La festa del 2 giugno richiama proprio questa dimensione, la partecipazione di ciascuno alla "cosa pubblica". Tale appartenenza è un onore e una responsabilità. Un onore, perché collega ogni cittadina e cittadino a un progetto di società nel quale dovrebbero prevalere la giustizia, l'equità e la solidarietà. Una responsabilità, perché la comune appartenenza ha delle regole, fissate da quella meravigliosa "Carta" che è la Costituzione.
La Repubblica è fondata sul lavoro, ciò significa che ogni abitante nello Stato è chiamato a costruire la cosa pubblica attraverso la propria azione, qualunque essa sia, a favore non della propria realizzazione personale, ma dell'intera collettività. Questo agire per il bene comune e per la salvaguardia dei beni comuni fonda anche la correlativa idea di "sovranità" che appartiene al popolo che la esercita secondo le regole della rappresentatività.
La Repubblica garantisce tutti i soggetti numericamente minoritari. Promuove la libertà di opinione e di professione religiosa, escludendo soltanto il fascismo, cioè tutto ciò che nega le medesime libertà costituzionali. Garantisce l'accoglienza a chiunque faccia richiesta di asilo, spinto dalla fame, dalle persecuzioni e dai conflitti che insanguinano il mondo. Garantisce l'uguaglianza dei diritti e sancisce ogni discriminazione, Promuove lo sviluppo delle scienze, tutela le esigenze dell'ambiente, si preoccupa anche del rispetto nei confronti degli animali e di tutti gli esseri viventi.
Soprattutto "L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Si celebra il 2 giugno in un momento in cui una parte ormai maggioritaria degli italiani non crede più nella "demos-kratia", ritenendo inutile - spesso con ragioni comprensibili - il voto e la partecipazione alle scelte della politica rappresentativa. La garanzia dell'uguaglianza di diritto sembra quanto mai debole, mentre le "ragioni" del privato sembrano sistematicamente soffocare quelle del "pubblico". L'accoglienza dei migranti è ostacolata in tutti i modi e le frequenti stragi nel Mediterraneo come le morti nei boschi o nei fiumi dei Balcani non riescono a forare il muro di gomma che circonda le coscienze. E il "ripudio della guerra" sembra più teorico che pratico, nel momento in cui si è impegnati di fatto - con armi e tecnologie - dalla parte di uno dei due contendenti nel conflitto russo/ucraino e ben pochi sono stati gli sforzi di portare i fronti opposti su un tavolo comune di trattativa, per uscire, nell'unico modo possibile, da un tunnel che sembra di giorno in giorno farsi sempre più oscuro.
Buona festa della Repubblica allora. Le realistiche preoccupazioni non impediscano l'esercizio della speranza. Forse è ancora possibile credere nella "res publica", forse si è ancora in tempo per far sì che la capacità imprenditoriale del "privato" sia posta al servizio dell'interesse comune. Forse è ancora possibile rovesciare i banchi dei cambiavalute e riportare la verità della Repubblica alla sua essenza e origine, i dodici principi fondamentali della Costituzione, il vangelo laico sul quale improntare la vita da cittadini. Forse c'è ancora spazio per la Politica con la P maiuscola, quell'"uscire insieme dai problemi" (cit. don Lorenzo Milani) che nasce dall'I care ("mi sta a cuore, mi interessa") e rifugge dal motto fascista "me ne frego". Forse è ancora possibile sentire la voce dei padri costituenti, fare memoria del sacrificio dei partigiani che hanno combattuto l'invasore nazifascista, ritrovare la rotta segnata nell'immediato dopoguerra e progressivamente dimenticata nei decenni successivi.
Auguri a tutte e tutti, buon 2 giugno 2023!
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