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Foto Chiara Bressan |
Con lui Gorizia perde la più alta figura di storico e archeologo, per lunghi anni docente universitario e indomito studioso e ricercatore. E' stato infatti interprete della vocazione inter-nazionale della città, evidenziando la bellezza delle relazioni tra le culture, in particolare quella friulana e slovena, oltre a quella italiana e alle ancora influenti, anche se disperse nel tempo, tedesca ed ebraica. Ha avuto a cuore Aquileia e Grado, ha raccontato con sapienza la storia del sogno sovranazionale e pluriculturale della diocesi e poi del patriarcato aquileiesi. Insieme a innumerevoli libri e articoli di carattere scientifico, ha scritto una monumentale storia dell'Arcidiocesi di Gorizia.
E’ stato tra i promotori della prestigiosa collana di studi
ed edizioni critiche del Corpus degli scrittori aquileiesi. Ha contribuito,
anche in forza delle straordinarie scoperte realizzate negli anni ’70 anche con
il suo aiuto a San Canzian d’Isonzo, a far conoscere la vicenda dei martiri Proto, Canzio, Canziano e Canzianilla. Ha saputo offrire alcuni tra i più accurati percorsi di visita alla Basilica e
più in generale alle zone archeologiche della città romana, paleocristiana e medievale.
Collegando la sua esperienza anche alla realizzazione del
sogno della Capitale europea della Cultura 2025, si deve a Sergio Tavano la
dizione di “Goriziano” (con la G maiuscola) per intendere il territorio
compreso nell’intera area appartenente storicamente all’Arcidiocesi di Gorizia,
in pratica l’intero bacino dell’Isonzo con i suoi affluenti. Ha lavorato per costruire l’ideale dell’unità
nella diversità insieme a tanti personaggi rilevanti, quali, tra i tanti,
Michele Martina, Celso Macor e don Renzo Boscarol. Si deve anche a queste
personalità, aperte a un respiro universale, il raggiungimento del prestigioso
riconoscimento europeo.
Uomo di profonda e matura fede, ha esercitato il suo ruolo
di laico impegnato nella Chiesa con intelligenza critica e grande
professionalità, offrendo il proprio contributo di studioso e di docente alla
formazione di intere generazioni di archeologi, ma anche di seminaristi e
teologi. E’ ricordato da tutti con grande gratitudine e con affetto. Il suo
impegno caratterizzato da orizzonti internazionali gli ha consentito di essere
annoverato tra gli Accademici della Slovenia, privilegio assai raramente
conferito a uno studioso non sloveno. Il suo importante servizio alla causa
della Cultura non gli ha impedito di essere un punto di riferimento
fondamentale per i suoi familiari, come pure per tutti gli abitanti di
Gorizia.
Apparentemente persona austera, a volte talmente coinvolto
nella profondità della sua ricerca da suscitare una sorta di soggezione, lascia
a chi lo ha conosciuto più da vicino, una sensazione di forte dolcezza e di
intensa capacità di condivisione. La sua chiarezza e la schietta sincerità
nelle relazioni gli hanno permesso di costruire nel tempo solide e durature
amicizie.
La sua memoria è fonte di rinnovato impegno nella ricerca e nello studio, per il bene della sua amata Gorizia e dell’intero territorio “Goriziano”.
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