Sulla realtà di Gaza non si ha più neppure la forza di esprimersi, eppure non si può e non si deve tacere. La situazione è precipitata negli ultimi giorni. Dalle immagini, ma anche dalle stesse dichiarazioni dell'esercito occupante, sembra che non sia rimasta in piedi neppure una casa. I morti si contano ormai a centinaia di migliaia e le infinite colonne di profughi che fuggono, verso non si sa dove, riempiono il cuore di un'amarezza sconfinata. I ministri israeliani dichiarano l'estremo cinismo, invitando le agenzie immobiliari nella "miniera d'oro" della futura ricostruzione. Le reazioni di fronte a tanto gigantesco orrore non mancano, ma non riescono a trovare lo spazio per incidere realmente. Anche manifestazioni significative come il blocco delle tappe alla Vuelta di Spagna, i cortei e i sit-in di solidarietà e la stessa "flotilla" in navigazione verso il blocco navale di Gaza, sembrano interessare i più per qualche frammento di tempo, poi tutto viene risucchiato nelle armi di distrazione di massa che copiosamente vengono riversate su cittadine e cittadini del cosiddetto occidente. Gli scenari più cupi si stanno realizzando e la parola genocidio è stata ormai smarcata anche dagli organismi internazionali. Da tutti? No, a sorpresa esprime perplessità una delle più influenti agenzie planetarie, la Santa Sede che, abbandonate ormai le suggestioni di Francesco, sembra aver ritrovato l'arte della prudenza "democristiana": invece di preparare le valigie e di imporre, costi quel che costi, la sua presenza pacificante sul terreno, Prevost si trincera dietro al vocabolario, nel più classico colpo al cerchio e colpo alla botte. Ecco qualche spunto da una delle sue prime interviste (la citazione è tratta da Il Sole 24 ore online del 18.09.2025):
«La parola genocidio viene usata sempre più spesso. Ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che si possa fare alcuna dichiarazione in merito in questo momento». Lo dice il Papa nel libro-intervista che esce oggi in Perù (Penguin), a firma di Elise Ann Allen. «Esiste una definizione molto tecnica di cosa potrebbe essere il genocidio, ma sempre più persone sollevano la questione, tra cui due gruppi per i diritti umani in Israele che hanno rilasciato questa dichiarazione», ha aggiunto Papa Leone. Sulla situazione a Gaza, Israele non risponde neanche agli appelli degli Stati Uniti, dice il Papa nel libro. «Anche con una certa pressione, non so quanto grande sia stata dietro le quinte, ma anche dagli Stati Uniti, che sono ovviamente la terza parte più importante che può esercitare pressioni su Israele. Nonostante alcune dichiarazioni molto chiare del governo degli Stati Uniti, recentemente del presidente Trump, non c’è stata una risposta chiara in termini di ricerca di modi efficaci per alleviare le sofferenze della popolazione, degli innocenti di Gaza», dice il Papa, «e questo è ovviamente motivo di grande preoccupazione».
Disarmo. Utopia purtroppo...
RispondiEliminaReagiranno i Paesi arabi e orientali...credo insopportabile pure per loro, che non amano i Palestinesi, sopportare una simile roccaforte occidental, cosi' arrogante, nel loro centro.
Elimina