Si capisce l'esultanza della destra, molto meno quella della cosiddetta sinistra. Come si fa solo a pensare che il raggiungimento di 14 milioni di votanti sia un successo?
In realtà è stato un vero disastro che dovrebbe suscitare molti ripensamenti, invece che arrampicamenti sugli specchi. Il 70% degli italiani non ha votato, il che significa che la destra ha approfittato della ghiotta occasione di attribuirsi una facile e prevedibile vittoria. E' stato inoltre un contributo alla sempre più evidente disaffezione a qualsiasi forma di votazione, tanto più a quella referendaria che - prevedendo l'obbligo del raggiungimento del quorum - rende di fatto un'opzione legittima e strategica quella dell'astensione (peraltro sollecitata in passato da tutti coloro che non condividevano l'uno o l'altro quesito, destra, sinistra, gruppi sociali e culturali, conferenza episcopale, ecc.).
Anche le percentuali dei sì e dei no sono da brividi e reclamano un'immediata approfondita riflessione politica. I quattro quesiti sul lavoro, come previsto, hanno ottenuto quasi il 90% dei consensi, dimostrando effettivamente che la questione suscita molto interesse, molto probabilmente anche in chi non ha ritenuto di votare, supponendo che in realtà un'eventuale vittoria dei sì non avrebbe modificato granché, stante l'attuale dettato legislativo.
Invece il quesito sulla cittadinanza ha avuto un esito veramente molto preoccupante, al punto da far ringraziare la sorte che ha consentito ai referendum di non raggiungere il quorum. Immaginando che buona parte della destra abbia disertatole le urne, ci si può chiedere che destino avrebbe avuto il quesito sulla riduzione dei tempi per l'ottenimento della cittadinanza da dieci a cinque anni? Questo forse è il dato più inquietante di tutti. A fronte di un quasi plebiscito da parte dei pochi votanti, il 65% di sì nel referendum numero cinque dimostra che la maggioranza degli italiani è di fatto contraria a qualsiasi facilitazione dell'accesso alla cittadinanza da parte dei migranti.
E questo è un dato su cui riflettere e su cui non impostare più solo campagne "contro" la destra o per destabilizzare un governo che, al di là delle ordinarie schermaglie, sembra ancora ben saldo. Occorre che ci siano proposte di ampio respiro, veramente e profondamente radicate nella tradizione della sinistra sociale, riguardanti le politiche del lavoro, dell'ambiente, dell'accoglienza, della casa. Siano proposte non calate dall'alto, avulse dai reali problemi che portano le persone a votare a destra o a non votare. Siano il rilancio di una visione complessiva del vivere sociale, in una prospettiva realmente anticapitalista, pacifista e internazionalista.
Quando fu indetto il referendum sull'acqua pubblica, il 95% degli aventi diritto andò a votare e si espresse a favore dell'acqua pubblica.
RispondiEliminaCome sappiamo, è stato disatteso il volere popolare. Anni prima venne disatteso quello sulla responsabilità dei giudigi. Allora, perché andare a votare?
Patrizia Socci
Mi stavo chiedendo xche un referendum non è valido se non si raggiunge un quorum e invece l'elezione di un amministratore o un politico invece no!
RispondiEliminaVoi che ne dite?