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Per molto tempo, la sua forza è stata condizionata dalle regole anti covid che si soni via via succedute. Dopo le azioni silenziose del primo lockdown ci sono stati i cortei su bicilette rigorosamente distanziate, poi con un numero crescente di persone si sono proposte manifestazioni in grado di unire la lotta politica all'espressione artistica. nel periodo della "seconda ondata" gli organizzatori non si sono stancati, continuando in vari modi, individuali o di piccoli gruppi, a tenere alta la parola della base popolare. Finalmente nell'ultimo venerdì il grido si è alzato nuovamente altissimo, unendo diverse decine di migliaia di persone intorno a movimenti politici, associazioni culturali, sindacati e organizzazioni di categoria e tanti, ma tanti semplici cittadini.
I temi delle proteste sono vari, fin dall'inizio lo sguardo è andato anche oltre la Slovenia, puntando all'ecologia, all'accoglienza dei migranti, alla pace e alla giustizia in Europa e nel mondo. Indubbiamente tuttavia l'argomento principale continua a essere la richiesta di dimissioni dell'attuale governo di Janez Janša, costellato di irregolarità, schierato dalla parte delle élite sovraniste continentali, impegnato in una lotta senza quartiere alla libertà di stampa e agli altri diritti costituzionali. Accanto alle dimissioni del Governo, si chiedono immediatamente nuove elezioni, in grado di consentire la formazione di una nuova coalizione governativa più rappresentativa delle reali istanze del Paese.
Al di là delle problematiche specifiche, risulta assai strano che fin dall'inizio questi moti popolari siano stati poco conosciuti al di fuori della Slovenia, anche in questa occasione nella quale la marea di folla dei presenti ha assunto dimensioni davvero impressionanti. Risulta strano ed è un vero peccato, per molti motivi, tra i quali è bene ricordarne almeno un paio.
Le manifestazioni pacifiche e nonviolente ruotano intorno agli artisti. I più importanti attori, pittori, musicisti, soprattutto poeti e letterati sono in prima fila e guidano i presenti attraverso la rappresentazione costante della bellezza e dell'umana creatività. Cosa potrebbe accadere se questa fosse riconosciuta come la miccia capace di accendere il desiderio di tutti di riprendere in mano la libertà, della quale nel lungo tunnel del covid si è sentita in modo fortissimo la mancanza? I moti di Lubiana non richiamano solo la necessità di "ripristinare", ma soprattutto di rinnovare nel profondo la politica, l'economia, la cultura, ripartendo dalla dignità della persona e della comunità che la rappresenta. Forse per questo si tende a "silenziare", fuori dai confini dello Stato, la grandezza dell'evento, perché quello che chiedono gli sloveni, giovani e meno giovani uniti nelle piazze e nelle strade, è lo stesso che vorrebbero chiedere a gran voce le cittadine e i cittadini di tutti le altre nazioni d'Europa e del Mondo. Una protesta planetaria, allo stato attuale delle cose, si configurerebbe come una vera Rivoluzione, in grado di mettere in gioco il Sistema del Capitale. Ed è forse per questo che l'arma più efficace per chi vuole difendere i privilegi acquisiti non può essere altro che il far finta di niente, individuale e generale...
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