domenica 9 giugno 2024

Avventure ferroviarie, per sorridere un po'...

Comunque sia, per il momento i treni continuano ad arrivare in ritardo! Con i mille gravi problemi del momento, ai classici disagi delle ferrovie in Italia si può solo affidare il compito di suscitare un sorriso.

Dunque, la rassicurante app di Trenitalia ha avviato un nuovo geniale modo di prenotare i biglietti. Si armeggia un po', si scelgono data e orario. Dopo di che ci si deve autodichiarare presenti con il check in, da effettuare prima dell'orario ufficiale di partenza del treno, per evitare una salata reprimenda. Ma se si è ligi alla richiesta, non sempre le cose finiscono nel migliore dei modi. Per esempio, stasera un guasto tecnico manda in tilt la stazione di Verona. Come colombe dal disio chiamate, centinaia di passeggeri galoppano da uno schermo all'altro, per cercare di capire il proprio destino. "Niente paura", sembra dirmi il televisore oggetto di brama da parte di decine di occhi, "il tuo treno parte alle 19.22 dal binario 7 e non è previsto nessun ritardo". Non che ci creda troppo, soprattutto dopo un annuncio che dichiara risolto il malanno ferroviario e il prossimo ritorno alla normalità. Tuttavia prevedo la malparata e faccio il famigerato check in il più tardi possibile, appena alle 19.21, quando il treno, dato in perfetto orario, non compare ancora, stagliato nel cielo arrossato dal tramonto incipiente. Si sente un corale "oh" verso le 19.30, quando per un istante la scritta riguardante il treno, annunciato fino a quel momento al binario 7, sparisce e ricompare, ma senza l'indicazione del binario. "Da dove mai partirà il regionale veloce?" Si domandano tutti, interpellandosi a vicenda chi bestemmiando, chi ridendo, chi cogliendo l'occasione per mettere da parte il telefonino e intessere qualche relazione interpersonale non virtuale. Alle 19.35 viene indicato un ritardo di 15 minuti che alle 19.45 diventeranno 25. A Mestre, un'oretta dopo, scopriremo che il treno, annunciato con un ritardo di 55 e poi di 60 minuti, alla fine era stato soppresso. Nel frattempo i capitalisti se la godono: è bloccato tutto il traffico proletario, arrivano e partono solo gli eleganti convogli dell'Alta Velocità, confidenzialmente chiamata AV. Chi non vede l'ora di arrivare a casa, chi ha la mamma senza cellulare che aspetta ignara alla stazione successiva, chi - come il sottoscritto - ha la necessità di non perdere la coincidenza a Mestre per evitare il ritorno a ore antelucane. Basta un complice cenno di capo, tutti provano onestamente a prenotare la prima Freccia per Venezia digitando vanamente sullo screen e poi, essendo impossibile entrare nel sito, quasi fossero accomunati da un'irrefrenabile volontà di trasgressione, si gettano a capofitto nel sottopassaggio per risalire al binario 4 e assaltare in gruppo compatto la Frecciarossa 2000 in servizio da Milano a Venezia Santa Lucia. C'è da dire che appena saliti, il gruppo si divide in tre parti, rovinando così la solidarietà tra gli insorti. Una parte confida di sfuggire ai controlli spostandosi strategicamente da una carrozza all'altra. A questo settore appartengono soprattutto quelli che scendono alla prima stazione, Vicenza e suppongono - a ragione - di poterla far franca. Una seconda parte sembra rassegnata a tirare fuori il portafoglio per non incorrere in guai peggiori. La terza, ormai ridotta a un manipolo di coraggiosi, decide di affrontare con decisione l'incauto controllore. Tuttavia, ahimé, al posto di un truce leguleo compare all'orizzonte una giovane sorridente e gentilissima capotreno. Le spieghiamo le nostre ragioni, con una verve polemica assai diminuita dalla delicata attenzione che ci viene rivolta. La controllora, un po' imbarazzata e un po' convinta, spiazza tutti sposando immediatamente la causa dei ribelli. "Avete totalmente ragione" - disse - "dovete sporgere reclamo, se non altro recuperare i soldi spesi per il biglietto perduto". Si tira un sospiro di sollievo, wow, ce la siamo cavata! "Eh no - dice tristemente l'autorevole ferroviera in divisa - quando vi ho visto ho chiesto alla direzione dell'Azienda se potevamo abbuonarvi la sopratassa, ma i nostri capi hanno detto niet!" Quindi, piaccia o dispiaccia, 27 euri, uno dopo l'altro, lasciano le tasche dei poveri viaggiatori ed entrano nel calderone di mamma Trenitalia, tramite la macchinetta mangiasoldi dell'assolutamente incolpevole controllora. Che ringrazia e saluta, "sperando di rivedervi sulle nostre belle Frecce".  Insomma, in conclusione si è presa la coincidenza e si è arrivati a destinazione in orario. Dispiace solo per la carenza di informazioni nella stazione di Verona e soprattutto per quei 27 euri, che avrebbero potuto trovare ben più nobili destinazioni!

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