Questa sera sono stato all'Osservatorio astronomico di Farra. Ho incontrato belle persone, appassionate e competenti nella ricerca, ma anche molto capaci di comunicare.
So di dire cosa banali e scontate, ma per me è stata una grande esperienza. Due grandi telescopi, un planetario, sale per conferenze e computer ovunque. Ma quello che tocca nel profondo è l'osservazione.
Ho visto Venere, anzi un quarto di Venere perché il pianeta più luminoso ha le fasi, come quelle della Luna. Era talmente sfolgorante di luce da accecare l'occhio religiosamente appoggiato sulla lente.
Ho visto Giove, con le sue fasce colorate, la caratteristica macchia rossa. E poi, punti abbandonati nello spazio immenso, i suoi quattro pianeti che aveva già visto, col suo rudimentale cannocchiale, il vecchio Galileo.
Ho visto Marte, col suo caratteristico colore arancione. Ho pensato agli antichi che hanno chiamato questi che per loro erano astri impazziti, con i nomi del pantheon dell'Olimpo: Venere la sfolgorante dea dell'amore e della vita, Giove il maestoso Re dei Re, Marte il bellicoso seminatore di sangue e di discordie.
Poi siamo scesi e gli schermi si sono accesi di fotografie scattate nelle notti di Farra. Ecco, si vedono gli scorci interessanti della nostra piccola Galassia, l'indimenticabile nebulosa di Orione, le polveri cosmiche illuminate dalla stelle da esse stesse generate, la nebbiolina immensa delle dolci Pleiadi. Tanti asteroidi solcano l'orbita terrestre, c'è molto traffico lassù, alcuni transitano indisturbati tra la Terra e la Luna. E poi ecco, si va oltre la Via Lattea, alla ricerca di altre Galassie, miliardi di soli, piccoli e grandi, in ognuna di esse. Alcune hanno forme singolari, tante sembrano spirali che ruotano attorno ad immani agglomerati di astri, altre ancora occhieggiano da sempre più lontano. "Questa fragile luce proviene da un ammasso formato da un numero inimmaginabile di stelle, per arrivare fino a noi ha impiegato almeno tre miliardi di anni". Questo fragile barlume è partito quando la Terra si stava appena solidificando, quando forse ancora non c'era la Vita, la nostra piccola, fragile, affascinante Vita.
Di fronte ai gas multicolori di un'esplosione di supernova, ai crateri di un pianeta sperduto nel buio universale, agli anelli di ghiaccio che circondano Saturno, mi chiedo che senso abbia il Tutto. Mi domando se c'è un motivo, un senso in questo vortice generale che inghiotte l'essere e lo trasforma in nulla. C'è qualcuno, da qualche parte - ammesso che si possa parlare di qualche parte - che possa condividere le domande di questo scricciolo che si chiama Homo? O siamo soli su questa pallina da biliardo sospinta chissà quando e chissà da chi, condannata a ruotare su sé stessa e intorno alla sua stella, ininterrottamente? Fino a quando non sarà inghiottita dallo stesso Sole che le dona la vita ed esso stesso si espanderà e poi concentrerà in un frammento, per rinascere sotto nuove forme colori e dimensioni. E nessuno di noi ci sarà mai più, spariranno l'Everest e il Kilimangiaro, le Piramidi e la Basilica di san Pietro, le filosofie e le religioni, le fedi e le ragioni. Tutto diverrà energia interstellare, colata lavica nella genesi del prossimo pianeta, un nulla che si riempie incredibilmente di totalità, in un incessante ciclo nel quale spazio e tempo finiranno per confondersi. Anche perché non ci sarà nessuna ragione determinata dalle categorie e l'unico respiro sarà quello dell'Universo intero.
In ogni caso alla fine si muore e forse in quel momento la nebbia si dissolverà. O forse tutto si dissolverà. Ma se è così, come non capire la gloriosa debolezza della Vita? Come umiliarla, distruggerla, perseguitarla? Come io, piccola scintilla che si consuma in un istante, posso pensare di essere più importante di un'altra scintilla? Come posso spegnerla per raggiungere un minimo successo, una risata crassa destinata a spegnersi nell'ora successiva? Come non diventare più umani, contemplando il cielo stellato sopra di noi e - già che ci siamo è impossibile non trascinare nella mischia il vecchio Emmanuel - la legge morale dentro di noi?
Nessun commento:
Posta un commento