Ovviamente in chiave introduttiva, diamo voce al vescovo di Roma Francesco: no alla guerra a oltranza, sì alla trattativa; fermare immediatamente le armi del genocidio di Gaza, cercare insieme una soluzione negoziale. In generale, basta con la politica degli armamenti, avanti con gli strumenti di pace. "Trasformeranno le lance in falci e i carrarmati in aratri".
Nel caso della prima via crucis, 2000 anni fa, chi sono stati i mandanti dell'assassinio di Gesù? Coloro che hanno obbedito agli ordini, prima di tutto senz'altro i sommi sacerdoti, gli scribi, i capi religiosi dell'antico Israele. Hanno voluto la morte di Gesù, perché riportava alla loro essenza le infinite regole della Torah e metteva così in discussione il loro potere. Lo hanno consegnato all'autorità romana che, impersonata da Pilato, ritiene di lavarsene le mani e di dare il reo in mano ai soldati, per non disobbedire all'imperatore. I soldati hanno ritenuto di fare il loro dovere e a loro volta, come il comandante di Auschwitz, hanno obbedito ai loro superiori". C'è un po' di spazio anche per i discepoli. Pietro ritiene di difendere Gesù usando la violenza contro la violenza e viene rimproverato per questo. Dopo di che, ecco anche un certo pacifismo che non sa più che pesci pigliare: se siamo contro la forza delle armi, se i media non ci danno spazio, se sono anni che diciamo sempre le stesse cose e non incidiamo in nulla sulle decisioni dei capi, tanto vale che cerchiamo di salvarci la pelle... Ecco, tutti questi - a volte anch'io, a volte anche noi - collaborano al mandato di morte.
Ma ci sono, nella via crucis, i mandanti di pace? Non ci sono "i" mandanti, ma ci sono "le" mandanti. Solo le donne restano accanto a Gesù, in tutto il percorso e nel momento supremo. Morendo Gesù grida perfino l'abbandono di Dio, ma Maddalena, la madre Maria, quella di Giacomo e Giovanni, Giovanna, Susanna sono lì, presenti fino all'ultimo momento, portando con loro la forza travolgente dell'Amore. E' forse per questo che saranno le donne le prime testimoni dell'avvenimento che sovverte i piani della storia. La risurrezione non è l'happy end di una vicenda andata storta, ma la rivelazione dell'essenza stessa del Creato, quella nascosta dentro le effimere apparenze di una storia che ritiene che i vincitori siano la ricchezza, la forza e il Potere, in tutte le sue dimensioni.
La risurrezione non è un progetto politico o una strategia alternativa. E' un equivoco nel quale sono ancora incastrati gli apostoli il giorno dell'Ascensione: "E' questo il segnale per scatenare l'inferno e per rovesciare il potere dei romani, instaurando finalmente il regno di Israele?" E' l'equivoco che ha portato Costantino e soprattutto Teodosio a immaginare che l'impero cristiano sarebbe stato il regno di Dio sulla terra. E' un ritornello che giunge fino a oggi, là dove in tempo di democrazia liberale, le varie forme di Democrazie Cristiane hanno ritenuto che bastasse ottenere il consenso e raggiungere gli scranni del Potere per avviare il tempo messianico della giustizia e della pace sulla Terra.
La risurrezione è un mandato di vita non affidato all'imperatore o al presidente, ma a ogni essere umano, nessuno escluso. E' l'invito alla conversione, ovvero, come dice l'etimologia della parola in greco, meta-noia: finora si è pensato così, d'ora in poi si scopre che la Verità dell'essere è un'altra. E la verità dell'Essere è che l'Amore vince, l'amore vissuto, in tutte le sue dimensioni, in ogni istante della vita. Per questo la pace o la guerra non saranno decise dalle trame dei potenti, ma neanche dal numero dei partecipanti alle manifestazioni o dall'acquisizione di spazi importanti sui giornali. Sarà decisa da donne e uomini che decidono di vivere da risorti, ovvero sperimentando in questa vita la bellezza e la gioia di pensare con la propria testa, di anteporre l'interesse comune a quello proprio, di rispettare la natura, dono meraviglioso della nostra madre terra. E lo faranno in gesti quotidiani, comprando in un modo piuttosto che nell'altro, ponendo come linea da seguire il dono e non il possesso, la condivisione invece che l'accumulo, la sobrietà invece del consumo. E lo faranno con l'impegno politico, non intruppati in ordini di scuderia partitici o religiosi, ma ragionando con una coscienza formata dalla profondità dell'amore, in grado di decidere, volta per volta, cosa sia giusto o cosa ingiusto nelle inevitabili scelte che la nobile arte della Politica ogni giorno impone.
La risurrezione segna uno spartiacque, da una parte genera la fede in un'immensa speranza trascendente, dall'altra libera la ragione umana da ogni riferimento all'assoluto. Solo l'Uomo è artefice del proprio destino, non esistono provvidenze o disegni divini ai quali appellarsi. Le scelte che determineranno la guerra o la pace nel pianeta, riguardano solo ed esclusivamente la responsabilità della propria coscienza di consapevoli appartenenti alla famiglia umana.
Oggi, domenica 17 marzo, è già Pasqua, se ognuno di noi tornerà a casa con il desiderio profondo di amare e con esso si tufferà in ogni istante, pienamente presente nella condivisione del mistero del Dolore, del tutto responsabile nel dare concretezza culturale e politica all'annuncio fattivo della Risurrezione, cioè dell'Amore accolto e condiviso ogni giorno della nostra vita.
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