sabato 31 ottobre 2020
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mercoledì 28 ottobre 2020
La Spagna ha recepito la lezione, imboccando la strada della patrimoniale
martedì 27 ottobre 2020
No alla violenza, sì all'ascolto
lunedì 26 ottobre 2020
Scontri in piazza Libertà a Trieste: una gestione fallimentare e pericolosa dell'ordine pubblico
Oggi, in piena condivisione, si propone il comunicato stampa di ICS Trieste, relativo agli scontri accaduti a Trieste, in piazza della Libertà, sabato 24 ottobre.
Gli scontri avvenuti in piazza della Libertà sabato 24 ottobre erano prevedibili ed evidenziano il grave fallimento nella gestione dell'ordine pubblico in tutta la vicenda.
Così come molti altri enti ed associazioni, anche ICS aveva inutilmente ribadito che la manifestazione, in quella piazza, non andava autorizzata. Sotto la regia di “Son Giusto” – mera sigla che appare sempre più solo un prestanome e un collettore di vari gruppi neofascisiti e neonazisti, anche estranei al territorio – era infatti evidente la presenza di un disegno finalizzato a creare disordini.
ICS ricorda che il diritto, costituzionalmente garantito, a manifestare liberamente le proprie posizioni politiche non può legittimare eventi pubblici che dichiaratamente inneggiano al fascismo, al nazismo e alla violenza razziale. Anche sotto tale profilo, essendo note le posizioni estremiste dei gruppi aderenti, e trattandosi della terza manifestazione d'odio avvenuta in pochi mesi, la stessa avrebbe potuto essere vietata in ogni luogo della città.
Anche la nervosa gestione della piazza da parte della pubblica sicurezza suscita seri dubbi, alla luce delle prime ricostruzioni video e testimonianze nelle quali si vede la polizia effettuare una carica – indubbiamente non necessaria – nei confronti di quei cittadini che, pur non autorizzati, ma comprensibilmente sdegnati dall'intera vicenda, si sono comunque presentati in piazza.
La gestione dell'ordine pubblico a Trieste non può continuare in questo modo, segnata da un'incapacità di gestione e, soprattutto, da una larga acquiescenza nei confronti di movimenti di estrema destra che agiscono fomentando odio e violenza, in disprezzo dei valori costituzionali.
sabato 24 ottobre 2020
Conte al bivio, l'indispensabile urgenza di una scelta
Certo, non si può dire che la posizione del Presidente del Consiglio in questo momento sia comoda. Da una parte deve rispondere alla necessità di fermare o almeno rallentare la diffusione del contagio che sembra essere fuori controllo, dall'altra si rende conto che una chiusura generalizzata delle attività già penalizzate in marzo/aprile porterebbe un disastro sociale, con conseguenze sull'ordine pubblico già preannunciate dall'ultima notte napoletana. Da una parte deve accontentare gli esponenti del Partito Democratico, più portati verso soluzioni radicali, dall'altra non può trascurare quelli del Movimento 5 Stelle, inclini a preferire più miti consigli. Da una parte deve mostrarsi rassicurante, dall'altra non può nascondere le sue preoccupazioni, tanto più dopo aver incautamente minimizzato la previsione sulle misure da adottare, personalizzando fino ai limiti dell'insopportabilità le scelte, le decisioni e i percorsi.
In realtà tutti si naviga in un'incertezza profonda che contribuisce a seminare il panico. I cittadini sono impotenti, di fronte a scienziati che si dedicano ai talk show, persone dello spettacolo che si attribuiscono ruoli scientifici, politici che si schierano sulla base dei quotidiani sondaggi elettorali, a favore o contro "a prescindere". Chi ha ragione? Chi ha torto? E' vero quello che ci viene detto o sono tutte fake news? Le risposte a queste domande non sono facili, anzi allo stato attuale delle cose sono impossibili e chi deve decidere per tutta una Nazione - pur guardando alle esperienze degli altri - ha un compito gravoso, dal quale non si può permettere di derogare.
Conte deve decidere qualcosa e quanto prima. Sa bene che andrà incontro a molte critiche e ad altrettante lodi. Ma deve decidere da che parte andare, pena l'esplosione delle sempre meno nascoste sacche di disagio che è fin troppo facile attribuire ai circoli della destra estrema e della malavita organizzata. La strumentalizzazione c'è, chi può negarlo? Ma senza un'adeguata e sicura presa di posizione governativa, rafforzata dal consenso delle parti politiche che la dovrebbero sostenere, davvero si avvicinerebbe il rischio di uno scontro sociale dalle proporzioni non immaginabili.
In tutto ciò sarebbe importante anche un fondamento teorico, un aiuto a comprendere ciò che sta accadendo e a cercare soluzioni innovative e coraggiose. Due forze potrebbero portare un contributo importante in questo senso. Si tratta di una Sinistra culturale in grado di richiamare l'equa distribuzione delle risorse, la centralità del lavoro e la tutela della salute e dell'ambiente. E si tratta di tutti coloro che - procedendo da una visione religiosa o filosofica identificabile - possono richiamare la dignità della Persona, in tutte le sue dimensioni, anche in quella misteriosa e densa di interrogativi legata alla sofferenza, alla malattia e alla morte.
giovedì 22 ottobre 2020
Il silenzio su tanti tamponi positivi è pericoloso per la diffusione del contagio
L'impressione è che la situazione sia fuori controllo. Il numero dei contagiati sale di giorno in giorno raggiungendo numeri inimmaginabili. Mentre Conte comunica in Parlamento che "siamo ben più preparati rispetto a marzo", le persone ricoverate in terapia intensiva raddoppiano ogni settimana e la cifra si avvicina di nuovo pericolosamente al livello dell'emergenza precedente.
Ma c'è un altro elemento alquanto inquietante, anzi due.
Molte volte le Aziende sanitarie competenti non riescono a stare dietro alle comunicazioni dei laboratori scientifici e a volte (a quanto si sente molto spesso) non trasmettono i dati ai Sindaci - il che sarebbe già grave essendo questi la prima autorità sanitaria del Comune - ma soprattutto a coloro che hanno effettuato il tampone. La conseguenza è che questi, passati tre o quattro giorni senza ricevere notizie e ritenendo ragionevolmente che il non essere stati avvisati corrisponda a un risultato "negativo", se stanno bene escono, vanno al lavoro, incontrano familiari ed amici, diffondendo senza volerlo il virus ovunque. La frequenza con la quale vengono segnalati tali casi fa pensare che il numero dei contagiati sia in realtà molto più alto di quello dichiarato ogni giorno dai bollettini e che il pericolo di diffusione inconsapevole del covid-19 sia molto più alto di quanto non si creda.
L'altra questione è quella del rintracciamento, con l'evidente fallimento del sistema Immuni. Non funziona certamente perché la percentuale di coloro che lo hanno scaricato è minima, ma anche e soprattutto perché, come detto, non tutti sono "riconosciuti" dalle aziende di riferimento e quasi a nessuno vengono identificati i codici, senza i quali la app è - come è! - totalmente inutile.
Invece di fare tante commedie con lo "spettacolo" delle conferenze stampa e dei dpcm del Presidente del Consiglio, converrebbe offrire poche norme, più comprensibili e meno interpretabili, invitando poi alla responsabilità personale le cittadine e i cittadini, con parole forti, chiare e proprio per questo rassicuranti, come quelle comunicate da Angela Merkel agli abitanti della Germania.
E ora, Francesco proceda con il sacramento del matrimonio omosessuale...
Papa Francesco propone il riconoscimento delle unioni civili per coppie omosessuali. Le sue parole sono molto importanti, dal punto di vista politico ma soprattutto da quello filosofico.
Infatti, se è vero che in Italia la legge sulle unioni civili già c'è, è altrettanto vero che l'autorevole suggerimento va nella direzione di altri Paesi nel mondo, in molti dei quali l'omofobia è ragione di Stato e viene perseguita anche con la violenza e con la tortura, spesso proprio "in nomine Dei".
Inoltre, il richiamo del pontefice va ben oltre il suo già celebre "chi sono io per giudicare?". Ammettendo di fatto ciò che è ovvio ma finora negato dalla Chiesa cattolica, cioè che due persone omosessuali che si amano sono soggetti di diritto civile, Francesco demolisce il fondamento stesso su cui si basavano finora i "divieti" e i "principi non negoziabili" dei suoi predecessori. Viene cioè contestato e in pratica demolito il concetto di "legge morale naturale", radicata nella Creazione e nella Rivelazione. In altre parole, non esiste un'etica assoluta, garantita da Dio e dal magistero della Chiesa, ma le indicazioni e le prescrizioni morali sono da adattare alle diverse situazioni, nel tempo e nello spazio. Il passaggio filosofico è enorme e foriero di grandissime conseguenze, riguardanti per esempio l'inizio e la fine della vita, la vita sessuale e il controllo delle nascite, l'insegnamento sociale della Chiesa. Dal punto di vista teologico, si è all'anticamera del definitivo superamento o almeno del radicale ridimensionamento del dogma del Vaticano I relativo all'infallibilità del Papa, come minimo da riferire esclusivamente alle questioni riguardanti la fede e non a quelle morali.
Ottimo dunque, questo è un passo concreto verso un "novum" meno legato alla personalità del Vescovo di Roma e più vincolante per l'intera cattolicità. Qualche ma... Ma sì, qualche pelo nell'uovo lo si può anche cercare...
A prescindere dal fatto che nel suo ruolo di Capo di Stato potrebbe inserire immediatamente nell'ordinamento Vaticano l'istituto dell'unione civile tra coppie omosessuali, l'eliminazione dell'assurda e anacronistica pregiudiziale "naturale" dovrebbe portare come conseguenza il riconoscimento del matrimonio omosessuale come sacramento. Intendendo con tale termine teologico la manifestazione visibile dell'amore di Dio per ogni essere umano e di Gesù Cristo per la Chiesa (intesa come comunità universale), sarebbe cosa buona e giusta, da subito, immaginare una ritualità ufficiale che consenta alla coppia omosessuale di essere "sacramento" dell'amore divino quanto qualunque altra. Una simile scelta, legata alla visione teologica, liturgica e canonica della cattolicità, rafforzerebbe e darebbe uno spessore ben più radicato e credibile alle già importanti "aperture" presenti nelle parole e nelle azioni individuali di Papa Francesco.