Una bella iscrizione su un muro di Pistoia |
La "guerra mondiale" non è più una parola tabù, si comincia a prenderla in considerazione, a pensarla come una necessità. Magari triste, magari orribile, ma pur sempre una necessità.
Se questo piano inclinato non viene raddrizzato, i venti di guerra rischiano di diventare autentica tempesta. E' necessario interrompere subito questa deriva che può mettere in gioco il futuro stesso della vita su questo meraviglioso e drammatico Pianeta.
Sì, ma come fare? Come convincere i governanti del mondo a compiere scelte oculate, ragionevoli, degne dell'umana intelligenza? Come convincere un'opinione pubblica sempre più succube del potere straripante dei media? Come urlare la propria contrarietà, se anche dei giovani studenti indifesi vengono presi a manganellate perché cercano di far sentire la loro voce?
Occorre chiedersi chi può guadagnarci qualcosa da una possibile immane carneficina. Forse gli stessi che già ora si sfregano le mani per il fatto di riuscire a svuotare arsenali e aumentare il pil costruendo nuove e sempre più sofisticate armi. Forse coloro che approfittano di queste industrie di morte per creare posti di lavoro, nell'illusione di poter garantire ai propri cittadini condizioni di vita migliori, dimenticando che tutte queste eventuali apparente conquiste, in caso di guerra, gli si ritorcerebbero contro. Ci vadano loro sotto le bombe o il tiro delle mitragliatrici, non inviino al macello i nostri fratelli, figli o nipoti.
Le parole di questi giorni stabiliscono il fallimento delle speranze del Novecento. Si pensava che il superamento dell'epoca del fascismo e del nazismo, come pure i massacri delle due guerre mondiali avrebbero aperto una nuova strada per l'umanità. Si sperava nella distruzione degli arsenali bellici e nella riconversione delle fabbriche d'armi. Si auspicava una vera società delle Nazioni, dotata di forza giuridica e non solo morale, per poter affrontare e risolvere con le trattative le controversi interne ed esterne a ogni Paese. Si immaginava perfino un mondo senza più confini, la fine di ogni nazionalismo, la centralità dell'essere umano in quanto tale, la libertà di circolazione delle persone ovunque, il superamento degli abissi di differenza tra l'estrema povertà dei sud e la ricchezza dei nord del mondo.
Si desiderava tutto questo e molto di più. E' del tutto svanito questo sogno? Non c'è alcun modo di impedire la catastrofe? Sembrerebbe di no, osservando la farneticante richiesta di aumento di spese militari della presidente della Commissione europea o le commesse per la Leonardo volute dal nostro governo. Ma forse la speranza è l'ultima a morire e quindi qualche barlume ancora c'è. E' importante esprimere la propria contrarietà, "no in nome mio", far capire che si può immaginare una relazione tra le persone non basata sulla difesa dei propri confini, ma sull'eliminazione di ogni barriera divisoria. E' indispensabile uscire dalla logica perversa del "noi contro voi", per mettere al centro il diritto della Persona, di ogni essere che prima di essere italiano, ivoriano, turco, americano o russo, è sempre anzitutto un appartenente alle specie umana o, per dirla in termini più spirituale, una sorella o un fratello facente parte della mia sessa famiglia.
Manifestiamo quindi, perché il violento non è chi protesta contro la guerra, ma chi, seduto sulle poltrone paludate e asettiche del Potere, minaccia di condurre l'umanità al suo definitivo tramonto.
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