Un augurio a tutte e tutti! La Festa della "res publica" non esclude nessuno, se non chi ritiene che sia molto più importante la "res privata".
Celebrare il 2 giugno significa riprendere in mano almeno i primi dodici articoli della Costituzione: il lavoro come fondamento, quindi la partecipazione di ogni cittadino alla costruzione dello Stato, il potere che appartiene al popolo. Inoltre non si possono dimenticare la libertà di espressione, di culto e di pensiero, poi la protezione di coloro che bussano alle porte dell'Italia fuggendo dalla guerra e dalla fame, insieme al loro diritto all'accoglienza. Soprattutto, dati i tempi, è indispensabile ricordare il RIPUDIO della guerra come strumento di risoluzione dei problemi internazionali.
Ma la Festa della Repubblica è anche l'occasione per rivendicare il primato dell'interesse pubblico su quello privato, oppure - se si preferisce, ricordando intuizioni più che bimillenarie - la finalizzazione anche della proprietà privata alla destinazione universale delle risorse.
Al di là delle parole e degli spunti retorici che spesso si sprecano in queste occasioni, è veramente urgente che la Politica (con la P maiuscola) si affranchi dalla deriva privatistica che caratterizza l'attuale momento dell'Italia, dell'Europa e del Mondo. Solo per portare due esempi macroscopici, è evidente quanto la riduzione della Sanità e della Scuola a mere occasioni per generare profitti privati, ricostruisca quella divisioni tra classi che solo qualche anno fa si sperava fosse soltanto un brutto ricordo. Chi se lo può permettere, può ricevere un'istruzione adeguata per poter utilizzare le leve del Potere, gli altri dovranno accontentarsi del ruolo di comprimari. C'è il rischio di tornare al dettato della profetica Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana! E chi se lo può permettere, riceverà (o già riceve, ahimé) cure immediate ed efficaci, mentre gli altri dovranno prendere atto della fine della sicurezza dei Medici di Medicina Generale, delle file sempre lunghe per le visite urgenti, della deprivazione dei reparti ospedalieri a tutto vantaggio dei privati.
Ordunque! Se non si vuole rimanere nei soli enunciati di principio, occorre un soprassalto di convinzione e di coraggio. La rappresentanza politica dello Stato e delle amministrazione locali sia in prima fila nel difendere la RES PUBLICA e nel regolamentare quella privata. E le cittadine e i cittadini, chiamati a esercitare la propria sovranità attraverso gli strumenti messi a disposizione dall'attuale momento del sistema democratico, quando votano si ricordino e si interroghino sugli appetiti di chi propone la privatizzazione selvaggi come presunta soluzione di problematiche che appartengono a tutti.
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