I cannoni del San Michele non assomigliano quasi in nulla alle moderne armi di distruzione. Eppure hanno in comune la finalità, quella di provocare la morte di altri esseri umani e la devastazione degli ambienti di vita.
Quando si percorrono i sentieri del Carso, si prova ancora un senso di sofferenza, immaginando quanto quella terra si sia intrisa di sangue, decine di migliaia di giovani, uccisi dalle granate, dalle baionette, dai gas, dalla fame e dai topi, quando non dai propri commilitoni quando si riteneva di dire basta e di non uscire dalla trincea per spegnere la vita di chi i capi definivano il "nemico". La voce di papa Benedetto XV, forte ma inascoltata, aveva definito quel massacro un'"orrenda carneficina", un'"inutile strage" e aveva invocato con tutte le forze la necessità di un negoziato, di un disarmo generale, di una Società delle Nazioni degna di questo nome. I solchi che ancora attraversano le pietre candide portano a immaginare la guerra di Piero, l'incontro tra un soldato che non vorrebbe trovarsi in quel luogo e un altro "dello stesso identico umore ma con la divisa di un altro colore".
Molti, dopo l'annientamento di una generazione di giovani europei e non solo, speravano che non sarebbe mai più accaduto nulla di simile. E abbiamo avuto il fascismo, il nazismo, la seconda guerra mondiale, i campi di sterminio, le deportazioni di massa, la guerra fredda, i conflitti endemici africani, l'interminabile scia di sangue tra Israele e la Palestina, il Ruanda, il Mozambico, il Sudan, le guerre balcaniche, i massacri di Zepa e Srebrenica, le Twen Tower, la guerra infinita contro l'Afghanistan e l'Iraq, la dittatura coreana, le persecuzioni ideologiche e religiose in ogni parte del Mondo, eccetera eccetera eccetera.
In ognuno di questi conflitti, una parte decisiva è stata esercitata dall'informazione che ha sempre diviso i "buoni" dai "cattivi", convincendo quelli della propria fazione di essere dalla parte della ragione contro gli altri "minacciosi nemici dell'umanità". Molti hanno creduto alle assurdità propagandate e hanno deciso di andare al massacro, ritenendo di fare cosa buona e giusta, salvo ritornarne cadaveri oppure feriti per sempre dalle conseguenze degli scontri armati o dalla derisione e incomprensione da parte di chi era rimasto a casa. Molti hanno seguito le luci e i suoni proposti dal dittatore di turno, rinunciando alla propria libertà per aderire con totale entusiasmo a i discorsi folli di chi ha trascinato il mondo oltre l'orlo del baratro.
Anche oggi ci sono decine di guerre, con le stesse caratteristiche, in ogni Continente. Quella sotto i riflettori mediatici riguarda la Russia e l'Ucraina. Nell'era dell'informazione globale, non è possibile conoscere alcun particolare su ciò che stia realmente accadendo. Gli unici giornalisti ammessi al cospetto del fronte sono gli "embedded", ovvero quelli che raccontano esclusivamente la propria parte, come già faceva Ammiano Marcellino al tempo dell'imperatore Teodosio, niente di nuovo sotto il Sole!
Se si ascoltano i media planetari, una parte di essi - Stati Uniti e Unione europea in primis - denuncia come criminale Putin e contesta la violenza dell'aggressione nei confronti della Crimea e del Donbass. Se si sentono quelli dell'altra parte - e non sono pochi, se soltanto i cinesi costituiscono un terzo degli esseri umani presenti sul Pianeta - vengono rivalutati il diritto dei russi che vivono perseguitati di essere liberati dall'invasore, in questo caso ucraino. Entrambi i contendenti si esprimono a favore della guerra, l'uno dichiarando che essa cesserà con il riconoscimento dell'indipendenza delle parti in questione, l'altro prospettando come unica possibilità la vittoria contro l'esercito russo. La tensione continua a innalzarsi, il mondo guarda e ha giustamente paura.
Insomma, è andata sempre nello stesso modo e ora c'è l'occasione per dimostrare quanto ciò sia assurdo e disumano. Non si tratta affatto di dare ragione all'uno o all'altro, ma di accettare - come sosteneva Terzani - che ci sono delle ragioni negli uni e negli altri e che queste "ragioni" non si possono comporre con la carneficina di decine di migliaia di giovani militari e civili. L'unica via di uscita è la trattativa. L'unico sforzo non sufficientemente compiuto è stato quello di favorire in ogni modo i contatti diplomatici, anzi, essi sono stati clamorosamente accantonati quando qualcuno ha cercato di portarli avanti. E la gente continua a perdere la vita, a soffocare ogni speranza di futuro.
Per questo occorre sostenere con tutti i mezzi possibili l'iniziativa del Vaticano, portata avanti attualmente dal cardinale Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. E' stato da Zelensky a Kiev e sembra abbia ricevuto un ricorrente "niet" alle proposte di papa Francesco. Eppure tali prospettive sono le uniche possibili per uscire da una spirale di una violenza che già ora ha superato ogni immaginabile limite e che ha tutti i margini per poter crescere ancora, fino a orizzonti preoccupanti e catastrofici.Liberandoci dal giornalismo embedded anche di casa nostra, sosteniamo con grande convinzione il tentativo della Chiesa cattolica, sperando che esso trovi corrispondenza nel mondo cattolico uniate di Ucraina e nel mondo degli Ortodossi russi, in modo che si possa affermare una specie di crociata totalmente spirituale, contro la guerra, a favore del disarmo bilaterale e di un'azione diplomatica in grado di fermare questo ennesimo inutile massacro.
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