mercoledì 29 aprile 2020

Un appello al dialogo, oltre le opposte tifoserie...

Ci sono due contendenti numericamente e mediaticamente rilevanti. Da una parte la compassata maggioranza governativa, o meglio il Presidente del Consiglio Conte, porta avanti un programma di "limitazione delle libertà costituzionali" (così Di Maio in un'intervista del 24 aprile), "sparando" a ritmo incessante DPDC sempre più complicati e necessitanti di continue spiegazioni. Se qualcuno osa esprimere qualche dubbio sulla scelta degli "esperti" che sembra influenzino in modo determinante il Governo, immediatamente viene tacciato di terrapiattismo, sostegno a fake news, quando non "allora vuoi che vincano Salvini o la Meloni". I quali peraltro, dalla parte opposta, cercano squallidamente di approfittare della situazione saltando su tutti i carri possibili, dicendo tutto e il contrario di tutto, pur di potersi collocare in pole position nell'accaparrarsi le conseguenze del crescente disagio dei cittadini.
Così accade anche in altri Paesi europei, la maggioranza - di destra o di centro sinistra - porta avanti una linea, la minoranza - di destra o di centro sinistra - la contesta radicalmente, ovviamente con scambio di reciproche accuse di ignoranza, incompetenza e incoscienza.
Questa situazione è davvero assurda e di fatto vanifica il dibattito democratico, dove la ricerca dei percorsi - sia pur nella diversità delle responsabilità - non dovrebbe essere una continua battaglia tra eserciti contrapposti, ma un persistente e leale dialogo tra maggioranza e minoranze. Invece si assiste all'utilizzo forzato di numeri esorbitanti ma non sempre attendibili, dati i diversi criteri adottati nei diversi Paesi per stabilire contagiati, controllati, deceduti, ma anche al conseguente scontro tra titani che vede opporsi in modo quasi violento politici, scienziati, economisti, giornalisti che si esaltano o sconfessano a vicenda, ponendo le loro intelligenze al servizio di chi comanda o di chi si oppone.
Tra le opposte tifoserie le persone soffrono: chi perché colpito dal virus e abbandonato al suo destino - compresi tanti medici, infermieri, oss, operatori eroici nelle case di riposo -; chi perché ha perso definitivamente il lavoro e non ha di fronte un roseo futuro; chi perché comincia a dimostrare forti segni di disagio psichico dopo due mesi di reclusione nell'appartamento cella d'alveare negli enormi caseggiati delle periferie urbane; chi perché impossibilitato a incontrare i propri cari, ecc. In queste e tante altre condizioni, è bene cercare le voci sommerse, quelle di cui si parla meno, al di fuori delle difese d'ufficio della maggioranza e delle accuse "a prescindere" di chi si contrappone. Oggi ri-propongo una di queste voci, tanto per cominciare...
"Non c’è stato nessun vuoto decisionale - aveva dichiarato il 21 aprile al Corriere della Sera Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute -. Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio". E' una dichiarazione molto grave, poco commentata sui media nei giorni successivi. Significa che il Festival di Sanremo, gli stadi pieni, la funesta Atalanta-Valencia, le località sciistiche prese d'assalto, i vari carnevali in giro per l'Italia, i treni affollati, le fabbriche aperte a oltranza, gli ospedali senza presidi, le case di riposo aperte al pubblico fino a metà marzo, gli aperitivi perché "la mia città resta aperta" dei sindaci di destra e di sinistra, ecc. ecc. Tutto questo - sempre che il direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute abbia dichiarato il vero - si è svolto quando alcuni "sapevano" e l'hanno tenuto nascosto "per non spaventare la popolazione". E' fin troppo evidente che un minimo di comunicazione in più avrebbe contenuto molti danni e di conseguenza si sarebbe potuto evitare la catastrofe perfetta, soprattutto quella lombardo-veneto-piemontese-emiliano romagnola, con tutti i suoi derivati. Oppure no?

1 commento:

  1. Non si capisce perchè gli organi, che dovrebbero concorrere tutti allo stesso obiettivo della soluzione della crisi, preferiscano continuare a competere tra loro. Evidentemente l'impostazione attuale ha dei limiti, da qui la necessità di riprendere in mano il Manifesto di Ventotene, rendendoci conto che tutta questa competizione non solo non giova ma rischia di rivelarsi controproducente ...

    RispondiElimina