mercoledì 26 febbraio 2025

Cutro, 26 febbraio 2023 - 26 febbraio 2025

Il monumento ai caduti di Cutro, nel centro della frazione di Steccato (Calabria Jonica) richiama giustamente i sensi dell'umanità e della fraternità e consente di ricordare chi ha perso la vita nella sua lotta alla ricerca della libertà. Al monito contro "i trafficanti e gli scafisti" va comunque aggiunta la denuncia nei confronti della parte del mondo politico e degli organismi preposti che non ha fatto ciò che avrebbe dovuto fare. I morti - tanti bambini e donne tra loro! -  non sono morti soltanto per disgrazia, ma anche per la negligenza di chi non si è adoperato per salvarli. Ciò non riguarda la gente del luogo che si è fatta in quattro, a rischio anche della propria vita in una notte di tempesta, pur di poter portare conforto. E' riferito invece alla sottovalutazione del pericolo, ai ritardi di interventi strutturati, ai rimpalli di responsabilità fra le autorità. E così, a una manciata di metri dalla spiaggia, in una notte che più oscura di così non si poteva, il caso ha scelto di salvare quelli che si sono gettati in mare dalla parte giusta, condannando a morte certa tutti gli altri. Dalla tragedia sono derivati i Decreti Cutro, uno dei primi atti del governo Meloni. Invece di garantire la sicurezza ai poveri che solcano le vie del mare alla ricerca di un futuro possibile, il dettato della legge penalizza ulteriormente non soltanto chi fugge da guerra fame e persecuzione, ma anche - addirittura! - coloro che dedicano tempo, risorse ed energie a raccogliere i naufragi nel Canale di Sicilia. E' veramente un mondo alla rovescia! 

mercoledì 19 febbraio 2025

Il cielo sopra Farra

 

Questa sera sono stato all'Osservatorio astronomico di Farra. Ho incontrato belle persone, appassionate e competenti nella ricerca, ma anche molto capaci di comunicare.

So di dire cosa banali e scontate, ma per me è stata una grande esperienza. Due grandi telescopi, un planetario, sale per conferenze e computer ovunque. Ma quello che tocca nel profondo è l'osservazione.

Ho visto Venere, anzi un quarto di Venere perché il pianeta più luminoso ha le fasi, come quelle della Luna. Era talmente sfolgorante di luce da accecare l'occhio religiosamente appoggiato sulla lente.

Ho visto Giove, con le sue fasce colorate, la caratteristica macchia rossa. E poi, punti abbandonati nello spazio immenso, i suoi quattro pianeti che aveva già visto, col suo rudimentale cannocchiale, il vecchio Galileo.

Ho visto Marte, col suo caratteristico colore arancione. Ho pensato agli antichi che hanno chiamato questi che per loro erano astri impazziti, con i nomi del pantheon dell'Olimpo: Venere la sfolgorante dea dell'amore e della vita, Giove il maestoso Re dei Re, Marte il bellicoso seminatore di sangue e di discordie.

Poi siamo scesi e gli schermi si sono accesi di fotografie scattate nelle notti di Farra. Ecco, si vedono gli scorci interessanti della nostra piccola Galassia, l'indimenticabile nebulosa di Orione, le polveri cosmiche illuminate dalla stelle da esse stesse generate, la nebbiolina immensa delle dolci Pleiadi. Tanti asteroidi solcano l'orbita terrestre, c'è molto traffico lassù, alcuni transitano indisturbati tra la Terra e la Luna. E poi ecco, si va oltre la Via Lattea, alla ricerca di altre Galassie, miliardi di soli, piccoli e grandi, in ognuna di esse. Alcune hanno forme singolari, tante sembrano spirali che ruotano attorno ad immani agglomerati di astri, altre ancora occhieggiano da sempre più lontano. "Questa fragile luce proviene da un ammasso formato da un numero inimmaginabile di stelle, per arrivare fino a noi ha impiegato almeno tre miliardi di anni". Questo fragile barlume è partito quando la Terra si stava appena solidificando, quando forse ancora non c'era la Vita, la nostra piccola, fragile, affascinante Vita.

Di fronte ai gas multicolori di un'esplosione di supernova, ai crateri di un pianeta sperduto nel buio universale, agli anelli di ghiaccio che circondano Saturno, mi chiedo che senso abbia il Tutto. Mi domando se c'è un motivo, un senso in questo vortice generale che inghiotte l'essere e lo trasforma in nulla. C'è qualcuno, da qualche parte - ammesso che si possa parlare di qualche parte - che possa condividere le domande di questo scricciolo che si chiama Homo? O siamo soli su questa pallina da biliardo sospinta chissà quando e chissà da chi, condannata a ruotare su sé stessa e intorno alla sua stella, ininterrottamente? Fino a quando non sarà inghiottita dallo stesso Sole che le dona la vita ed esso stesso si espanderà e poi concentrerà in un frammento, per rinascere sotto nuove forme colori e dimensioni. E nessuno di noi ci sarà mai più, spariranno l'Everest e il Kilimangiaro, le Piramidi e la Basilica di san Pietro, le filosofie e le religioni, le fedi e le ragioni. Tutto diverrà energia interstellare, colata lavica nella genesi del prossimo pianeta, un nulla che si riempie incredibilmente di totalità, in un incessante ciclo nel quale spazio e tempo finiranno per confondersi. Anche perché non ci sarà nessuna ragione determinata dalle categorie e l'unico respiro sarà quello dell'Universo intero.

In ogni caso alla fine si muore e forse in quel momento la nebbia si dissolverà. O forse tutto si dissolverà. Ma se è così, come non capire la gloriosa debolezza della Vita? Come umiliarla, distruggerla, perseguitarla? Come io, piccola scintilla che si consuma in un istante, posso pensare di essere più importante di un'altra scintilla? Come posso spegnerla per raggiungere un minimo successo, una risata crassa destinata a spegnersi nell'ora successiva? Come non diventare più umani, contemplando il cielo stellato sopra di noi e - già che ci siamo è impossibile non trascinare nella mischia il vecchio Emmanuel - la legge morale dentro di noi?

venerdì 14 febbraio 2025

Sergio Tavano, tra sapienza, fede e autentica amicizia

Foto Chiara Bressan
Se c'è stato un giorno storico come l'8 febbraio 2025 a Nova Gorica e Gorizia, lo si deve anche a persone come Sergio Tavano.

Con lui Gorizia perde la più alta figura di storico e archeologo, per lunghi anni docente universitario e indomito studioso e ricercatore. E' stato infatti interprete della vocazione inter-nazionale della città, evidenziando la bellezza delle relazioni tra le culture, in particolare quella friulana e slovena, oltre a quella italiana e alle ancora influenti, anche se disperse nel tempo, tedesca ed ebraica. Ha avuto a cuore Aquileia e Grado, ha raccontato con sapienza la storia del sogno sovranazionale e pluriculturale della diocesi e poi del patriarcato aquileiesi. Insieme a innumerevoli libri e articoli di carattere scientifico, ha scritto una monumentale storia dell'Arcidiocesi di Gorizia.

E’ stato tra i promotori della prestigiosa collana di studi ed edizioni critiche del Corpus degli scrittori aquileiesi. Ha contribuito, anche in forza delle straordinarie scoperte realizzate negli anni ’70 anche con il suo aiuto a San Canzian d’Isonzo, a far conoscere la vicenda dei martiri Proto, Canzio, Canziano e Canzianilla. Ha saputo offrire alcuni tra i più accurati percorsi di visita alla Basilica e più in generale alle zone archeologiche della città romana, paleocristiana e medievale.

Collegando la sua esperienza anche alla realizzazione del sogno della Capitale europea della Cultura 2025, si deve a Sergio Tavano la dizione di “Goriziano” (con la G maiuscola) per intendere il territorio compreso nell’intera area appartenente storicamente all’Arcidiocesi di Gorizia, in pratica l’intero bacino dell’Isonzo con i suoi affluenti.  Ha lavorato per costruire l’ideale dell’unità nella diversità insieme a tanti personaggi rilevanti, quali, tra i tanti, Michele Martina, Celso Macor e don Renzo Boscarol. Si deve anche a queste personalità, aperte a un respiro universale, il raggiungimento del prestigioso riconoscimento europeo.

Uomo di profonda e matura fede, ha esercitato il suo ruolo di laico impegnato nella Chiesa con intelligenza critica e grande professionalità, offrendo il proprio contributo di studioso e di docente alla formazione di intere generazioni di archeologi, ma anche di seminaristi e teologi. E’ ricordato da tutti con grande gratitudine e con affetto. Il suo impegno caratterizzato da orizzonti internazionali gli ha consentito di essere annoverato tra gli Accademici della Slovenia, privilegio assai raramente conferito a uno studioso non sloveno. Il suo importante servizio alla causa della Cultura non gli ha impedito di essere un punto di riferimento fondamentale per i suoi familiari, come pure per tutti gli abitanti di Gorizia.  

Apparentemente persona austera, a volte talmente coinvolto nella profondità della sua ricerca da suscitare una sorta di soggezione, lascia a chi lo ha conosciuto più da vicino, una sensazione di forte dolcezza e di intensa capacità di condivisione. La sua chiarezza e la schietta sincerità nelle relazioni gli hanno permesso di costruire nel tempo solide e durature amicizie.

La sua memoria è fonte di rinnovato impegno nella ricerca e nello studio, per il bene della sua amata Gorizia e dell’intero territorio “Goriziano”.

domenica 9 febbraio 2025

Vsi smo Goričani, siamo tutti Goriziani

Foto Simonetta Molinari
Gioia ed emozione. Sono le sensazioni respirate ovunque durante l'attesissima inaugurazione di Nova Gorica con Gorizia, capitale europea della Cultura 2025. Mille grazie, najlepša hvala a coloro che ci hanno creduto e a chi ha tanto lavorato per ottenere uno straordinario risultato.

E' stato quello che proprio doveva essere. E se è vero che spesso la realizzazione delle previsioni porta a una sensazione di preorganizzato, in questo caso non è stato così. Anzi, si può dire che la giornata è stata sorprendente.

Indubbiamente belli sono stati tutti gli eventi, dalla passeggiata da stazione a stazione ai discorsi in Travnik e piazza Bevk, dalle performance sui teatri allestiti ovunque alle immancabili bandierine colore smeraldo sventolate da centinaia di bambini festanti, dal servizio d'ordine impeccabile alla sontuosa inaugurazione ufficiale con la dolce immagine della Presidente Pirc Musar che prende per il braccio il Presidente Mattarella.

Tutto bello dunque e molto ben preparato. Ciò che invece non ci si aspettava, è il comportamento della grande folla che ha voluto partecipare, la sensazione di leggere negli occhi di tutti l'orgoglio di chi, da qui ai prossimi decenni, potrà dire "c'ero anch'io". In altre parole, è stato ciò che l'intero anno a disposizione dovrebbe essere e che più volte si è auspicato anche in questo blog. Il vero palcoscenico, ieri, senza nulla togliere agli artisti che si sono esibiti, sono state le strade e le piazze.

Già alle 10 era difficile uscire di casa, una folla multicolore e vociante si affrettava verso la Stazione Centrale. Da quel momento e fino a mezzanotte, i Goričani non solo hanno scoperto, ma realizzato il sogno delle due città "congiunte". E' come se ciascuno avesse improvvisamente ricevuto in dono una realtà che si era sempre conosciuta, ma sentita come parallela e lontana, ora per la prima volta vissuta come propria. Si è creata, almeno per un giorno, un'unica città nella quale la diversità di lingue e di culture è stata celebrata come una meravigliosa opportunità. Camminando, ridendo, chiacchierando, ascoltando, mangiando, bevendo, applaudendo, salutando, stringendo mani note e sconosciute, allestendo, lavorando, pulendo, soccorrendo, ciascuno è stato l'attore principale di una rappresentazione collettiva. 

La maggioranza delle migliaia di partecipanti - tra essi tanti, tantissimi abitanti dell'una e dell'altra parte di un confine davvero mai così sottile - ha sentito la musica e ha visto i giochi di luce, ma non ha potuto capire bene cosa stesse accadendo. Ciò non ha disturbato in realtà nessuno, l'importante era il semplice e glorioso "stare insieme". Si constatava ovunque, in ognuno dei diecimila passi che hanno caratterizzato la festa, la scoperta di una compagnia inattesa, la consapevolezza di essere - tutti e ciascuno - protagonisti di un'unica grande scena, dalla quale è stato inviato all'Europa e al Mondo un fortissimo, anche se confuso, messaggio di pace giustizia amicizia fraternità.

C'è sempre "the day after", quando si spengono le luci della ribalta e si rientra come Alice dal paese delle meraviglie. I problemi vecchi e nuovi dei goričani sono ancora lì e attendono di essere affrontati, considerati e possibilmente risolti. C'è tanto bisogno di rimboccarsi le maniche e di costruire questa nuova "due città in una" o "povezani mesti", che dir si voglia. Ma la gioia e l'emozione di questo sabato di febbraio, ormai condivisa Giornata della Cultura, rimangono come un tesoro prezioso da custodire. Da esso si potranno attingere la forza, il coraggio, la creatività e l'impegno con i quali affrontare il 2025, un anno che se per il mondo è iniziato con tante nubi e venti di guerra all'orizzonte, in controtendenza, a Nova Gorica e Gorizia, si è aperto all'insegna di un grande Speranza: è possibile che si realizzi il miracolo della libertà, dell'uguaglianza e della sororità/fraternità.

Ed esattamente a mezzanotte, mentre dalle ancora affollatissime piazze Bevk ed Europa un fiume di giovani sciamava per rientrare a casa, sulla stazione della Transalpina e sulle due città ha cominciato, delicatamente, a piovere. Anche il cielo, dopo aver regalato ore di meteo ideale, ha versato qualche lacrima di commozione.

venerdì 7 febbraio 2025

giovedì 6 febbraio 2025

La festa dell'8 febbraio travolga i muri dei cpr e ripristini subito Schengen

Il cpr di Gradisca d'Isonzo
Mentre si celebra - giustamente e con entusiasmo - la grande festa della capitale europea della Cultura, non si possono dimenticare due situazioni che Nova Gorica con Gorizia non devono dimenticare.

Il Centro per il Rimpatrio di Gradisca d'Isonzo, vero e proprio campo di concentramento nel quale le persone sono rinchiuse tra le sbarre di ferro, torna a far parlare di sé. Nel pomeriggio proprio di sabato 8 febbraio è prevista una manifestazione di solidarietà con i reclusi e di protesta contro l'esistenza di simili strutture di segregazione nella Regione e nel resto d'Italia.

Per altro verso, il Trattato di Schengen non è ancora stato ripristinato e i controlli sul confine - alla ricerca dei poveri cristi da spedire in cpr - continuano in forma abbastanza invasiva. Si pensi al valico della Casa Rossa, dove addirittura è stata sistemata una serpentina per rallentare il flusso delle auto, come ai tempi che si pensavano del tutto confinati nelle soffitte della storia. 

Sono due simboli potenti che non inficiano certo l'importanza della Giornata goriziana, con la presenza della presidente della Repubblica di Slovenia Pirc Musar e della Repubblica Italiana Mattarella. Al contrario, indicano quanto sia significativa una capitale europea "transfrontaliera" e quanto la celebrazione dell'8 febbraio possa contribuire a far nascere e soffiare un vento benefico, capace di abbattere tutti i muri, anche quelli del Cpr e tutti i confini, ripristinando e dilatando l'appartenenza al Trattato di Schengen.

sabato 1 febbraio 2025

Serbia incandescente, la riscossa dei giovani

Un fiore per le vittime di Novi Sad
Il primo giorno di novembre dello scorso anno, era crollata la tettoia esterna della da poco rinnovata stazione ferroviaria di Novi Sad. L'evento, che aveva provocato la morte di 15 persone, tra le quali un bambino di pochi mesi, ha suscitato un'impressionante ininterrotta ondata di proteste in tutta la Serbia.
I protagonisti assoluti di queste manifestazioni sono i giovani. Migliaia di giovani ,sono scesi in piazza per contestare la vera causa della tragedia, cioè la corruzione e il disinteresse dei governanti nei confronti della cosa pubblica. All'inizio sono stati ridicolizzati dalla stampa, quasi tutta filogovernativa, poi la loro testimonianza diretta ha allargato le file. Se in principio ci sono stati gli universitari, poi si sono aggregati i ragazzi delle scuole superiori, i loro genitori, gli insegnanti, gli operai ma anche i contadini e gli uomini di cultura, per arrivare fino agli sportivi  e ai personaggi più conosciuti anche all'estero, come il tennista Novak Djokovic.
A tre mesi dagli avvenimenti, decine di migliaia di persone si sono date appuntamento tra oggi e domani nel luogo del disastro. In testa sono sempre loro, i giovani studenti, gli enormi cortei gridano preoccupazione e delusione, vogliono una politica migliore. La pressione ha già portato alle dimissioni del premier Vučevič e di due ministri. Per il momento resiste il presidente Vučič che accusa non meglio precisati poteri esteri di fomentare i disordini.
Dall'esterno, gli osservatori, notando l'assenza di soggetti ispiratori partitici o ideologici, parlano invece con ammirazione di "olocrazia", sistema di organizzazione autogestita e coordinata tra vari gruppi che si prefiggono i medesimi obiettivi. Sia come sia, la rivendicazione di trasparenza, la richiesta di verità e giustizia come pure la lotta alla corruzione hanno creato una marea immensa che sta contagiando l'intera società civile e che sembra cominciare ad attecchire anche fuori del confini della Serbia.
In tutto ciò c'entra anche l'Italia, o meglio il Friuli Venezia Giulia e più specificamente il porto di Trieste. Sono sempre più numerosi i ricchi serbi che acquistano case lussuose a Trieste e sono documentati forti interessi sul Porto Vecchio. Lo stesso ministro dell'edilizia Goran Vesic, dimessosi dopo il crollo della stazione di Novi Sad ha acquistato casa (3 milioni e mezzo di euro!) ed è venuto ad abitare a Trieste.
Le informazioni contenute in questo post provengono dalla lettura del quotidiano sloveno Delo. In Slovenia si parla moltissimo di ciò che sta accadendo in Serbia, così come negli altri Paesi limitrofi. In Italia c'è stato finora uno strano silenzio e i fatti sono stati per lo più coperti da una specie di censura. 
Chi ha paura dei giovani studenti?