mercoledì 26 febbraio 2025
Cutro, 26 febbraio 2023 - 26 febbraio 2025
mercoledì 19 febbraio 2025
Il cielo sopra Farra
Questa sera sono stato all'Osservatorio astronomico di Farra. Ho incontrato belle persone, appassionate e competenti nella ricerca, ma anche molto capaci di comunicare.
So di dire cosa banali e scontate, ma per me è stata una grande esperienza. Due grandi telescopi, un planetario, sale per conferenze e computer ovunque. Ma quello che tocca nel profondo è l'osservazione.
Ho visto Venere, anzi un quarto di Venere perché il pianeta più luminoso ha le fasi, come quelle della Luna. Era talmente sfolgorante di luce da accecare l'occhio religiosamente appoggiato sulla lente.
Ho visto Giove, con le sue fasce colorate, la caratteristica macchia rossa. E poi, punti abbandonati nello spazio immenso, i suoi quattro pianeti che aveva già visto, col suo rudimentale cannocchiale, il vecchio Galileo.
Ho visto Marte, col suo caratteristico colore arancione. Ho pensato agli antichi che hanno chiamato questi che per loro erano astri impazziti, con i nomi del pantheon dell'Olimpo: Venere la sfolgorante dea dell'amore e della vita, Giove il maestoso Re dei Re, Marte il bellicoso seminatore di sangue e di discordie.
Poi siamo scesi e gli schermi si sono accesi di fotografie scattate nelle notti di Farra. Ecco, si vedono gli scorci interessanti della nostra piccola Galassia, l'indimenticabile nebulosa di Orione, le polveri cosmiche illuminate dalla stelle da esse stesse generate, la nebbiolina immensa delle dolci Pleiadi. Tanti asteroidi solcano l'orbita terrestre, c'è molto traffico lassù, alcuni transitano indisturbati tra la Terra e la Luna. E poi ecco, si va oltre la Via Lattea, alla ricerca di altre Galassie, miliardi di soli, piccoli e grandi, in ognuna di esse. Alcune hanno forme singolari, tante sembrano spirali che ruotano attorno ad immani agglomerati di astri, altre ancora occhieggiano da sempre più lontano. "Questa fragile luce proviene da un ammasso formato da un numero inimmaginabile di stelle, per arrivare fino a noi ha impiegato almeno tre miliardi di anni". Questo fragile barlume è partito quando la Terra si stava appena solidificando, quando forse ancora non c'era la Vita, la nostra piccola, fragile, affascinante Vita.
Di fronte ai gas multicolori di un'esplosione di supernova, ai crateri di un pianeta sperduto nel buio universale, agli anelli di ghiaccio che circondano Saturno, mi chiedo che senso abbia il Tutto. Mi domando se c'è un motivo, un senso in questo vortice generale che inghiotte l'essere e lo trasforma in nulla. C'è qualcuno, da qualche parte - ammesso che si possa parlare di qualche parte - che possa condividere le domande di questo scricciolo che si chiama Homo? O siamo soli su questa pallina da biliardo sospinta chissà quando e chissà da chi, condannata a ruotare su sé stessa e intorno alla sua stella, ininterrottamente? Fino a quando non sarà inghiottita dallo stesso Sole che le dona la vita ed esso stesso si espanderà e poi concentrerà in un frammento, per rinascere sotto nuove forme colori e dimensioni. E nessuno di noi ci sarà mai più, spariranno l'Everest e il Kilimangiaro, le Piramidi e la Basilica di san Pietro, le filosofie e le religioni, le fedi e le ragioni. Tutto diverrà energia interstellare, colata lavica nella genesi del prossimo pianeta, un nulla che si riempie incredibilmente di totalità, in un incessante ciclo nel quale spazio e tempo finiranno per confondersi. Anche perché non ci sarà nessuna ragione determinata dalle categorie e l'unico respiro sarà quello dell'Universo intero.
In ogni caso alla fine si muore e forse in quel momento la nebbia si dissolverà. O forse tutto si dissolverà. Ma se è così, come non capire la gloriosa debolezza della Vita? Come umiliarla, distruggerla, perseguitarla? Come io, piccola scintilla che si consuma in un istante, posso pensare di essere più importante di un'altra scintilla? Come posso spegnerla per raggiungere un minimo successo, una risata crassa destinata a spegnersi nell'ora successiva? Come non diventare più umani, contemplando il cielo stellato sopra di noi e - già che ci siamo è impossibile non trascinare nella mischia il vecchio Emmanuel - la legge morale dentro di noi?
venerdì 14 febbraio 2025
Sergio Tavano, tra sapienza, fede e autentica amicizia
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Foto Chiara Bressan |
Con lui Gorizia perde la più alta figura di storico e archeologo, per lunghi anni docente universitario e indomito studioso e ricercatore. E' stato infatti interprete della vocazione inter-nazionale della città, evidenziando la bellezza delle relazioni tra le culture, in particolare quella friulana e slovena, oltre a quella italiana e alle ancora influenti, anche se disperse nel tempo, tedesca ed ebraica. Ha avuto a cuore Aquileia e Grado, ha raccontato con sapienza la storia del sogno sovranazionale e pluriculturale della diocesi e poi del patriarcato aquileiesi. Insieme a innumerevoli libri e articoli di carattere scientifico, ha scritto una monumentale storia dell'Arcidiocesi di Gorizia.
E’ stato tra i promotori della prestigiosa collana di studi
ed edizioni critiche del Corpus degli scrittori aquileiesi. Ha contribuito,
anche in forza delle straordinarie scoperte realizzate negli anni ’70 anche con
il suo aiuto a San Canzian d’Isonzo, a far conoscere la vicenda dei martiri Proto, Canzio, Canziano e Canzianilla. Ha saputo offrire alcuni tra i più accurati percorsi di visita alla Basilica e
più in generale alle zone archeologiche della città romana, paleocristiana e medievale.
Collegando la sua esperienza anche alla realizzazione del
sogno della Capitale europea della Cultura 2025, si deve a Sergio Tavano la
dizione di “Goriziano” (con la G maiuscola) per intendere il territorio
compreso nell’intera area appartenente storicamente all’Arcidiocesi di Gorizia,
in pratica l’intero bacino dell’Isonzo con i suoi affluenti. Ha lavorato per costruire l’ideale dell’unità
nella diversità insieme a tanti personaggi rilevanti, quali, tra i tanti,
Michele Martina, Celso Macor e don Renzo Boscarol. Si deve anche a queste
personalità, aperte a un respiro universale, il raggiungimento del prestigioso
riconoscimento europeo.
Uomo di profonda e matura fede, ha esercitato il suo ruolo
di laico impegnato nella Chiesa con intelligenza critica e grande
professionalità, offrendo il proprio contributo di studioso e di docente alla
formazione di intere generazioni di archeologi, ma anche di seminaristi e
teologi. E’ ricordato da tutti con grande gratitudine e con affetto. Il suo
impegno caratterizzato da orizzonti internazionali gli ha consentito di essere
annoverato tra gli Accademici della Slovenia, privilegio assai raramente
conferito a uno studioso non sloveno. Il suo importante servizio alla causa
della Cultura non gli ha impedito di essere un punto di riferimento
fondamentale per i suoi familiari, come pure per tutti gli abitanti di
Gorizia.
Apparentemente persona austera, a volte talmente coinvolto
nella profondità della sua ricerca da suscitare una sorta di soggezione, lascia
a chi lo ha conosciuto più da vicino, una sensazione di forte dolcezza e di
intensa capacità di condivisione. La sua chiarezza e la schietta sincerità
nelle relazioni gli hanno permesso di costruire nel tempo solide e durature
amicizie.
La sua memoria è fonte di rinnovato impegno nella ricerca e nello studio, per il bene della sua amata Gorizia e dell’intero territorio “Goriziano”.
domenica 9 febbraio 2025
Vsi smo Goričani, siamo tutti Goriziani
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Foto Simonetta Molinari |
E' stato quello che proprio doveva essere. E se è vero che spesso la realizzazione delle previsioni porta a una sensazione di preorganizzato, in questo caso non è stato così. Anzi, si può dire che la giornata è stata sorprendente.
Indubbiamente belli sono stati tutti gli eventi, dalla passeggiata da stazione a stazione ai discorsi in Travnik e piazza Bevk, dalle performance sui teatri allestiti ovunque alle immancabili bandierine colore smeraldo sventolate da centinaia di bambini festanti, dal servizio d'ordine impeccabile alla sontuosa inaugurazione ufficiale con la dolce immagine della Presidente Pirc Musar che prende per il braccio il Presidente Mattarella.
Tutto bello dunque e molto ben preparato. Ciò che invece non ci si aspettava, è il comportamento della grande folla che ha voluto partecipare, la sensazione di leggere negli occhi di tutti l'orgoglio di chi, da qui ai prossimi decenni, potrà dire "c'ero anch'io". In altre parole, è stato ciò che l'intero anno a disposizione dovrebbe essere e che più volte si è auspicato anche in questo blog. Il vero palcoscenico, ieri, senza nulla togliere agli artisti che si sono esibiti, sono state le strade e le piazze.
Già alle 10 era difficile uscire di casa, una folla multicolore e vociante si affrettava verso la Stazione Centrale. Da quel momento e fino a mezzanotte, i Goričani non solo hanno scoperto, ma realizzato il sogno delle due città "congiunte". E' come se ciascuno avesse improvvisamente ricevuto in dono una realtà che si era sempre conosciuta, ma sentita come parallela e lontana, ora per la prima volta vissuta come propria. Si è creata, almeno per un giorno, un'unica città nella quale la diversità di lingue e di culture è stata celebrata come una meravigliosa opportunità. Camminando, ridendo, chiacchierando, ascoltando, mangiando, bevendo, applaudendo, salutando, stringendo mani note e sconosciute, allestendo, lavorando, pulendo, soccorrendo, ciascuno è stato l'attore principale di una rappresentazione collettiva.
La maggioranza delle migliaia di partecipanti - tra essi tanti, tantissimi abitanti dell'una e dell'altra parte di un confine davvero mai così sottile - ha sentito la musica e ha visto i giochi di luce, ma non ha potuto capire bene cosa stesse accadendo. Ciò non ha disturbato in realtà nessuno, l'importante era il semplice e glorioso "stare insieme". Si constatava ovunque, in ognuno dei diecimila passi che hanno caratterizzato la festa, la scoperta di una compagnia inattesa, la consapevolezza di essere - tutti e ciascuno - protagonisti di un'unica grande scena, dalla quale è stato inviato all'Europa e al Mondo un fortissimo, anche se confuso, messaggio di pace giustizia amicizia fraternità.
C'è sempre "the day after", quando si spengono le luci della ribalta e si rientra come Alice dal paese delle meraviglie. I problemi vecchi e nuovi dei goričani sono ancora lì e attendono di essere affrontati, considerati e possibilmente risolti. C'è tanto bisogno di rimboccarsi le maniche e di costruire questa nuova "due città in una" o "povezani mesti", che dir si voglia. Ma la gioia e l'emozione di questo sabato di febbraio, ormai condivisa Giornata della Cultura, rimangono come un tesoro prezioso da custodire. Da esso si potranno attingere la forza, il coraggio, la creatività e l'impegno con i quali affrontare il 2025, un anno che se per il mondo è iniziato con tante nubi e venti di guerra all'orizzonte, in controtendenza, a Nova Gorica e Gorizia, si è aperto all'insegna di un grande Speranza: è possibile che si realizzi il miracolo della libertà, dell'uguaglianza e della sororità/fraternità.
Ed esattamente a mezzanotte, mentre dalle ancora affollatissime piazze Bevk ed Europa un fiume di giovani sciamava per rientrare a casa, sulla stazione della Transalpina e sulle due città ha cominciato, delicatamente, a piovere. Anche il cielo, dopo aver regalato ore di meteo ideale, ha versato qualche lacrima di commozione.
venerdì 7 febbraio 2025
DOBRODOŠLA, BENVENUTA!!!!
giovedì 6 febbraio 2025
La festa dell'8 febbraio travolga i muri dei cpr e ripristini subito Schengen
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Il cpr di Gradisca d'Isonzo |
Il Centro per il Rimpatrio di Gradisca d'Isonzo, vero e proprio campo di concentramento nel quale le persone sono rinchiuse tra le sbarre di ferro, torna a far parlare di sé. Nel pomeriggio proprio di sabato 8 febbraio è prevista una manifestazione di solidarietà con i reclusi e di protesta contro l'esistenza di simili strutture di segregazione nella Regione e nel resto d'Italia.
Per altro verso, il Trattato di Schengen non è ancora stato ripristinato e i controlli sul confine - alla ricerca dei poveri cristi da spedire in cpr - continuano in forma abbastanza invasiva. Si pensi al valico della Casa Rossa, dove addirittura è stata sistemata una serpentina per rallentare il flusso delle auto, come ai tempi che si pensavano del tutto confinati nelle soffitte della storia.
Sono due simboli potenti che non inficiano certo l'importanza della Giornata goriziana, con la presenza della presidente della Repubblica di Slovenia Pirc Musar e della Repubblica Italiana Mattarella. Al contrario, indicano quanto sia significativa una capitale europea "transfrontaliera" e quanto la celebrazione dell'8 febbraio possa contribuire a far nascere e soffiare un vento benefico, capace di abbattere tutti i muri, anche quelli del Cpr e tutti i confini, ripristinando e dilatando l'appartenenza al Trattato di Schengen.
sabato 1 febbraio 2025
Serbia incandescente, la riscossa dei giovani
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Un fiore per le vittime di Novi Sad |