e poi mai si sarebbe potuto pensare a simili barriere, a una ventina di chilometri da Trieste, tra due paesi - Slovenia e Croazia - appartenenti entrambi all'Unione Europea, il regno della democrazia, della civiltà e dell'umanesimo! Quelle reti sono lì, nel luogo geograficamente più vicino all'Italia, non per bloccare traffici di armi o di droga, per sventare attentati terroristici o per impedire di appropriarsi di pozzi petroliferi o centrali finanziarie. Quel filo spinato, che richiama alla memoria gli "Uomini contro" di Francesco Rosi, è arrotolato e insuperabile per bloccare i poveri che fuggono dalle guerre e dalla fame provocate dalla stessa insipienza di chi li respinge. E' questa l'Unione Europea sognata a Ventotene? o sta diventando sempre più un grande recinto impenetrabile, ma anche insuperabile, nel quale si è auto-rinchiusa l'umanità ricca per impedirsi di ascoltare il terribile e tragico grido dei poveri?

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