giovedì 27 giugno 2024

Mirt Komel a Medsočje, contemplando Il tiglio spezzato

 

Questo post ripropone un articolo scritto per il notevole settimanale Novi Matajur. E' l'occasione per segnalare un'interessante e bella lettura.

Introdotto da una spettacolare copertina, è stata infatti pubblicata l'edizione in lingua italiana del libro Il tiglio spezzato, del filosofo e scrittore Mirt Komel . L'autore di Nova Gorica, già conosciuto in Slovenia per i suoi pregevoli romanzi, può così essere apprezzato anche in Italia, grazie all'ottima traduzione di Miha Obit e alla disponibilità della piccola ma assai benemerita casa editrice Qudu di Gorizia.

Nell'originale, il testo si intitola Medsočje e si riferisce a un affascinante paesino della valle dell'Isonzo, dove si verificano diversi eventi che ne sconvolgono l'apparente serenità. Ci sono tutti gli elementi del giallo, con una scrittura lineare che rende l'intrigo avvincente. Non entrando ovviamente nella trama che coinvolge il lettore dalla prima all'ultima pagina, c'è da dire che il romanzo si presta a diverse letture.

La prima è storico filosofica, là dove i contesti immaginari intrecciano e trovano spessore nelle reali vicende quotidiane della Soška dolina e della Repubblica di Slovenia È interessante la descrizione di un presente complesso, sospeso tra un passato in grado ancora di essere divisivo e un futuro incerto. La domanda, classica ma in questo contesto originale, è quella di sempre, ovvero il senso stesso della realtà, ammesso che essa esista e in ogni caso se ne possa parlare.

La seconda è psicologica. Mirt Komel ci accompagna in una viandanza vertiginosa nei meandri del conscio, dell'inconscio e del subconscio. Si è costretti a immedesimarsi nei diversi personaggi e da ogni pagina si esce con la netta sensazione di essere parte integrante della vicenda narrata. Il "chi sono io?" rimbomba nella mente con il fragore di un’impetuosa cascata e obbliga non tanto a una risposta, quanto alla percezione consapevole della drammaticità, individuale e collettiva, della domanda.

La terza è paesaggistica e naturalistica. Per chi conosce e frequenta la valle dell'Isonzo non è difficile perdersi nella memoria e lasciare spazio alla creatività. Si accompagna volentieri il giornalista per le vie di una Medsoče che potrebbe essere Kanal, Tolmin oppure anche Spodnje Nehovo o qualche altro borgo abbandonato alle pendici del Korada. Si cammina per i boschi pieni di anfratti e nascoste sorgenti, ci si affaccia dai ponti della Soča (Isonzo), che scorre orgogliosa, incurante delle vicende degli umani e dello sfruttamento provocato dalle dighe e dagli scarichi industriali.

Sulla fragile linea di confine tra l’essere e l’apparire, tra l’io e la collettività, tra la natura e l’uomo, tra la vita e la morte, c’è anche la terra di nessuno dove si misurano, pur senza incontrarsi, il trascendente e l’immanente. Il “mistero” – nel senso etimologico del termine, “ciò di cui non si può parlare”, è in agguato, ma rimane ineffabile, in-comprensibile. Nella scrittura intelligente, profonda, libera e spesso molto divertente di Mirt Komel, si riscontra uno sguardo simpatetico e quasi amorevole su tutto ciò che è “umano”, nelle sue dimensioni del visibile e dell’invisibile.

Assolutamente da non perdere, cinque asterischi su cinque disponibili.

sabato 22 giugno 2024

Walk to Spirit, Iter Goritiense, il Cammino da Aquileia a Sveta Gora

 

Le foto sono di Mattia Vecchi
E' stato in questi giorni segnalato lo stupendo "Iter Goritiense", un percorso a piedi dalla basilica di Aquileia al santuario di Sveta Gora (Monte Santo).

L'iniziativa, chiamata Walk to Spirit, nasce nell'ambito degli small projects finanziati dal GECT/EZTS in vista dell'appuntamento del 2025 e unisce due realtà già profondamente unite da legami di collaborazione e amicizia. I due project manager sono Nace Novak e Mattia Vecchi, protagonisti anche della realizzazione della significativa segnaletica, durante la passeggiata sperimentale da giovedì 20 a domenica 23 giugno.

La prima tappa, da Aquileia a Sagrado, è abbastanza impegnativa, di circa 28 chilometri, con dislivello irrilevante. In questo primo tratto si indagano le RADICI storiche, culturali e spirituali di un territorio votato all'unità nella diversità fino dal primo millennio avanti Cristo. Si tratta di una zona nella quale culti religiosi ed espressione artistica si sono intrecciati mirabilmente, come testimoniato dai reperti custoditi nel Museo Archeologico e visitabili camminando nelle zone archeologiche. Particolare importanza riveste la storia del cristianesimo, con quello che forse è il primo sistema di culto pubblico cristiano al mondo, la prima chiesa di Teodoro costruita con i mirabili mosaici forse all'indomani dell'editto di Milano del 313. Da segnalare l'epoca dei martiri, in particolare con il passaggio attraverso le memorie di san Canzian d'Isonzo e le tracce del Patrarcato che nel medioevo e nel rinascimento è stato faro di cultura per tanti popoli dalle diverse lingue e culture. Ci si può godere anche la vista dell'Isonzo, il fiume ormai avviato verso la foce ancora lontana, dai mille colori e dalle invitanti spiagge di ghiaia.

La seconda tappa, da Sagrado a Mirenski Grad, di 23 chilometri con un dislivello complessivo di circa 600 metri in salita, consiste nel suggestivo attraversamento del Carso Goriziano. Si possono contemplare i luoghi delle ferite e delle CICATRICI. Le trincee della prima guerra mondiale si alternano alle pietraie sconvolte dalle granate, i paesi testimoniano storie di distruzione ma anche volontà di ricostruzione, sembra di sentire con il rumore delle esplosioni anche la voce della letteratura e della poesia, Ungaretti, Voranc, Hemingway e tanti altri. Dopo i paesi di san Martino e di Vrh (San Michele) si scende nel Vallone, per risalire tra arbusti e vegetazione lussureggiante, verso il confine con la Slovenia e l'ultima parte del cammino, sperimentando con inquietudine anche i passi nelle zone sconvolte dagli incendi dell'estate 2022. Ferite inferte tra "uomini contro" e ferite della Natura trovano pacificazione nel Monumento di Cerje, con la memoria del cammino storico del popolo sloveno e dei primi movimenti antifascisti in Europa (TIGR). Una breve ripida discesa e si è a Mirenski Grad, dove rifocillarsi e trovare riposo.

E' tempo di incamminarsi verso "le" Gorizia, dove, insieme alla capitale europea della cultura, si può contemplare la bellezza della RINASCITA. La terza tappa è decisamente più breve delle prime due e consiste in una piacevolissima camminata dapprima superando e costeggiando la Vipava (Vipacco), poi attraversando il centro storico di Miren, vedendo il cimitero un tempo tagliato in due dalle assurdità del Trattato di Parigi (1947), affrontando poi l'amena campagna goriziana, tra orti e campi coltivati. Si arriva dopo 8 chilometri a Šempeter, in tempo per gustarsi qualche bel Tone Kralj nella parrocchiale e per ritornare in terirtorio italiano nel parco Basaglia. Dopo il giusto e universale omaggio al demolitore dei muri che circondavano i manicomi e all'inventore del welfare di comunità, i non locali non possono evitare di seguire un'importante proposta di transito cittadino, incontrando i principali luoghi della cultura e dell'arte, giungendo, dopo 13 chilometri (gli ultimi cinque dedicati alla visita alla città antica), nel piacevole rifugio della centrale Casa dello studente/ex Seminario diocesano.

L'ultimo giorno si sale. Sempre per i non locali, il consiglio è di visitare un'altra parte della città, poi salire al castello, scendere al Rafut e risalire allo storico santuario di Kostanjevica, per giungere poi nel cuore della Nova Gorica e scoprire buona parte degli stili urbanistici internazionali della seconda metà del XX secolo. Dopo un'imperdibile visita alla piazza Transalpina/Trg Evrope, si giunge a Solkan e si attraversa due volte la Soča/Isonzo, prima sulla passerella ciclabile, poi sul ponte cosiddetto di Osimo, con scorci indimenticabili. Dalla piazza della ritrovata Solkan, si sale decisamente verso il monte San Gabriele, si attraversa poi in costa fino al Preval e si sale finalmente verso Sveta Gora, il punto d'arrivo dal quale si può contemplare a ritroso l'intero cammino percorso, poco più di 80 chilometri e, nell'ultimo tratto, almeno 600 metri di dislivello, quelli dell'ultima bellissima ascesa. Sul monte, oltre alla basilica del santuario, ci si può ricreare con la visita all'appena inaugurato - nell'ambito dello stesso progetto - centro di accoglienza Mir in Dobrro (Pace e Bene), ottimo ostello e porto di spiritualità. 

Dall'alto è ancora più chiaro il perché della scelta del logo, da una parte il richiamo a uno dei più frequenti mosaici aquileiesi, il nodo di Salomone, dall'altra al miracolo dell'unità nella diversità, due corde intrecciate che mantenendo la loro specificità formano una nuova figura geometrica. Proprio come sono Nova Gorica e Gorizia, capitale congiunta della cultura europea 2025, ma anche - si auspica - capoluogo dell'accoglienza, della giustizia e della pace. Il camminatore, viandante o pellegrino che sia, sarà accompagnato in tutti i suoi passi da questo segnale, dal quale sarà confermato di essere sulla giusta strada e che in certo momenti sarà tenuto a cercare con attenzione, per non perdersi nelle lande della pianura o tra gli innumerevoli viottoli del Carso. Il progetto Walk to Spirit prevede, nel prossimo anno e mezzo, anche una serie di momenti artistici e musicali, oltre a dialoghi sul presente e sul futuro dell'Europa, il primo dei quali, curato da Stojan Pelko, Fabiana Mertini e Pater Karel Gržan, si è già tenuto proprio nel Santuario con gran concorso di pubblici ed entusiasmo degli ascoltatori. Non resta che augurare a ciascuno e a tutti un Buon Cammino, fisico ed esistenziale!

martedì 18 giugno 2024

Perché il male? L'insolvenza della domanda...

 

Su una domanda si infrange la teologia, intesa nel senso letterale come "discorso su Dio".

La domanda è il perché dell'esistenza del male. Si intende il male fisico, la sofferenza dell'anima, il dolore esistenziale, il male morale che ha singolarmente lo stesso nome di quello fisico.

Se c'è un elemento che congiunge ogni essere vivente, di ogni genere e specie, è proprio la sperimentazione del male, subito o provocato che sia.

Se in qualche modo ce la si può cavare con la responsabilità umana, quando ci si riferisce alla guerra, alla fame o alle torture persecutorie, la scorciatoia non porta da nessuna parte quando si pensi alle inevitabili apparenti bizze della Natura, alle malattie che devastano il corpo e l'anima, alla morte dei bambini tra atroci spasmi.

E' logico che di fronte a tutto questo ci si chieda perché. E' meno logico pretendere che a questa domanda ci sia una risposta. Forse le religioni, con i loro complessi sistemi rituali-mitologici-morali riescono a dare delle provvisorie spiegazioni generali, attribuendo ciò che accade a un disegno provvidenziale che sfugge all'umana comprensione. Il cristianesimo si fonda sulla realtà di una condivisione del dolore fino al momento supremo della morte, anzi, perfino all'abbandono stesso del divino generatore dell'essere. Ma proprio tale affermazione proietta la soluzione della questione in una dimensione irraggiungibile dalla ragione. L'abbandono nel Dio che abbandona è un atto di fede illimitato, se non irrazionale almeno transrazionale, là dove negazione e affermazione fondamentalmente coincidono. Nella contemplazione dello Stabat Mater si congiungono compenetrandosi la più radicale esperienza di fede e il più convinto ateismo filosofico.

La debolezza delle religioni storiche sta forse proprio nel tentativo impossibile di razionalizzare l'esperienza del sacro, nel senso di rifiutarla proprio nel momento in cui la si riporta dall'orizzonte originario del tremendum et fascinans a quello ben più controllabile del dogma, della dottrina, della regola. In questo modo la religione diventa un formidabile strumento di consolazione, cancellando alla radice la tragicità dell'interrogativo esistenziale, ma anche di oppressione, vincolando la concezione del divino a un'unica visione umana e attribuendo a posizioni essenzialmente immanenti la potenza indiscutibile dell'irruzione dell'Assoluto. Il relativo si riempie di assoluto e diventa a sua volta assoluto, totalitario, in permanente scontro dialettico con la concorrenza delle altre religioni.

Non può non essere così e se anche nella società meno secolarizzata di quanto non sembri, diventa imperativo categorico il dialogo tra le religioni alla ricerca di un incontro sul punto di scaturigine comune, tale impresa risulta destinata al fallimento per un unico decisivo motivo. Il fondamento delle sacre scritture, delle regole etiche, dei miti e dei riti, non può essere raggiunto dalla ragione, può essere attinto esclusivamente nel fondo dell'anima (Maister Echkart!), là dove ogni ragionamento viene annullato dalla luce in-conoscibile della fede. E' il divieto di nominare il divino presente nelle religioni cosiddette  rivelate che paradossalmente da una parte postulano l'essere totalmente altro di Dio, dall'altra pretendono di rivelarne la volontà non solo relativamente alle grandi linee della creazione, ma anche all'esperienza storica e quotidiana di ogni essere vivente.

Ordunque, la domanda sul perché dell'esistenza del male non può trovare risposta nelle religioni. Anzi, non può e non deve trovare alcuna "risposta". Affermare questo è l'unico modo per "salvare Dio" ed evitargli un catastrofico processo da parte delle miliardi di vittime di un universo ritenuto finalizzato. Se Dio non c'entra, non c'è bisogno di mettere sotto processo nessuno, basta solo ergere la propria dignità di fronte alla tempesta del dolore cosmico e affermare che la grandezza dell'uomo, anzi di ogni vivente, sta nell'esserci, senza spiegazioni, consolazioni o recriminazioni, se non quelle da rivolgere con forza ai propri simili. Sì, perché se ciò che accomuna così drammaticamente l'umano è il mistero della sofferenza globale, il fondamento di ogni etica non è da ricercarsi nel trascendente, ma nell'immanente. E' l'impegno a lottare contro il male fisico e morale, con tutte le proprie forze, l'indignazione per la violenza e la guerra, l'azione convinta e indefessa a cercare di vincere quotidianamente le piccole battaglie, ben sapendo di dover soccombere, a testa alta e con il coraggio della speranza, nella madre di tutte le battaglie, quella contro la morte.

Oltre la quale tutto sarà finalmente chiaro. E Dio continuerà a essere, ma come era, è e sarà, al di là di ogni spazio e di ogni tempo.

lunedì 17 giugno 2024

Save the date! Proposte per la settimana...

Oggi solo un promemoria, con alcuni degli appuntamenti più interessanti di una settimana ricca e intensa.

Martedì 18 alle 11 nell'edificio della Regione FVG a Udine, sarà presentata la ricca stagione dei "Concerti in Basilica" della basilica di Aquileia. E' un programma particolarmente intenso e bello, con molti appuntamenti finalizzati a rendere più artistica, avvincente e spirituale la nostra estate.

Rimanendo sempre nell'ambito della Basilica di Aquileia, ecco altri due importanti momenti, nell'ambito del bel progetto Walk to Spirit, che propone un itinerario di fede e di cultura tra Aquileia e Sveta Gora (Monte Santo), nell'ambito del percorso di realizzazione degli eventi relativi a Nova Gorica con Gorizia, capitale europea della cultura 2025. Mercoledì 19, alle ore 11, verrà solennemente inaugurata la casa "Pace e Bene", realizzata nell'ambito dello stesso progetto per dare ospitalità ai pellegrini, soprattutto giovani, che si avventureranno lungo i più di 70 chilometri che uniscono l'antica città con il santuario venerato da secoli dalle popolazioni italiane, slovene e friulane che vivono ai suoi piedi. Inoltre, da giovedì 20 a domenica 23 giugno un piccolo gruppo di organizzatori "proveranno" le tappe del cammino, denominato Iter Goritiense. Saranno quattro camminate, senza pernottamento, con partenza ogni giorno alle ore 8, dalla Basilica di Aquileia (20.6), dalla casa canonica di Sagrado (21.6), dal santuario di Mirenski Grad (22.6) e da Gorizia, Via Seminario 13 (23.6). Chi lo desidera, si può unire a uno o più percorsi, con propria responsabilità, facendosi trovare agli appuntamenti prefissati.

Per quanto riguarda venerdì 21 giugno, segnalo due interessanti conferenze. La prima si svolgerà presso il Kulturni dom di Deskle, alle ore 19, con la presentazione della versione in sloveno del libro di Luciano Patat sui deportati transitati per il carcere di Gorizia, prima di essere inviati con i treni in germania, nel corso della seconda guerra mondiale. Ne parleranno Igor Komel, presidente del Kulturni dom di Gorizia insieme ai traduttori Igor Tuta e Pia Lešnik. Alle ore 21, presso la sede dell'ARCI GONG di Via delle Monache a Gorizia, sarà presentata la pièce teatrale di Alessandro Carfagna, "I17 di via Rasella", avvincente racconto del più importante attentato antinazista nell'Europa occidentale.

Da segnare sono soprattutto due avvenimenti di fine settimana: sabato 22 giugno, alle ore 18 in piazza dei Popoli (Piazza Libertà, davanti alla stazione) a Trieste, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, si terrà una manifestazione di sensibilizzazione sulle problematiche relative all'accoglienza. Domenica 23 giugno invece, proposto da Rete Dasi fvg, è previsto alle ore 10 un interessantissimo incontro online (vedi link you tube nella parte destra del blog) sulla costruzione della pace, con la presenza, fra gli altri, di Moni Ovadia e Luisa Morgantini.

Infine, last but not least, due presentazioni del libro Nova Gorica Gorizia, due città in una, povezani mesti. Mercoledì 19 giugno, alle ore 21.15, nella piazza principale di Ronchi dei Legionari, con la partecipazione di Boris Peric e Giovedì 20 giugno, alle ore 19 presso la cantina vinicola di Komjanc Alessio a Jazbine (Giasbana), nell'ambito del bel festival Cinebike, con la presenza di Barbara Urizzi e Igor Komel.

Insomma, proposte non mancano. E non sono sicuramente le sole interessanti nel panorama goriziano e regionale.

lunedì 10 giugno 2024

Oltre le "europee": stasera il grande incontro a Sveta Gora (Monte Santo)

Tu, io, noi persone che viviamo in Europa, dove stiamo andando? 

L'incontro-dialogo che si terrà questa sera a Sveta Gora (Monte Santo) sopra Nova Gorica e Gorizia, sarà la miglior occasione per trascendere la contingenza dei risultati elettorali e cercare di comprendere meglio il ruolo del Vecchio Continente nell'attuale scenario geopolitico del Pianeta.

Parleremo di Europa, non solo di Unione europea, intendendo un concetto più sociologico che prettamente geografico, in ogni caso, come minimo e come diceva il Wojtyla, "dall'Atlantico agli Urali. I relatori saranno davvero straordinari. Si potranno ascoltare Fabiana Martini, coordinatrice di Articolo 21 in Friuli Venezia Giulia, paladina dei diritti civili e della libertà di stampa;  Stojan Pelko, profondo filosofo, acuto osservatore delle dinamiche antropologiche contemporanee e responsabile dell'attuazione del programma del 2025; pater Bogdan Knavs e pater Karel Gržan, due tra le personalità più interessanti dell'attuale Slovenia, testimoni di un cristianesimo radicato nella società come elemento di costruzione di liberazione e di pace nella giustizia. Veramente, da non perdere...

Nell'orizzonte di questo illuminante incontro, che dire dei risultati elettorali nelle "europee" di questi giorni?

Cominciando dai dati preoccupanti, si può osservare anzitutto che in Italia un avente diritto su due non è andato a votare. Tenendo presente che c'erano contemporaneamente numerose elezioni di amministrazioni locali, il dato non si allontana molto da quello generale dell'intera Europa. Perché la gente non si avvicina più alle urne? E' importante non liquidare la domanda con il solito slogan secondo il quale "se non scegli tu, saranno gli altri a scegliere per te". Il disagio è un segnale troppo forte per non interpellare la salute stessa della democrazia, ma anche il sistema nel suo insieme. Se quando si vota, l'esito non viene tenuto conto e si affidano i centri di potere ai non eletti, che senso ha recarsi alle urne? Oppure, nel caso specifico del parlamento europeo, è così importante scegliere dei candidati che affolleranno un'aula dalle prerogative assai ristrette, dal momento che la Commissione - non eletta dal popolo - riveste di fatto quasi ogni forma di potere? Ogni elezione sembra essere un test per i governi nazionali e nelle campagne elettorali si parla di tutto meno che di Europa, quali informazioni può possedere un elettore per esercitare il suo diritto in modo consapevole?

Certo è che in queste condizioni, meno sono i votanti, più è facile che gruppi ai limiti dell'eversione possano trovare spazio e raggiungere percentuali altrimenti impensabili. I trionfi dell'estrema destra in molti paesi d'Europa sono alquanto preoccupanti, come i finora sottovalutati fenomeni di neofascismo e neonazismo che si stanno verificando ovunque, compresa la Slovenia. I risultati elettorali mettono in guardia, una sponda "nera", eletta democraticamente, potrebbe davvero favorire la liberalizzazione di ideologie razziste, totalitariste e disumane. Chi esce purtroppo sconfitto da queste elezioni è chi crede in un'Europa libera, accogliente, pluriculturale, pluriideologica, plurireligiosa e pluri via dicendo...

Queste ultime osservazioni valgono anche per la Slovenia e per l'Italia. Nel primo caso, la (risicata) vittoria delle destre, se non è tale da mettere in discussione l'attuale compagine governativa, è un forte campanello d'allarme, tanto più se si pensa all'estromissione di una Levica (Sinistra), uscita con un molto miglior risultato dalle ultime politiche. Sorprendente è stata la performance del gruppo ambientalista Vesna, che è riuscita a collocarsi al terzo posto, a superare il 10% dei consensi e a ottenere un parlamentare europeo. Gli sloveni del centro sinistra si intestano d'altra parte anche la vittoria nei referendum - peraltro consultivi - voluti dal governo Golob su alcuni diritti civili, in particolare sull'eutanasia e sulla legalizzazione della cannabis in medicina e per uso ricreativo.  

La Vesna italiana è stata l'Alleanza Verdi Sinistra, partita per raggiungere l'asticella del 4% e proiettata alla fine oltre il 6%. L'inequivocabile posizione sulla pace, sul non invio delle armi in Ucraina, insieme alla geniale candidatura di Ilaria Salis come pure di Mimmo Lucano, ha permesso al partito di raggiungere un risultato in questi temi straordinario. La compagine di Santoro, Pace Terra Dignità, più o meno schierata di fatto sulle stesse dinamiche, è costretta a chiedersi oggi - dopo la prevedibile estromissione - se non sarebbe stato meglio partecipare alle elezioni insieme ad avs, piuttosto che correre da sola pur sapendo di non poter andare molto oltre a una significativa testimonianza di coerenza e di convinzione pacifista. Per il resto, niente di imprevisto, nell'eterno saliscendi interno alle compagini alleate o simil-alleate in ambito nazionale. Sale di poco Fratelli d'Italia (che ha comunque il 20% in più rispetto alla precedente tornata continentale), sale significativamente Forza Italia e scende la Lega, che si becca il 20% in meno (guarda caso!) rispetto alle europea di cinque anni fa. Sull'altro versante, cresce bene il Pd targato Elly Schlein (torna intorno al 24%, la segretaria può essere giustamente soddisfatta per un buon 6% in più), recuperando in blocco i voti passati in precedenza al Movimento 5 Stelle, malinconicamente confinato intorno al 10%, (con l'8% in meno rispetto al 2019, anche qua, guarda caso), tallonato perfino dai vituperati forzitalisti. Non hanno raggiunto il 4% neppure Calenda e l'inedita coppia Bonino/Renzi, nonostante una campagna elettorale d'assalto. Forse farebbero bene a considerare come la loro parabola politica sia ormai giunta al capolinea.

Insomma, numeri e numeri per richiamare un'importante verità: l'Unione europea e l'Europa nel suo insieme, se vuole contare qualcosa, deve ritrovare la strada delle idee, dei valori e delle coraggiose visioni lungimiranti che l'hanno in origine voluta. Al di là dei risultati, di questo o di quello, è importante riprendere la piena consapevolezza di ciò che si è. Ed è per questo che, proprio in questa giornata di esultanza per alcuni, di depressione per gli altri, il convegno di Sveta Gora assume un'eccezionale importanza, un messaggio che nasce dalla prossima capitale culturale d'Europa e si diffonde in tutti gli angoli della Terra.
 

domenica 9 giugno 2024

Avventure ferroviarie, per sorridere un po'...

Comunque sia, per il momento i treni continuano ad arrivare in ritardo! Con i mille gravi problemi del momento, ai classici disagi delle ferrovie in Italia si può solo affidare il compito di suscitare un sorriso.

Dunque, la rassicurante app di Trenitalia ha avviato un nuovo geniale modo di prenotare i biglietti. Si armeggia un po', si scelgono data e orario. Dopo di che ci si deve autodichiarare presenti con il check in, da effettuare prima dell'orario ufficiale di partenza del treno, per evitare una salata reprimenda. Ma se si è ligi alla richiesta, non sempre le cose finiscono nel migliore dei modi. Per esempio, stasera un guasto tecnico manda in tilt la stazione di Verona. Come colombe dal disio chiamate, centinaia di passeggeri galoppano da uno schermo all'altro, per cercare di capire il proprio destino. "Niente paura", sembra dirmi il televisore oggetto di brama da parte di decine di occhi, "il tuo treno parte alle 19.22 dal binario 7 e non è previsto nessun ritardo". Non che ci creda troppo, soprattutto dopo un annuncio che dichiara risolto il malanno ferroviario e il prossimo ritorno alla normalità. Tuttavia prevedo la malparata e faccio il famigerato check in il più tardi possibile, appena alle 19.21, quando il treno, dato in perfetto orario, non compare ancora, stagliato nel cielo arrossato dal tramonto incipiente. Si sente un corale "oh" verso le 19.30, quando per un istante la scritta riguardante il treno, annunciato fino a quel momento al binario 7, sparisce e ricompare, ma senza l'indicazione del binario. "Da dove mai partirà il regionale veloce?" Si domandano tutti, interpellandosi a vicenda chi bestemmiando, chi ridendo, chi cogliendo l'occasione per mettere da parte il telefonino e intessere qualche relazione interpersonale non virtuale. Alle 19.35 viene indicato un ritardo di 15 minuti che alle 19.45 diventeranno 25. A Mestre, un'oretta dopo, scopriremo che il treno, annunciato con un ritardo di 55 e poi di 60 minuti, alla fine era stato soppresso. Nel frattempo i capitalisti se la godono: è bloccato tutto il traffico proletario, arrivano e partono solo gli eleganti convogli dell'Alta Velocità, confidenzialmente chiamata AV. Chi non vede l'ora di arrivare a casa, chi ha la mamma senza cellulare che aspetta ignara alla stazione successiva, chi - come il sottoscritto - ha la necessità di non perdere la coincidenza a Mestre per evitare il ritorno a ore antelucane. Basta un complice cenno di capo, tutti provano onestamente a prenotare la prima Freccia per Venezia digitando vanamente sullo screen e poi, essendo impossibile entrare nel sito, quasi fossero accomunati da un'irrefrenabile volontà di trasgressione, si gettano a capofitto nel sottopassaggio per risalire al binario 4 e assaltare in gruppo compatto la Frecciarossa 2000 in servizio da Milano a Venezia Santa Lucia. C'è da dire che appena saliti, il gruppo si divide in tre parti, rovinando così la solidarietà tra gli insorti. Una parte confida di sfuggire ai controlli spostandosi strategicamente da una carrozza all'altra. A questo settore appartengono soprattutto quelli che scendono alla prima stazione, Vicenza e suppongono - a ragione - di poterla far franca. Una seconda parte sembra rassegnata a tirare fuori il portafoglio per non incorrere in guai peggiori. La terza, ormai ridotta a un manipolo di coraggiosi, decide di affrontare con decisione l'incauto controllore. Tuttavia, ahimé, al posto di un truce leguleo compare all'orizzonte una giovane sorridente e gentilissima capotreno. Le spieghiamo le nostre ragioni, con una verve polemica assai diminuita dalla delicata attenzione che ci viene rivolta. La controllora, un po' imbarazzata e un po' convinta, spiazza tutti sposando immediatamente la causa dei ribelli. "Avete totalmente ragione" - disse - "dovete sporgere reclamo, se non altro recuperare i soldi spesi per il biglietto perduto". Si tira un sospiro di sollievo, wow, ce la siamo cavata! "Eh no - dice tristemente l'autorevole ferroviera in divisa - quando vi ho visto ho chiesto alla direzione dell'Azienda se potevamo abbuonarvi la sopratassa, ma i nostri capi hanno detto niet!" Quindi, piaccia o dispiaccia, 27 euri, uno dopo l'altro, lasciano le tasche dei poveri viaggiatori ed entrano nel calderone di mamma Trenitalia, tramite la macchinetta mangiasoldi dell'assolutamente incolpevole controllora. Che ringrazia e saluta, "sperando di rivedervi sulle nostre belle Frecce".  Insomma, in conclusione si è presa la coincidenza e si è arrivati a destinazione in orario. Dispiace solo per la carenza di informazioni nella stazione di Verona e soprattutto per quei 27 euri, che avrebbero potuto trovare ben più nobili destinazioni!

giovedì 6 giugno 2024

Lunedì 10 a Sveta Gora (Monte Santo): Martini, Pelko, Gržan, una serata da non perdere!

 

Lunedì 10 giugno, alle ore 18 presso il santuario di Sveta Gora (Monte Santo), ci sarà il primo dei tre "dialoghi" previsti nell'ambito del bellissimo progetto Walk to Spirit, l'itinerario che congiunge la Basilica di Aquileia con il centro di spiritualità collocato sopra la Capitale europea della Cultura 2025.

I relatori, che saranno salutati dal rettore del santuario Bogdan Knavs e dal direttore della Società che gestisce la basilica di Aquileia Andrea Bellavite, sono veramente alquanto esperti e interessanti.

Stojan Pelko, responsabile del programma Go2025, acuto filosofo, conoscitore delle dinamiche del pensiero europeo, condurrà la conversazione, ponendo interrogativi e offrendo riflessioni sul tema della serata: In cammino. Uomo europeo, dove vai? Stojan è un tessitore di reti culturali, capace di unire non soltanto le diverse idee, ma soprattutto le persone, in uno sguardo di autentica pace. La sua visione apre le menti verso orizzonti internazionali, là dove il locale costruisce il globale e l'universale trova la sua realizzazione soltanto nel leale incontro e approccio con il particolare. In questa e molte altre luci, ci si troverà all'indomani delle elezioni europee non per commentare vittorie o sconfitte di questo o di quel partito, ma per chiederci se l'Europa ha ancora un ruolo nell'indicare al mondo una rotta di pace e di condivisione o se si è ridotta alla tutela di soli interessi economici e finanziari. 

Padre Karel Gržan è dottore in scienze letterarie, vive in una delle più belle valli della Slovenia, innamorato della Natura, accudendo la sua unica vicina di casa, la "signora Kapra", un'ormai anziana cavalla. Uomo spirituale, di grande e lunga esperienza esistenziale, parla con una voce fievole dicendo concetti fortissimi, unendo profondità e attualità, comunicando anche con la potenza dei suoi occhi buoni. Di famiglia partigiana, ha deciso da giovane di diventare prete. E' un presbitero abbastanza particolare, ascoltatissimo, soprattutto dai giovani sloveni. La sua "teologia" è l'invito a passare dal litigare al completarsi a vicenda, dalla competizione alla cooperazione. E' un vero mistico, ma sempre presente tra le persone per alleviare le loro difficoltà. Per lui il futuro è nei giovani, che sentono e già comprendono il Nuovo Mondo. Per lui, tutto ciò che conta è amare ed essere amati.

Fabiana Martini, cittadina di Trieste ma con il cure aperto al Mondo, è coordinatrice di Articolo 21, il gruppo di giornaliste e giornalisti che a livello nazionale e internazionale si battono per il raggiungimento dell'obiettivo della libertà di stampa. E' stata vicesindaca del capoluogo del Friuli Venezia Giulia, attivista nell'ambito della pace, dell'accoglienza universale, del rispetto dei diritti di ogni persona. Propone un giornalismo aperto e inclusivo, capace di denunciare con coraggio ogni ingiustizia, ma anche di testimoniare la bellezza di una vita impegnata nei sentieri dell'autentica solidarietà, In prima linea nella richiesta di "verità e giustizia per Giulio Regeni", è presente con i suoi scritti e la sua sapiente parola in ogni ambito sociale e culturale della Regione.

Insomma, è una serata da non perdere. Ogni relatrice e relatore parlerà nella propria lingua, ma non ci saranno problemi di comprensione, essendo prevista la traduzione simultanea di tutti gli interventi. 

Arrivederci a lunedì sera!

martedì 4 giugno 2024

Verso le elezioni europee: per la pace sulla Terra, per la dignità di ogni essere vivente

 

L'ideale è che ci siano soltanto gli Stati Uniti del Mondo, confederazione di tutte le realtà esistenti sul Pianeta. E' un'utopia, un'invenzione umana, così come invenzioni umane sono tutti i concetti che, razionalizzati, hanno determinato le forme dell'umana convivenza: la patria, la nazione, la famiglia, lo stato... in fondo altro non sono che frutti dell'immaginazione. Per difendere tali bandiere, esistenti soltanto in quanto generate dall'uomo, quanti milioni di morti, quante inutili stragi, quante persecuzioni...

Mentre si vorrebbero gli Stati Uniti del Mondo, l'Unione europea va al voto. Si noti, l'Unione europea, non l'Europa, perché sono molti gli stati dell'Europa che non appartengono all'Unione europea. Che cosa votare? Non è così facile rispondere a questa domanda, anche perché, soprattutto in Italia, si è parlato molto di più di problematiche locali che della visione che si vorrebbe avere dell'Europa.

Eppure le elezioni dell'8 e 9 giugno sono molto importanti, perché orienteranno il Parlamento e la Commissione continentali verso decisioni importanti per il futuro. Per esempio, si andrà verso la Terza Guerra Mondiale o l'Unione europea sarà proiettata verso la costruzione del sistema planetario delle Nazioni unite? Si vorrà fare dell'Unione una Rocca inespugnabile chiusa alla correlazione con popoli e culture o si considereranno le migrazioni dei popoli come la chance per potersi trasformare, fondandosi sull'umanità condivisa e non esclusivamente sugli interessi economici? Sarà un faro nella costruzione di politiche sostenibile e rispettose dell'ambiente? Si preoccuperà del futuro dei giovani, affrontando con competenza e creatività il rapporto fra crescita industriale e salvaguardia dei viventi? Avrà una struttura autenticamente democratica, in grado di favorire il dialogo e il confronto fra le diverse posizioni, rifuggendo e contrastando ogni nostalgia nazista e fascista? Contribuirà a creare tavoli di dialogo diplomatico per i popoli in conflitto? Oppure considererà prioritaria la soluzione apparentemente più facile, ma dalle conseguenze disastrose, dell'affidamento alle armi e agli strumenti di distruzione e di morte? 

Si è a un crocevia importante nella storia del Mondo. Cinque anni fa ero candidato alle elezioni europee, con il piccolo partito allora chiamato semplicemente "Sinistra". Avevamo prodotto approfonditi documenti su tutte le grandi questioni di allora, non troppo dissimili rispetto a quelle odierne. Abbiamo portato ovunque un'idea di un'Europa fondata sul lavoro, aperta alla libera circolazione delle persone, promotrice di giustizia e pace, ecologica, rispettosa dei diritti individuali e collettivi. Non abbiamo avuto molti mezzi per farci conoscere e i risultati non furono numericamente entusiasmanti. Occorre creare un maggiore consenso, ricostruire il volto di un impegno deciso, urgente e finalizzato alla salvezza stessa di una terra in crisi.

Per chi votare allora? Evitando le tentazioni del "voto utile", la strada da percorrere è quella di dare un segnale. In particolare il mondo del pacifismo deve mostrarsi forte e compatto, anche attraverso l'eventuale voto di testimonianza. Tre partiti in Italia hanno espresso esplicitamente la loro contrarietà all'invio delle armi in Ucraina, posizione simbolica importante nella quale si riconoscono tutti gli assertori della nonviolenza attiva come metodo di risoluzione delle controversie. Da ricordare, davanti alle urne, nella speranza che qualche convinto rappresentante riesca a raggiungere la sponda del Parlamento europeo...