La radice più profonda della guerra è la divisione del mondo tra "noi" e "voi", da una parte ci sono i buoni, dall'altra i cattivi, da una parte gli indiani dall'altra i cowboy, i terrestri e gli alieni.
Più concretamente, una volta archiviata la separazione tra comunismo e capitalismo, ora a livello planetario si scontrano il turbocapitalismo israeliano, statunitense ed europeo con la Palestina e ora anche con l'Iran. Ci si mette di mezzo anche la questione religiosa, con un'imbarazzante ignoranza riguardante il mondo arabo - peraltro non tutto musulmano - e soprattutto l'Islam in quanto tale.
La mancata integrazione determinata dalla carenza di conoscenza e di rispetto tra una visione del mondo e un'altra provoca inevitabilmente una radicalizzazione delle posizioni che non può portare nulla di buono. Lo si è visto a livello internazionale, con il mondo diviso non solo tra sud e nord, ma anche tra Paesi che si ritengono portatori della civiltà contro quelli accusati di essere nella barbarie. Naturalmente quelli sedicenti "civili" sono autorizzati a compiere genocidi, a realizzare esecuzioni sommarie di scienziati senza uno straccio di processo, a detenere micidiali armi di distruzioni di massa. Quelli invece ritenuti "incivili" devono subire di tutto e di più, senza poter contare sull'appoggio mediatico e finanziario del cosiddetto "Occidente", senza neppure osare di reagire alle provocazioni sanguinose e senza pensare di competere sul piano scientifico, filosofico e morale.
A livello meno ampio, anche le schermaglie locali dimostrano come il rigetto sistematico del dialogo e la fattiva persecuzione di una parte della popolazione da parte dell'altra provochino un'intensificazione delle ragioni identitarie, enormemente rafforzate dalla necessità di difendersi da un mondo ostile. Le crociate contro l'Islam in uno Stato che dovrebbe essere laico non sono solo immorali perché contrastano l'elementare principio della fraternità universale, ma sono anche molto pericolose, in quanto innalzano il livello dello scontro identitario. Le guerre di religione sono molto crudeli, anche se scatenate - in nomine Christi - da chi della religione cristiana non conosce neppure i fondamenti.
Per uscire da una situazione troppo simile (mutatis mutandis) a quelle precedenti la prima e la seconda guerra mondiale, occorre un cambio totale di mentalità. Al primo posto deve essere realmente - non a parole - la consapevolezza di essere "umani", donne e uomini partecipanti a un'unica famiglia diffusa su tutta la Terra. Se questa coscienza precedesse la percezione della diversità fra le persone e i popoli, tale differenza sarebbe benefica e sarebbe meraviglioso che le culture, le religioni, le concezioni del mondo si donassero le une alle altre le proprie caratteristiche. Invece questi aggettivi (italiano, tedesco, cinese, senegalese o brasiliano... cristiano, musulmano, ebreo o buddhista... ecc.) precedono di solito la comune realtà di esseri anzitutto "umani" e diventano motivo di divisione, incentivo di terribili guerre scatenate per il bene di pochi cinici reggitori della sorte di tutti.
Fermiamo questa deriva, diamo nuova forza al nobile esercizio del Pensiero, costruiamo un Pianeta che non abbia confini, fuggiamo dalla tentazione della salvaguardia dell'"identità", crediamo e sosteniamo la bellezza della pluralità. Prima che sia troppo tardi!
Andrea è ovvio pensare che siamo tutte persone e che siamo umani, ma perché le cose ovvie facciamo difficoltà a pensare? Elisabetta
RispondiEliminaColtivano Ignoranza Artificiale
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