domenica 5 aprile 2020

L'ora della crisi, per i Nord del mondo. Ritrovare il silenzio, dentro l'alluvione delle parole...

Di certo, nei prossimi decenni, si parlerà di questo periodo come di un tempo che avrà diviso la storia tra un "prima" e un "dopo". Ante virus e post virus. Ciò non avverrà soltanto a causa dell'epidemia, ce ne sono state tante nel passato, anche recente e nella loro drammaticità non hanno determinato un "salto" storico. Accadrà soprattutto perché questo mese - forse anche più di uno - ha di fatto quasi paralizzato la vita ordinaria di più di un miliardo di persone. Sì, si tratta circa di un quinto della popolazione mondiale, quel famoso 20% che usufruisce nell'insieme dell'80% delle risorse disponibili sul Pianeta Terra. E' questo ciò che sta accadendo ed è per questo che la segregazione generale di questi giorni segnerà la coscienza dell'umanità più di quello che ordinariamente - e con situazioni, ovviamente generali e non individuali, ben più tragiche di questa - viene vissuto nel Grande Silenzio dal restante 80%. Ciò accade perché circa il 99% (proprio così, avete letto bene!) delle agenzie di informazione hanno sede e operano nel cosiddetto Nord del Mondo ed è quindi logico che il 99% delle notizie di questo periodo riguardino ciò che sta accadendo nella parte più ricca del Pianeta e che di conseguenza sembra che tutti, indistintamente, percepiscano una specie generale apocalisse. In realtà non si tratta della "fine del mondo", ma della possibile conclusione di una fase del percorso economico-politico-sociale dei Paesi appartenenti al Capitalismo dominante. E (purtroppo, mi permetto di aggiungere) non si tratta di un tempo di Silenzio, anche se le automobili sono ferme e non si sente l'ordinario chiacchiericcio sulle strade. E' invece in atto una vera e propria alluvione di parole e immagini: un'ininterrotta serie di trasmissioni televisive, le linee telefoniche intasate da milioni di filmati condivisi sui social network, la necessità di trasmettere non i propri pensieri - la libera opinione dell'individuo è sempre pericolosa - ma quelli di una marea di opinionisti, sedicenti o reali filosofi, teologi, politici e politicanti e via dicendo. Per cogliere l'occasione e partecipare consapevolmente a quella che potrebbe essere proprio una vera rivoluzione "post virus" dalla parte dei Paesi del benessere e dell'opulenza, occorre ritrovare nella situazione difficile la potenza del Silenzio e del proprio libero pensiero, sentirsi parte di un'intera - e non solo di una parte - umanità minacciata e ritrovare quel senso di universale sororità e fraternità che sola ci potrebbe far sperare in un futuro possibile. Ciò non significa negarsi all'informazione o all'opinione dei sedicenti "esperti", ma viverle con capacità di discernimento e senso della misura, ricordando che il cambiamento del mondo non avverrà perché ci si affiderà al potente o all'intelligente di turno, ma perché ognuno eserciterà la sublime e individuale arte del pensare, del proporre, dello scegliere, dell'edificare, insieme agli altri, un Pianeta migliore.

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