Saluti da Rakitovec |
Mentre armeggiano con google maps per capire da che parte evitare le lunghe file ai confini tra la Slovenia e la Croazia, i reduci dalle vacanze al mare si attrezzano con cibo e bevande, per sopportare il sole particolarmente bollente in quest'anno. Cercano intanto di preparare il QR per ridurre al minimo il contatto con le guardie di frontiera...
Ma si può anche cambiare itinerario e intraprendere nuove conoscenze paesaggistiche, non soltanto lasciando perdere le linee rosse e nere che indicano la paralisi delle autostrade, ma anche cercando i confini secondari, attratti da vaghe tracce bianche che si insinuano, curvando e ricurvando, sulle verdi montagne che sovrastano la valle del Quieto (o della Mirna, che di si voglia).
Ed è in uno di questi posti di blocco marginali che si viene ricondotti brutalmente alla realtà. La situazione destabilizzata del Medio Oriente ha rimesso in movimento la rotta balcanica, anche se in realtà essa non si era mai interrotta. I pochi che riescono a superare le barriere tra Bosnia e Croazia, poi tra Croazia e Slovenia, infine a raggiungere con tanta fatica l'Italia, sono spesso respinti ("riammessi in Slovenia", si dice gentilmente) e devono ricominciare da capo, rischiando la pelle e perdendo tutto nelle tasche degli occasionali accompagnatori che se ne approfittano.
Non c'è neppure una macchina di turisti, solo un poliziotto zelante, seminascosto dietro a un cancello pesante e a ben due sbarre che impediscono a chiunque il passaggio.
Ma ciò che sconvolge è la vista della rete infinita e del filo spinato che la sovrasta. Avevo visto qualcosa di simile in Libano, a protezione dei siti sensibili minacciati da atti terroristici di diverso colore. C'erano reti del genere anche in Iraq, a circondare e difendere gli interessi economici dei padroni del vapore (economico).
Le reti impenetrabili alle soglie dell'Istria |
Nessun commento:
Posta un commento