domenica 21 settembre 2025

Che bellezza è, se non è per tutti?

 

Ci sono dei momenti in cui il sublime irrompe nell'intimo, accompagnato dalla percezione di una profonda inquietudine e cosmica malinconia.

E' l'esperienza della bellezza, quella che ha coinvolto e letteralmente rapito centinaia di persone l'altra sera, nella cornice incredibile della Basilica di Aquileia. I mosaici teodoriani del IV secolo,  l'abside romanica, il colonnato gotico, i pulpiti rinascimentali trovavano un'inattesa vivacità, sottolineando con la loro solennità le note che si diffondevano pluriformi e multicolori nelle navate e nei transetti.

L'orchestra filarmonici friulani e il coro kairos vox hanno creato un'atmosfera trascendente, introducendo tutti nella dinamica di una preghiera, laica e sacrale nel contempo. Il vespero e la messa, guidati rispettivamente dalla scrittura musicale di giganti quali Mozart e Beethoven, hanno portato una tensione emotiva palpabile, in un clima di travolgente silenzio e attesa.

E la malinconia, riflesso del sacro "tremendum et  fascinans"? Deriva dalla consapevolezza di una distanza e di  un'assenza. La distanza è quella che intercorre tra la memoria e il desiderio, tra la coscienza di essere meravigliosamente umani congiunta all'abissale fragilità dell'essere. L'assenza deriva dalla solitudine e dalla constatazione dell'ingiustizia. Mentre la musica che si espande tra le architetture aquileiesi innalza mente e cuore, intelletto e volontà verso l'eterno e l'infinito, incombe la certezza del limite, della temporalità e spazialità dell'istante esistenziale. Mentre si gode il privilegio di stare nell'armonia dell'assoluto, non si può evitare l'ascolto del grido del povero, la realtà del terrore della guerra, il frangersi della carne dell'uomo dilaniato, la disarmonia contingente della cancellazione dell'umana o anche semplicemente vitale fraternità.

Come poter essere felici da soli? Come godere le vette della bellezza se non sono per tutti? Come rendere inclusivo e accessibile il bello, anche a chi è schiacciato dall'orrore? Come disinnescare il nazionalismo, il razzismo, la violenza, la crudeltà? Come rendere universale l'elementare diritto alla bellezza, alla bontà, alla verità? Come vivere un'estetica, un'etica e una logica nell'epoca democratica del pluralismo delle concezioni della vita e della società? Come, come, come...? Forse Mozart e Beethoven avevano intuito la risposta o forse, più prosaicamente, avevano trovato il modo di comunicare, drammaticamente, l'urgenza spasmodica della domanda.

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